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L’inarrestabile marcia delle locuste

Mangiano ogni giorno come 35mila persone e stanno distruggendo i raccolti in Africa. Un fenomeno legato all’aumento della temperatura.

Rappresentano una grave minaccia per la sicurezza alimentare, ogni sciame può contenere da 40 a 80 milioni di esemplari e mangiano una quantità di cibo pari a quella ingerita da 35mila persone, ogni giorno. Le misure messe in campo sembrano poco efficaci, neanche l’uso di pesticidi riesce a fare molto. Parliamo del fenomeno che sta mettendo in crisi diversi Paesi africani: l’inarrestabile marcia delle locuste.
Giorno dopo giorno stanno distruggendo i raccolti nell’Africa orientale, riducendo alla fame milioni di persone. Sono 7 adesso i Paesi messi in ginocchio dal fenomeno, ben conosciuto nella zona ma mai a questo livello, almeno in epoca recente. Lo sciame dopo aver colpito l’Etiopia, la Somalia, il Sud Sudan, il Kenia, l’Uganda e la Tanzania, si è spostato sulle coste del Golfo Persico, puntando al Bahrein, al Kuwait e al Qatar all’Iran, ma anche la Cina potrebbe essere nel mirino. La Fao ha già messo in campo diverse risorse per fronteggiare l’emergenza e anche l’Unione europea ha stanziato 11 milioni di euro per dare il proprio contributo.
Secondo gli esperti, la presenza così massiccia in questo periodo di locuste nella regione è dovuta a un tasso di umidità anomalo, soprattutto negli ultimi 18 mesi, condizionato anche da diversi cicloni che hanno investito la zona, fenomeni collegati al rapido riscaldamento dell'Oceano Indiano. Un tipico esempio, dunque, di come il fattore climatico possa mettere in serio pericolo la futura produzione di cibo della regione e non solo.
L'anno scorso, nel Corno d’Africa durante il periodo che va da ottobre a dicembre si è registrata una quantità di pioggia che va dal 120% al 400% oltre la media, in pratica sta sperimentando gli effetti di una stagione delle piogge tra le più abbondanti degli ultimi 40 anni.
“Queste stagioni creano un ambiente favorevole per la schiusa delle locuste. E quando la vegetazione cresce, allora le locuste si nutrono di essa e inizi a vedere ciò che vediamo oggi. Possiamo affermare che i cambiamenti climatici stanno incidendo su questo aspetto - ha dichiarato Richard Munang, coordinatore regionale per i cambiamenti climatici del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) -. Il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura globale di oltre 3 gradi Celsius, se le emissioni non venissero ridotte, questi episodi a cui stiamo assistendo sono destinati a crescere di intensità".

Siamo di fronte a una vera e propria invasione, la peggiore che il Kenya abbia mai visto in 70 anni, mentre in Etiopia e in Somalia sono passati 25 anni da un focolaio così grande, come dichiarato nei giorni scorsi dalla Fao. Un fenomeno scoraggiante, soprattutto per una regione dove la sicurezza alimentare di oltre 13 milioni di persone è costantemente minacciata dai fattori climatici (adesso l'impatto verrà ulteriormente accentuato da altri effetti dei cambiamenti climatici, come la siccità, la desertificazione e le inondazioni).
L'Africa è particolarmente vulnerabile al riscaldamento globale, anche per via di una condizione che mostra ancora tanto da fare per lo sviluppo socioeconomico della regione. Le persone che vivono in condizioni di povertà non dispongono infatti delle risorse per riprendersi rapidamente dai mutevoli impatti dei cambiamenti climatici e dalle devastazioni causate dalle invasioni di locuste.
Per evitare il diffondersi e l’intensificarsi di questo genere di fenomeni estremi, serve un aiuto deciso da parte della comunità globale. Un aiuto che può arrivare sia attraverso lo stanziamento di nuovi fondi per le emergenze e lo sviluppo dei Paesi poveri, sia grazie al trasferimento di tecnologie pulite. Ma soprattutto: serve iniziare a tagliare, seriamente, le emissioni gas serra.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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