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L'energia in Europa non è sociale

Il nuovo regolamento proposto dalla Commissione Europea sul mercato energetico si è dimenticato della dimensione sociale dell'energia

Le direttive europee relative all'energia rinnovabile e all'efficienza energetica che in ultima analisi disegneranno il futuro al 2030 dell'energia in Europa sono al giro di boa. Dopo la presentazione dell'intero pacchetto con le varie direttive e i regolamenti nell'autunno 2016, da cui il nome del pacchetto ossia winter package, nel luglio scorso sono scaduti i termini per presentare emendamenti,  da parte dei parlamentari europei, alle proposte della commissione della Commissione Europea sull'energia. E dalle migliaia di pagine è emersa una sorpresa che non ha stupito più di tanto gli addetti ai lavori. A parte la poca ambizione degli obbiettivi in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica, infatti, a quasi tutte le nuove norme emerge il fatto che l'Unione Europea si affiderà, se non ci saranno modifiche sostanziali al mercato. Il libero mercato dall'invisibile mano, concepita circa 250 anni da Adam Smith. E le correzioni a questa "invisibile mano" sono poche e la loro assenza denuncia, in realtà, l'assenza della politica nel governo di queste dinamiche. Un'assenza che pone l'Unione Europea addirittura in retroguardia rispetto alle dinamiche di altri circoli neoliberisti, come quelli di Davos che rendendosi conto dei limiti del libero mercato, specialmente i fronte all'arrivo delle robotica e dell'intelligenza artificiale che falceranno milioni i posti di lavoro, stanno guardando con interesse al reddito di cittadinanza. Enel frattempo l'Unione Europea cosa fa? Nella proposta di regolamento per la governance dell’Unione dell’energia messa a punto dalla Commissione Europea si "dimentica" di inserire tra le dimensioni fondamentali dell'energia nel vecchio continente quella sociale. Nella proposta, infatti si legge: «Il presente regolamento si applica alle seguenti cinque dimensioni dell’Unione dell’energia:

  • sicurezza energetica;
  • mercato dell’energia;
  • efficienza energetica;
  • decarbonizzazione;
  • ricerca, innovazione e competitività».

E non è una cosa da poco visto che nell’Unione Europea,un regolamento è un atto legislativo applicabile in maniera diretta in tutti gli Stati membri: non c’è bisogno di trasporlo, ossia di recepirlo nella legislazione nazionale, come invece avviene per le direttive. Per cui una volta adottato a Bruxelles non ci saranno margini per eventuali modifiche a livello nazionale. Ad accorgersi di ciò e a tentare di rimediare alla cosa è stato l'eurodeputato del M5S Dario Tamburrano che ha emendato il regolamento aggiungendoci una sesta dimensione: approccio sociale all’energia.

Ma la cosa non è così semplice. «Perché questa semplice riga diventi efficace e ben definita, un altro nostro emendamento chiede che gli Stati UE siano tenuti a fissare obiettivi nazionali vincolanti, da raggiungere entro il 2030, sui benefici sociali connessi all’energia.- si legge sul sito dell'eurodeputato pentastellato -  Questo obiettivi, recita ancora il nostro emendamento, dovranno riguardare:

  • la riduzione della povertà energetica;

  • l’aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili attraverso le collettività dell’energia, gli autoconsumatori, e l’autoproduzione da imprese, municipalità, espresso in tep;

  • la diminuzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 conseguente all’efficienza comportamentale;

  • la diminuzione degli impatti sanitari (compresi gli aspetti economici) legati alle minori emissioni di inquinanti in atmosfera ottenute grazie alla diffusione delle fonti rinnovabili e agli interventi di efficientamento energetico

  • la diminuzione della quota di reddito procapite destinato agli usi energetici;

  • l’aumento della quota di reddito procapite derivato dall’autoproduzione energetica».

Tutte cose che a grandi linee erano già contenute nelle varie direttive ma in ordine sparso e che soprattutto non erano regolate in maniera organica all'interno del regolamento e che per questo motivo erano destinate a non essere applicate. Un esempio per tutti. L'argomento della povertà energetica dovrebbe stare, secondo gli estensori del regolamento nella parte riguardante il mercato dell'energia. Come se il mercato potesse darsi da solo delle autoregolamentazioni "etiche" contrarie alla "creazione" di profitti. Sarà interessante, durante la discussione in aula, verificare interventi e posizioni sull'argomento. Potrebbe essere una cartina di tornasole che potrebbe fare chiarezza su certe posizioni "politiche" sugli argomenti energetici, che di solito rimangono nascoste tra le righe del dibattito e delle normative. Specialmente sulle questioni europee per le quali in Italia c'è scarsa informazione e grande disattenzione.

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Parole chiave

energia | M5S | rinnovabili | Tamburrano

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Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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