Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico.
Dall’atomo al fotone
Dal nucleare al solare. Succede in un’area tra le più inquinate al mondo. Quella di Chernobyl dove nel 1986 ci fu uno dei più grandi disastri legati all’energia nucleare. Il territorio abbandonato da oltre trenta anni, infatti, diventerà a vocazione solare. Il governo ucraino ha aperto in questi giorni ufficialmente la gara per la costruzione, nell’area circostante la centrale di Chernobyl di un grannde impianto fabbrica fotovoltaico.
Secondo i piani del governo, che cerca in questo modo di far tornare a vivere in qualche maniera la zona, l’impianto solare dovrebbe arrivare a una capacità tra 1 e 1,2 GWe con una produzione annua di oltre 1.500 GWh di elettricità. Si tratterà di uno dei maggiori impianti fotovoltaici al mondo. Il percorso per arrivare all’approvazione del progetto non è stato semplice.
Ci son state difficoltà per alcuni pareri che hanno messo in dubbio l’opportunità di costruire un impianto di questo tipo nell’area del disastro, ma gli ultimi test sulle radiazioni nell’aria hanno mostrato che è possibile. Nella zona di sicurezza larga 30 km e che è circostante il reattore nucleare oggi il livello di radiazioni è in generale pari a 0.12 microsieverts l’ora, rispetto al livello di guardia che è di di 0.25. Altro discorso, invece, i radionuclidi che si sono accumulati nella vegetazione, nel terreno e nella catena alimentare, i quali impediscono la vita quotidiana. La zona ha alcuni vantaggi.
L’assenza di vincoli ambientali e paesaggistici consentiranno di progettare l’impianto ottimizzandone la costruzione, la presenza di strutture logistiche quali le vie di comunicazione consentiranno l’accesso ai mezzi per la realizzazione, compresi quelli per il trasporto degli oltre 16 milioni di pannelli fotovoltaici necessari, mentre sotto al profilo della logistica energetica un grande vantaggio è la presenza della rete elettrica da 4 GW che serviva all’attività della centrale nucleare.
«Questo territorio non è adatto all’agricoltura, ma la zona ben si presta a progetti di innovazione e ricerca – ha spiegato all’Agenzia France Presse il ministro ucraino dell’ecologia, Ostap Semerak -
Numerose compagnie internazionali sono interessate al progetto, penso che le negoziazioni daranno risultati fruttuosi e i progetti potranno essere lanciati l’anno prossimo».
Il ministro ha sondato anche le possibilità d’investimento da parte della Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che ha confermato il suo interesse al progetto.
Oltre a rappresentare un recupero della zona il progetto potrebbe essere l’inizio della riconversione energetica dell’Ucraina con le rinnovabili, visto che il paese produce il 51% dell’elettricità che consuma con il nucleare, il 42% con il carbone, il 7% con l’idroelettrico e l’1% con il fotovoltaico.