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Più rinnovabili per l'Europa

L'Europa alza il target per le rinnovabili, ma secondo alcune associazioni ambientaliste non è sufficiente

L'Europa punta sulle rinnovabili. La notte fra mercoledì e giovedì il Consiglio europeo, il Parlamento europeo e la Commissione Ue, hanno deciso di alzare al 32% l'obiettivo delle rinnovabili per il 2030. Ma tuttavia se aziende e associazioni ambientaliste plaudono all'accordo, non mancano le critiche: per le imprese dell'eolico l'intesa non comprende l'efficienza energetica, mentre per gli ecologisti il target del 32% è troppo basso. Il risultato finale dell'accordo è stato raggiunto grazie all'Italia, sostengono le associazioni del Coordinamento Free (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) e dell'Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento), ricordando di essere stati loro a chiedere di innalzare l'obiettivo dal 27% previsto al 35%. «L'accoglimento da parte del ministro Luigi di Maio di questa posizione da parte dell'Italia - affermano le due associazioni - è stato l'elemento centrale nello spostamento degli equilibri europei sul tema».

Le aziende dell'eolico lamentano però il mancato accordo sull'efficienza energetica e chiedono al governo una serie di provvedimenti concreti per raggiungere gli obiettivi. E i problemi sul fronte nazionale non mancano.

L'associazione delle imprese elettrotecniche, l'Anie, infatti, fa notare che nei primi 4 mesi del 2018 le nuove installazioni di fonti rinnovabili sono calate del 4% rispetto allo stesso periodo del 2017. E le imprese del solare termodinamico chiedono al ministro Luigi Di Maio un decreto che salvi il comparto da un stallo dovuto alla mancanza di norme.

«Le indicazioni che giungono dall'Europa sono assolutamente chiare ed inequivocabili. - afferma Simone Mori, Presidente di Elettricitá Futura, l'associazione delle imprese elettriche - Il percorso di transizione energetica non è reversibile e ora auspichiamo che i governi nazionali creino fin da subito le condizioni ottimali per permetterci di centrare gli obiettivi».

Per Greenpeace l'accordo è positivo perchè garantisce ai cittadini dell'Unione, alle autoritá locali, ai piccoli imprenditori e alle cooperative il diritto di produrre, consumare, immagazzinare e vendere l'energia rinnovabile autoprodotta». Ma secondo la storica associazione ambientalista l'obiettivo di crescita minima per l'energia rinnovabile al 32% entro il 2030 è inadeguato per prevenire gli effetti del cambiamento climatico.

«Un ottimo risultato, dato che sia la proposta legislativa della Commissione Europea sia la posizione iniziale del Consiglio UE erano ferme ad un misero 27%. - afferma Dario Tamburrano, eurodeputato del M5S - La direttiva riconosce il diritto dei cittadini e delle comunità per l’energia ad autoprodurre, autoconsumare, stoccare l’energia rinnovabile, e a vendere quella in eccesso ad un prezzo pari come minimo al valore di mercato. L’autoconsumo inoltre non sarà gravato da oneri almeno fino al 2026. In seguito, gli Stati UE potranno imporli solo a ben precise condizioni».

Il Wwf, però,  attacca il target, affermando che è incoerente con gli impegni presi nell'accordo per il clima di Parigi e punta il dito contro le regole su biocarburanti e biomasse che finiranno, secondo l'associazione del Panda, per aumentare le emissioni climalteranti. Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, sottolinea che l'accordo: «riconosce per la prima volta il diritto dei cittadini di partecipare alla rivoluzione energetica in corso, nell'ottica dell'abbattimento delle emissioni».

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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