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Crescita ed ecologia: convivenza difficile

Un modello di valutazione delle strategie energetiche dell'Università di Pisa sembra mettere in crisi gli altri modelli, compreso quello della crescita verde

Valutare le strategie. Quelle energetiche. Facile a dirsi, complicato anche solo da immaginare di fronte alla pervasività del mondo dell'energia e alla complessità dovuta all'entrata in gioco di fattori ambientali come quello climatico. Una complessità che si è rappresentata a pieno durante l'appuntamento organizzato di recente dal Movimento per la Decrescita Felice (MDF) e l'Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia (AIEE) a Roma per tirare le fila circa le analisi delle strategie da usare per la riduzione della CO2.

Tanto per dare un'idea circa le complessità in gioco basti pensare che un piano di implementazione deve chiarire a quanto ammontano le risorse economiche necessarie e allo stesso tempo valutare quale sarà il suo impatto sui parametri macroeconomici principali come occupazione, PIL, dinamica dei salari, distribuzione del reddito. Un tipo d'approccio che è stato sdoganato solo da una decina d'anni dal Rapporto Stern e che si sta diffondendo anche grazie ai modelli di simulazione sviluppati da computer con specifici software applicativi. La dinamica dei sistemi, grazie alla sua rappresentazione grafica, la sua flessibilità, le simulazioni e l'analisi di scenario, è in grado di capire le dinamiche che si mettono in moto fra i sistemi economico, ecologico e sociale, e di valutare le loro interconnessioni e il loro feedback. Sono molti i modelli che sono stati messi a punto nel campo della macroeconomia ecologica, soprattutto in ambito universitario. Una recente pubblicazione di Ecological Economics3 ne analizza 22.

E durante l'appuntamento è stato presentato, da Simone D’Alessandro docente associato d'economia politica dell'Università di Pisa, il modello 2METE, un modello di macroeconomia ecologica per la transizione energetica che analizza una serie di scenari alternativi per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale. Si tratta di un modello che differisce da quelli a cui siamo abituati perché ha come motivazione di fondo l'equità e la sostenibilità, nella consapevolezza che «i sistemi socio-economici saranno attraversati da profondi cambiamenti che devono essere analizzati nel loro complesso tenendo conto della co-evoluzione tra variabili ambientali, economiche e sociali», ha detto D'Alessandro durante la presentazione specificando che i due obiettivi sono «il proporre un modello in grado di valutare l’impatto delle proposte per la transizione energetica attualmente in discussione (SEN, 2017) su variabili chiave macroeconomiche e sociali ed analizzare se le politiche che tendano ad aumentare l’equità, e che limitano parzialmente l’automazione, possano essere complementari a quelle ambientali ed energetiche».

Il modello ha affrontato tre scenari il BAU (Business as usual) il Green growth (GG) e il Degrowth (DG), al fine di analizzare le sfide strategiche associate alla transizione a una società ecologicamente sostenibile e socialmente equa. Risultato: lo scenario Degrowth è l’unico che raggiunge i target di riduzione delle emissioni e riduce la disoccupazione e la disuguaglianza, ma ha un prezzo che specialmente sul fronte politico di breve e medio periodo potrebbe essere insostenibile: ossia la riduzione, contenuta, del reddito pro-capite e dei consumi. E le politiche energetiche ispirate alla crescita verde, nel contesto di oggi legato a Industria 4.0, potrebbero generare un aumento delle disuguaglianze che a loro volta possono causare il mancato raggiungimento degli obiettivi ambientali in termini di riduzione delle emissioni,mentre aumentando l'equità fiscale e sostenendo l'occupazione si possono raggiungere i target ambientali per la riduzione delle emissioni. Insomma il modello 2METE sembrerebbe mettere al muro lo slogan dell'Unione Europea di dieci anni fa con il quale si promuovevano gli obbiettivi, non vincolanti ricordiamolo, al 2020 in materia d'efficienza energetica: "fare di più con meno".

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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