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Urban GreenUP, città più verdi per un clima migliore

Il progetto europeo Urban GreenUP intende sviluppare la rigenerazione urbana green, puntando sullo sviluppo di soluzioni e infrastrutture verdi

I cambiamenti climatici si fanno sentire in città. Le ondate di calore sono aumentate, ma anche altri fenomeni hanno colpito le aree urbane – e non solo – facendo percepire gli effetti nefasti di quanto sta accadendo a livello globale. È possibile rimediare a questa soluzione? Sì, partendo proprio da azioni mirate. La via è la rigenerazione urbana che punti al verde, al re-naturing, a scelte mirate in grado di migliorare l’impatto ambientale e la qualità stessa della vita. A questo sta lavorando Urban GreenUP un progetto ufficialmente lanciato a Valladolid un mese fa e finanziato nell'ambito del programma europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020. Coordinato dal Centro Tecnologico Cartif, il progetto vede la partecipazione di 25 partner di nove Paesi che stanno lavorando insieme per sviluppare una nuova strategia per la rigenerazione verde delle città attraverso quelle che vengono definite nature-based solution. Le attività saranno inizialmente attivate e sperimentate in tre città pilota: Valladolid (Spagna), Liverpool (Regno Unito) e Smirne (Turchia), in quartieri dedicati, e saranno replicate poi in cinque città Europa, America Latina e Asia.

Per l’Italia è coinvolta la città di Mantova, l’Università Bocconi di Milano e la Fondazione iCons. Quest’ultima si occupa della comunicazione internazionale del progetto, attraverso il programma iCube il cui direttore, Elisabeth Schmid, ci spiega attività e caratteristiche di Urban GreenUP.

Nature-based  solution

«Il progetto Urban GreenUP, che beneficia di un finanziamento UE da circa 14 milioni di euro, si propone di utilizzare delle soluzioni naturali per combattere i cambiamenti climatici, ma anche di ridurre le emissioni di CO2 puntando a creare condizioni e spazi urbani più vivibili – afferma Schmid – L’idea base del progetto è coinvolgere i cittadini, le piccole-medie imprese, gli stakeholder insieme alle autorità locali attraverso progetti di co-design e co-creation». Si tratta di progetti che, una volta implementate e installate tecnologie e metodologie, intendono monitorare i risultati. Quindi l’obiettivo sarà di verificare da qui al 2022, se queste soluzioni hanno ottenuto l’impatto desiderato in termini ambientali, economici e sociali.

L’Unione Europea ha varato l’anno scorso il primo bando sulle nature-based solutions for inclusive urban regeneration e in risposta a questo è nato il consorzio alla base di Urban GreenUP.

Le soluzioni generate dal progetto e la metodologia saranno poi replicabili in altre città, ed è qui che entra in scena Mantova, oltre a Ludwigsburg (Germania), Medellin (Colombia), Chengdu (Cina) e Binh Dinh-Quy Nhon (Vietnam). Queste cinque città impareranno direttamente dalle esperienze emerse dalle attività di dimostrazione a Valladolid, Liverpool e Smirne, e istituiranno i propri piani urbanistici in chiave di re-naturing. Sarà poi il momento di estendere a livello europeo e globale l’invito a scambiare esperienze e cogliere gli insegnamenti ricavati direttamente dai risultati e di replicare la metodologia di re-naturing in altre realtà urbane, entrando nel network.

«Le cinque città follower, tra cui Mantova, contribuiscono al confronto per ottimizzare la strategia, specialmente nell’aspetto della replicabilità, avendo un coinvolgimento diretto nel progetto e usufruendo della collaborazione con le città runner attraverso attività di mentoring e staff exchange. La loro esperienza sarà utile poi a portare il modello in ogni città europea e globale», specifica il direttore di iCube. Nella fase di coinvolgimento delle follower saranno studiati e perfezionati anche i modelli di business perché «una delle principali sfide delle città è quella di trovare i fondi necessari alla rigenerazione verde».

Alla base della scelta delle tre città pilota e delle cinque “inseguitrici” sono stati fondamentali i criteri climatici: infatti, sono state scelte città in diverse latitudini e condizioni.

Il concetto di resilienza compare spesso nel progetto. È caratteristico di uno schema di pensiero che vuole cercare di avvicinarsi quanto più possibile alla natura, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici. Il climate change sicuramente impone di far fronte al problema climatico con soluzioni positive e innovative, ma attente alla natura: così entrano in gioco i giardini verticali, i tetti verdi, i corridoi ecologici…

Soluzioni verdi…

Vediamo quindi nello specifico gli interventi e le soluzioni nature-based che verranno introdotte nelle tre città pilota o, più precisamente, in alcune aree selezionate dove sperimentare i benefici.

Si parte dalle piste ciclabili, andando poi a interventi di piantumazione e rinnovamento degli alberi, prediligendo specie ad ampia chioma, per l’ombreggiamento, e specie alberate che massimizzino il raffrescamento. Spazio anche alla presenza di pozzi di assorbimento di CO2, elementi presenti nell'ambiente e che svolgono un ruolo importante per neutralizzare una parte dell'anidride carbonica; si tratta di infrastrutture verdi deputate anche alla riduzione dell’inquinamento acustico, sistemi di drenaggio, filtraggio e raccolta dell’acqua, pavimenti e tetti verdi, una gestione intelligente del suolo, progetti di tutela degli insetti impollinatori, giardini verticali, barriere e facciate verdi, aree verdi, serramenti smart, compostaggio comunitario, frutteti urbani.

Tutte queste soluzioni vanno a creare il tessuto verde e una migliore efficienza energetica nelle città.

… e obiettivi

Il progetto si pone dei traguardi concreti. Il primo è promuovere l'aumento delle aree verdi dell’8-10% nelle tre città considerate. L’applicazione del progetto avrà un impatto diretto sulla riduzione di CO2 pari a circa 195 tCO2 / anno, equivalente alla piantumazione di circa 20mila nuovi alberi. Non solo: si punta a ridurre di 2-5 °C la temperatura estiva nelle aree urbane. Gli alberi in città offrono una gamma di vantaggi socioeconomici ed ecologici e hanno impatti più elevati in termini di verde urbano visibile.

«Gli impatti si avranno non solo a livello ambientale, ma anche sociale ed economico» afferma Schmid, spiegando poi le fasi del progetto: la prima fase sarà quella di studiare le metodologie, le sfide, le criticità. Nelle tre città runner sono stati già individuati i rispettivi quartieri in cui avviare la sperimentazione pratica, passando alla fase operativa molto presto: si conta, infatti, di essere in piena attività entro il 2018.

Spazio alle piste ciclabili e pedonali

Urban GreenUP intende anche dare uno slancio alle piste ciclabili e pedonali, con lo sviluppo di più di cento chilometri di corridoi verdi nelle tre città. Alcuni di essi hanno lo scopo di promuovere l'uso del trasporto di biciclette e di servire come elemento di connettività paesaggistica, nonché favorire la mobilità urbana e la biodiversità. Si stima che questi corridoi riusciranno a ridurre il numero di spostamenti urbani nei veicoli a combustibile convenzionali dell’1,3% (con un miglioramento del 75% a livello di - di CO2), ma soprattutto si stima che più di un milione e mezzo cittadini all'anno utilizzeranno queste infrastrutture verdi.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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