Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico.
Rinnovabili 2017: il bilancio è positivo
2017 è tempo di bilanci per le rinnovabili. Gli investimenti mondiali in energie rinnovabili nel corso dello scorso anno, infatti, hanno visto un aumento del due percento arrivando a un volume economico di 279,8 miliardi di dollari, dei quali 126,6 miliardi solo in Cina. E si tratta solo di nuove rinnovabili alle quali vanno aggiunti 45 miliardi in grandi impianti idroelettrici. Totale: 324, 8 miliardi di dollari. La nuova capacitá energetica a zero emissioni installata nel 2017 è stata di 157 GW rispetto ai 143 GW del 2016. 14 GW in più a dimostrazione del fatto che quando si tratta di scegliere, sulla nuova capacità produttiva, tra fossili e rinnovabili, si scelgono queste ultime. Questi sono dati che emergono da una serie di nuovi rapporti del programma Ambiente dell'Onu e di Bloomberg New Energy Finance.
Gli investimenti sono aumentati, oltre che in Cina, anche in Australia, Messico e Svezia, mentre sono diminuiti negli Usa, meno 6% con 40,5 miliardi di dollari, in Giappone, meno 28% con 13, miliardi e in Europa, meno 36% con 40,9 miliardi. E non si tratta dell'effetto Trump. Anzi. Negli Stati Uniti, per esempio, alcuni osservatori dei mercati energetici sostengono che in realtà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia favorito, anche, le rinnovabili vista la notevole detassazione degli imponibili fiscali per le aziende, cosa che rende più profittevoli anche le fonti rinnovabili.
Il calo dei nuovi investimenti nei paesi maggiormente sviluppati con ogni probabilità è da imputare al fatto che in questi paesi la capacità di rinnovabili installate ha già eroso la parte più semplice da sostituire del panorama energetico e ora rimane lo "zoccolo duro" fossile che nei prossimi anni sarà il più difficile da intaccare.
In questa ottica è interessante osservare il mix energetico globale. Nel 2017 le fonti pulite hanno generato il 12,1% dell'elettricitá prodotta nel mondo, in aumento rispetto all'11% del 2016. Nello stesso anno in Europa le rinnovabili hanno prodotto il 30% dell'elettricità, il 14% negli Usa e il 15.7% in Giappone. Considerando le specificità dei tre diversi paesi appare ovvio che in maniera diversa si è incontrata una resistenza che potremmo chiamare fisiologica. Questi dati sulle rinnovabili sono parzialmente in linea con quelli diffusi dall'International Renewable Energy Agency (Irena), secondo cui la nuova capacitá installata nel 2017 grazie alle fonti pulite è di 167 GW, più 8,3%, che portano il totale mondiale a 2.179 GW. Si tratta di una quota che ha evitato l'immissione in atmosfera di 1,8 miliardi di tonnellate di CO2, ma che non è sufficiente a controbattere gli effetti dei cambiamenti climatici. Se da un lato le emissioni nel 2017 sono aumentate, dopo tre anni di stasi, arrivando a 36,8 miliardi di tonnellate di CO2, contro i 36,2 degli anni precedenti, la nuova capacità installata - dato Irena - ha ridotto le emissioni globali di 0,14 miliardi di tonnellate di CO2. Troppo poco per centrare gli obiettivi degli Accordi di Parigi.