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WWF: proteggere la natura per evitare prossime pandemie

Sono i sistemi alimentari insostenibili e gli scarsi standard di sicurezza alimentare che alimentano il diffondersi di nuovi patogeni pericolosi per la salute umana

Siamo ancora alle prese con gli impatti negativi della diffusione del Sars Cov2 (virus appartenente alla famiglia dei Coronavirus, responsabile della malattia Covid-19) e del conseguente lockdown ma, se non vogliamo rivivere questa triste esperienza, dobbiamo preoccuparci subito di mettere in campo una serie di misure che ci mettano al sicuro dalla prossima pandemia. Tra queste rientra a pieno titolo la salvaguardia ambientale che, come dimostrato ormai da diversi studi, più o meno recenti, è un fattore fondamentale per abbassare il rischio spillover, il processo che descrive il passaggio animale-uomo compiuto da un virus, e che diventa sempre più frequente a causa della distruzione dei nostri ecosistemi.
Secondo il rapporto “COVID 19: urgent call to protect people and nature”, pubblicato dal WWF lo scorso 17 giugno, sono i fattori ambientali che guidano l’emergenza generata dalle malattie zoonotiche (circa il 60% delle malattie infettive umane sono zoonosi, cioè passate all’uomo dal mondo animale), come il commercio e il consumo di animali selvatici ad alto rischio, i cambiamenti nell'uso del suolo che portano alla deforestazione e alla conversione, l’espansione dell'agricoltura e l’insostenibilità della produzione di carne. E dire che su questi temi in passato c’erano arrivate numerosi avvertimenti e non solo dalla comunità scientifica, anche il World Economic Forum ha inserito negli anni scorsi le pandemia e le malattie infettive tra i maggiori rischio alla stabilità globale, “una grave minaccia per la vita umana”.
Marco Lambertini, direttore generale del WWF International, ha dichiarato: “Dobbiamo riconoscere urgentemente i legami che esistono tra distruzione della natura e salute umana, o esploderà presto una prossima pandemia. Dobbiamo frenare il commercio e il consumo ad alto rischio di fauna selvatica, arrestare la deforestazione e la conversione della terra e gestire la produzione alimentare in modo sostenibile. Tutte queste azioni aiuteranno a prevenire lo spargimento di agenti patogeni per l'uomo e anche ad affrontare altri rischi globali per la nostra società, come la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici. Non c'è dibattito e la scienza è chiara, dobbiamo lavorare con la natura e non contro di essa”.

Sia dunque i sistemi alimentari insostenibili e sia gli scarsi standard di sicurezza alimentare sono responsabili del fenomeno pandemico. La conversione su larga scala dei suoli utilizzati per l’agricoltura ha infatti intensificato nel tempo le interazioni tra fauna selvatica, bestiame ed essere umani; mentre gli scarsi standard di sicurezza alimentare hanno contribuito all’esposizione di nuovi patogeni in modo diretto, basti pensare al commercio e al consumo di specie selvatiche ad alto rischio spillover. Ulteriore problema è la frammentazione delle foreste e il degrado degli habitat naturali presenti in tutto il mondo (dal 1990 sono 178 milioni gli ettari di foresta sgombrati per far posto a nuovi terreni agricoli, un’area enorme che corrisponde alle dimensioni della Libia, il 18esimo Paese più esteso al mondo), due fattori destinati a peggiorare, soprattutto alla luce dell’aumento della popolazione mondiale che, inevitabilmente, genererà più domanda verso i beni alimentari.
La crisi Covid-19 dimostra che è quanto mai necessario apportare cambiamenti sistemici per affrontare i fattori ambientali delle pandemie. Il WWF sostiene che la strada da percorre è quella che ci indirizza vero un approccio "One Health", capace di collegare la salute delle persone, degli animali e del nostro ambiente condiviso. Un cambio di paradigma che, per essere davvero efficace nel difenderci da nuove pandemie, dovrebbe essere al centro anche di tutte le decisioni prese nel settore economico e in quello finanziario.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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