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Cibo e impatti sul Pianeta: qual è il “vero prezzo”?

Un team di ricerca tedesco ha pubblicato su Nature uno studio che valuta il costo reale del cibo, inserendo nell’analisi gli effetti indesiderati sugli ecosistemi

I prezzi dei prodotti che acquistiamo difficilmente riflettono il reale impatto che un determinato bene e servizio ha sugli ecosistemi e, di conseguenza, sulla nostra salute.
Sulla base di questa considerazione e sul principio che vige in Europa del “chi inquina paga” (stabilisce che chi genera un danno, in particolare si parla di imprese, deve farsi carico delle spese) un gruppo di ricercatori tedeschi si è posto la domanda: quanto dovrebbe costare il cibo se all’interno del prezzo venissero considerati gli impatti ambientali?
Secondo la ricerca dal titolo “Calculation of external climate costs for food highlights inadequate pricing of animal products”, pubblicata su Nature lo scorso 15 dicembre, il cibo che subirebbe un rincaro maggiore sarebbe la carne.
In base all’analisi fatta sul contesto tedesco (ma parliamo di una realtà facilmente accostabile a quella italiana), se il prezzo di una bistecca incorporasse gli impatti negativi per la biodiversità e per il clima generati durante l’intero processo di produzione, questa dovrebbe costare circa il 146% in più. Per quanto riguarda l’aumento stimato del prezzo medio di altri alimenti, come quelli di origine vegetale, questo si aggirerebbe intorno al 6%, mentre i prodotti lattiero-caseari dovrebbero costare il 91% in più dell’attuale prezzo medio.

La cosa positiva, sostengono i ricercatori, è che se riuscissimo davvero a incorporare nel prezzo queste “esternalità negative” (costi scaricati sulle spalle dei cittadini da chi produce un determinato bene o servizio sotto forma di spese sanitarie, emissioni climalteranti, inquinamento, ecc...), potremmo incoraggiare i cittadini a spostarsi verso diete più “verdi” e attente alla salute del Pianeta. Tuttavia ci sono una seria di implicazioni da considerare. L’aumento dei prezzi, anche quello di lieve entità dei vegetali, potrebbe portare a escludere una grossa fetta di consumatori. Per questo motivo, la scelta di “internalizzare” nel prezzo il costo dell’esternalità negativa dovrebbe essere supportata da misure di compensazione sociale e da sussidi offerti dai governi, in modo che il processo sia “equo per tutti”. Andando in questa direzione, si renderebbe inoltre più competitiva anche l’agricoltura biologica, facendo sì che sempre più persone scelgano un cibo con minor impatti.

Lo studio del team tedesco ha tenuto conto di tutti gli effetti generati durante la filiera produttiva. Parliamo per esempio dell’uso eccesivo di fertilizzanti nocivi per il suolo, delle emissioni di metano dannose per l’equilibrio climatico, del sistema dei trasporti che, oltre a rilasciare CO2 in atmosfera, è responsabile della formazione di nuovo “smog”, minando così la qualità dell’aria.
L’obiettivo dell’analisi è sia fornire una valutazione di tipo monetaria, traducendo in pratica in un costo economico l’esternalità, e sia rendere consapevoli i cittadini colmando quel “vuoto culturale” che spesso determina scelte sul mercato poco oculate, e non orientate al benessere collettivo.
Infine, sebbene lo studio indichi nei sistemi di agricoltura biologica una delle soluzioni da mettere in campo per allentare la pressione esercitata sul capitale naturale, per alcuni prodotti, come la carne, si continuano a registrare impatti troppo elevati. Elemento che fa comprendere come non basti solo “preferire il biologico”. Per ridurre al massimo la nostra impronta ecologica, suggeriscono i ricercatori, è il cambio di dieta il fattore che determina maggiori benefici.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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