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Perché consumare frutta e verdura di stagione?

Per produrre tutto l’anno qualsiasi tipo di frutta e ortaggi è necessario ricorrere alle serre oppure importarli. In entrambe i casi l'impatto ambientale non è trascurabile

Oggigiorno è assoluta normalità recarsi al supermercato in pieno inverno e trovare meloni perfetti, rosse angurie, bellissime fragole ma anche verdi zucchine e lucenti melanzane. Le acquistiamo con la consapevolezza che l’inverno non è la loro stagione, ma, se ci sono, che male ci sarà? Le piante dalle quali ricaviamo “organi” commestibili e commercializzabili seguono un ciclo che si adatta alle condizioni climatiche del luogo di cui sono originarie.  Ne consegue che per produrre tutto l’anno tutti i frutti e tutti gli ortaggi è necessario ricorrere all’utilizzo di serre, oppure, in alternativa, importarli. In entrambi i casi gli impatti ambientali sono tutt’altro che trascurabili. Nel caso delle serre, l’impatto è di duplice natura: esse richiedono ingenti quantità di energia per essere riscaldate e copiosi quantitativi di fertilizzanti ed agrofarmaci chimici di sintesi, i cui effetti per l’ambiente e la salute umana non sono da poco.  

Gli impatti ambientali che invece derivano dall’importazione di prodotti ortofrutticoli possono essere resi noti analizzando un report di Coldiretti del 2009: per godere di ciliegie fuori stagione sono necessari 12.000 km per coprire la distanza dal Cile all’Italia, con conseguente consumo di 6,9 kg di petrolio per ogni chilogrammo di ciliegie ed immissione nell’atmosfera di 21 kg di gas serra oppure, la nostra "necessità" di consumare albicocche a dicembre, richiede 16.000 km percorsi per farle giungere dall’Australia, 9,4 kg di petrolio per 1 kg di prodotto e l’emissione di 29,3 kg di CO2.  C’è da aggiungere che questi prodotti, in previsione del lungo viaggio, vengono raccolti ad un grado di maturazione incompleto, il che li rende tutt’altro che appetitosi e nutrienti. Inoltre vi è anche un aspetto economico da non sottovalutare: per coprire le spese energetiche necessarie alla crescita delle piante in serra o le spese per il trasporto, il prezzo dei prodotti fuori stagione sale vertiginosamente.

Nonostante ciò il consumo di frutta e verdura fuori stagione non sembra arrestarsi. In una società frenetica e poco consapevole come la nostra, poi,  non basta consumare “contro natura” ma si predilige anche il consumo di prodotti “pronti da mangiare”,  i cosiddetti ortaggi della IV gamma. Nella I gamma abbiamo i prodotti che troviamo nella tipica cassetta del mercato; nella II gamma, quelli conservati; nella III gamma i prodotti congelati. In Italia, seguendo l’onda del consumismo, la frutta e la verdura della I gamma hanno registrato un calo del 22%, mentre, quelli della IV gamma, come le insalate in busta, sono andate in contro ad un +200% in 10 anni (1998-2008). Oltre agli impatti ambientali già citati, nel caso del consumo dei prodotti di II, III e IV gamma, si aggiunge la produzione di imballaggi in plastica per conservare le insalate già lavate e non solo, un rapporto ISPRA del 2008 mette in evidenza come ogni anno generiamo 79,6 tonnellate di imballaggi, un terzo dei rifiuti totali.

Articolo a cura di Simone Valeri 

Autore

Simone Valeri

Simone Valeri

Laureato presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Divulgare, informare e sensibilizzare per infondere consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore ambientale e si dedica alla realizzazione di video-report per raccontare piccole realtà virtuose dedite all'agricoltura sostenibile in Italia. 
 
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