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Legno per il clima

La legna è la seconda fonte energetica rinnovabile e non mette a rischio i boschi

Legno. Una forma di riscaldamento che sembra appartenere al passato, ma che oggi, anche se può apparire la più antica e tradizionale forma di riscaldamento delle nostre abitazioni, con le sue nuove forme come il pellet, rappresenta una delle più importanti risorse per combattere il cambiamento climatico e una delle soluzioni più avanzate per riscaldarsi in maniera efficiente e sostenibile senza aumentare l'effetto serra.

Vediamo, partendo dal clima. Per combattere il global warming è necessario abbandonare le energie fossili, come petrolio, carbone e gas, per passare alle energie rinnovabili. E il legno è di gran lunga la prima tra le energie rinnovabili.

In Italia, rappresenta il 34% di tutte le fonti rinnovabili - elettriche, termiche ecc ecc - , seguita dall'idroelettrico (18%), dall'utilizzo della pompe di calore (12%), dal fotovoltaico (9,5%) e dall'eolico (6,7%). Nel mondo e in Europa la percentuale di energia rinnovabile prodotta dal legno è ancora maggiore.

Però c'è la questione dei boschi. Usare la legna come fonte di riscaldamento può danneggiare il patrimonio boschivo che oltretutto assorbe una grande quantità di CO2? Non è così. In Italia, come nel resto d'Europa, i boschi sono in costante aumento, dal 1936 al 2015 la crescita è stata del 72,6%, anche grazie all'abbandono di parecchie superfici agricole, ma si tratta di un patrimonio che deve essere gestito al meglio, anche alla luce dei cambiamenti climatici. Una foresta gestita, infatti, determina un risparmio di CO2 dieci volte di più di una che non lo è.

Oltre a ciò in Italia preleviamo meno legna di quanto potremmo, tra il 18 e il 37% di quanto il bosco ricresce, mentre in Europa meridionale la media è del 62-67%. Ciò accade perché abbiamo troppi boschi abbandonati.

Nonostante ciò la legna è la seconda fonte di riscaldamento per le famiglie italiane dopo il metano con una percentuale del 21%. E la ragione è anche nei costi: legna, pellet e cippato hanno un costo medio di 45 euro/megawattora, quasi la metà del metano, 85 euro, e un terzo del gasolio, 143 euro. Senza contare gli incentivi ai privati che hanno la finalità di aumentare l'efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Rispetto all'inquinamento bisogna fare delle precisazioni. È vero, le vecchie stufe sono inquinanti, e molto, come se fossero delle automobili euro 0 o euro 2. Però l'innovazione tecnologica ha fatto grandi passi con sistemi che abbattono le emissioni fino all'80% e che sono identificati con un numero di stelle che va da 2 a 5. Tradotto: più stelle uguale meno emissioni e maggiore efficienza. Quindi è fondamentale la rottamazione delle vecchie stufe per sostituirle con apparecchi a legna e pellet di nuova generazione e per fare ciò c'è il Conto Termico, ossia gli incentivi, che coprono fino al 65% delle spese, il quale promuove la sostituzione dei vecchi sistemi con caldaie, stufe e camini a legna e pellet più avanzati. E il 70% delle stufe a pellet, innovative, usate in Europa sono fatte in Italia. Quindi abbiamo un primato tecnologico d'avanguardia che si spera non ci facciamo scippare come abbiamo fatto con il fotovoltaico e l'accumulo.

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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