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L’Italia e il buon governo ambientale

Presentato “Ecosistema Urbano”, ultimo rapporto di Legambiente che evidenzia le performance ambientali delle nostre città. Bene Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza. Male Roma, Napoli e Torino.

Abbiamo già parlato delle città più smart italiane (e della classifica che vede Milano prevalere su tutti i capoluoghi del Belpaese), ma prendendo in considerazioni solo le performance ambientali, come sono messe le nostre città?
A dare una risposta a questa domanda, stilando la propria classifica, ci ha pensato l’ultimo rapporto di Legambiente. In “Ecosistema Urbano 2018”, giunto alla sua venticinquesima edizione, con il contributo scientifico di Ispra e Ambiente Italia e de Il Sole 24, sono state analizzate le politiche effettuate dalle città su temi cruciali per la salute delle persone quali aria, acqua, rifiuti, trasporti, ambiente, energia.
Ciò che emerge è che non sempre l’ideale posto in cui vivere é il classico “centro urbano settentrionale, di piccola e media grandezza”.
La vera differenza tra città sorge in rapporto al passo e alla velocità con cui si investe in difesa ambientale. Ci sono città lente, quelle repentine a rispondere alle sfide, e poi c’è chi non si cura dei problemi, addirittura “assecondando” attraverso politiche sbagliate il sorgere di danni ambientali.
In sostanza, lo studio mette in mostra chi spende meglio le proprie risorse per rendere maggiormente vivibile la città ai cittadini. La classifica di quest’anno vede Mantova al primo posto, seguita da altri casi virtuosi come Parma, Bolzano, Trento e Cosenza.
Per quanto riguarda Milano, al 23esimo posto, si segnala il progresso effettuato dalla città lombarda sui temi della mobilità sostenibile e condivisa. Per la gestione dei rifiuti, sono invece Oristano, Parma, Trento, Mantova, Treviso e Pordenone le città da prendere come esempio.
Bene le politiche di lotta allo spreco d’acqua messe in piedi da parte di Monza e Macerata, oltre che l’impegno preso da Padova nell’utilizzare energia rinnovabile e da Udine, dove 6mila studenti delle superiori si riscaldano grazie ai pannelli solari.
“Ci sono evidenti comportamenti dinamici di una parte dei centri urbani – sostiene Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente e curatore insieme a Mirko Laurenti e Lorenzo Bono del report – e una stasi altrettanto chiara in altri che ci porta a distinguere due specie distinte, due categorie opposte, diverse da quelle solite nord-sud, grandi-piccoli, ricchi-poveri. Da una parte città formica, laboriose, che non s’accontentano, dall’altra città cicala, che cantano future trasformazioni e in realtà assecondano la crisi ambientale urbana anziché cercare di correggerla. Insomma il cliché, valido in passato, del centro urbano medio-piccolo del nord come luogo predestinato alla qualità ambientale non è più universalmente valido Lo dimostrano i balzi avanti della metropoli Milano e della meridionale Cosenza. Non più liquidabili come singole eccezioni, dal momento che Ecosistema Urbano registra prestazioni positive anche a Oristano, Macerata, Pesaro”.
Buoni segnali arrivano anche da Firenze dove vengono sempre più ingranditi gli spazi “dedicati alla persona” che incentivano la mobilità sostenibile, e Bergamo che punta a far diventare la sua Ztl la più lunga d’Italia.
Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano con la sua ciclopolitana e Pesaro con la bicipolitana, si distinguono per essere le città “bike freindly” italiane.

Se è vero, però, che esiste un’Italia che migliora, restano critiche le condizione ambientali per altrettante realtà urbane.
In coda alla classifica di Ecosistema Urbano si piazzano Catania, Agrigento e Massa. Napoli è rimasta negli anni stabilmente nella parte bassa della graduatoria, Roma è invece ripiombata in fondo a partire dal 2010, dopo un’ascesa che l’aveva portata nel gruppo delle prime trenta. Torino, addirittura quarta nel ‘98 e nona l’anno successivo, da oltre dieci anni è sempre abbondantemente sotto la sufficienza: si piazza 78esima, soprattutto per i problemi legati alla pessima qualità dell’aria.
“Serve un governo delle città a livello nazionale – aggiunge Stefano Ciafani, presidente di Legambiente - Non bisogna rispolverare il ministero delle Aree urbane di 30 anni fa, quanto piuttosto una politica governativa trasversale sulla riconversione ecologica delle città che guidi in modo sinergico le azioni dei vari dicasteri a vario titolo coinvolti, dall’Ambiente alle Infrastrutture, dalla Salute ai Trasporti, fino ad arrivare allo Sviluppo economico. Su alcuni fronti le politiche ambientali nelle nostre città migliorano anche in modo inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’economia circolare, su altri, ancora troppi, c’è molto da lavorare. Spesso è stata l’Europa a costringerci a darci da fare e a spingerci verso buone politiche ambientali. Se Milano ha inaugurato il suo primo depuratore 15 anni fa è grazie alla condanna europea. Se Roma 5 anni fa ha chiuso finalmente la discarica di Malagrotta, lo dobbiamo alle multe comunitarie. Il nostro auspicio però è che nel futuro non ci sia più bisogno di condanne alla Corte di giustizia europea ma che si possa contare su una strategia nazionale all’avanguardia, come fatto ad esempio sulle leggi italiane per la lotta all’inquinamento da plastica, più volte copiate nella UE. Speriamo che questo possa avvenire non solo per le politiche urbane ma per tutte quelle ambientali del nostro Paese”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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