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Borghi italiani, l’anno del rilancio

Il 2017 è ufficialmente l’Anno dei Borghi. In attesa dell’ok al ddl sui Piccoli Comuni, ecco criticità e opportunità di sviluppo di una buona fetta d’Italia

Il 2017 da poco cominciato è l’Anno dei Borghi in Italia. A indirlo ufficialmente è stato il ministro dei beni e attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, firmando poche settimane fa una direttiva specifica, ricordando che «I borghi che costellano il territorio delle nostre regioni ricchi di storia, cultura e tradizioni».

Si avvia così un’opportunità importante per quelli che, parola di ministro, sono «il cardine per la crescita di un turismo sostenibile», mirata a valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano di luoghi definiti nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo come una componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese. La stessa direttiva costituisce il Comitato per i Borghi turistici italiani e dà avvio alla futura organizzazione di un Forum Nazionale sui Borghi, alla realizzazione di un “Atlante dei Borghi d’Italia” e, infine, al riconoscimento annuale di borgo “smart” per la comunità locale più attiva quanto a innovazione dell’offerta turistica.

Spazio a economia 4.0, domotica e rinnovabili

L’iniziativa è piaciuta molto all’Uncem (Unione nazionale Comuni e Comunità Enti Montani) che si è detta propensa a lavorare molto sul marketing del territorio e sulla promozione: “i borghi possono diventare strumento di incoming, vettore di nuove imprese agricole, turistiche, artigianali, ma anche luogo dove si sperimentano iniziative smart, dal coworking al cohousing, ovvero modelli di economia 4.0, server farm, startup legate all’innovazione tecnologica e all’Agenda digitale montagna.” Come ha specificato il presidente Uncem Piemonte Lido Riba «Il recupero è un antidoto al consumo di nuovo territorio, ma anche all’abbandono» ricordando i 5000 immobili abbandonati nell’arco alpino piemontese che da emblema dello spopolamento oggi, grazie a nuove politiche regionali e nazionali, devono diventare fulcro di nuovo sviluppo, grazie ad alberghi diffusi, spazi commerciali multiservizio, sperimentazioni progettuali architettoniche. Non solo: si è parlato di ritorno all’uso di legno locale come pure di domotica ed energie rinnovabili «grazie alla microgenerazione distribuita». Ricordiamo anche le possibilità che si aprono a un’edilizia sostenibile: l’esempio di Casa21 da noi raccontato è emblematico di un modo di costruire o ristrutturare in modo green specie in aree di elevato interesse paesaggistico e culturale.

Ora la legge per fermare l’abbandono

Oltre a costituire un patrimonio davvero eccezionale, che non ha eguali al mondo, i borghi e, più in generale i piccoli Comuni, sono una realtà pulsante della vita italiana: basti considerare che, ha ricordato in questi giorni Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente alla Camera, in Italia i Comuni sotto i cinquemila abitanti sono 5.585, amministrano più della metà del territorio nazionale e in essi vivono oltre 10 milioni di italiani. Per questo «Sarebbe un bel risultato se in questo 2017 appena iniziato si arrivasse all’approvazione definitiva della legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni». Una legge che se passasse permetterebbe di stanziare 100 milioni di euro in sette anni, cominciando – come si leggeva nel testo approvato lo scorso settembre alla Camera – 10 milioni per il 2017 e 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023, per finanziare innanzitutto interventi a tutela ambientale e dei beni culturali, per mitigare il rischio idrogeologico, per la messa in sicurezza delle scuole.

Insomma, per riattivare un tessuto vitale a rischio di abbandono: secondo uno studio di Legambiente sul disagio insediativo dei piccoli comuni, poco meno della metà erano quelli che soffrono un forte disagio demografico ed economico. Stiamo parlando di piccoli borghi che occupano il 29,7% della superficie territoriale nazionale, contando su una densità abitativa che non raggiunge i 36 abitanti per chilometro quadrato, quasi 13 volte meno rispetto ai comuni sopra i 5mila abitanti. Oltre allo svuotamento progressivo di abitanti (uno su sette se n’è andato tra il 1991 e il 2015) vanno considerate le case vuote (1.991.557) rispetto a quelle occupate (4.345.843): in pratica, una ogni due è disabitata.

AAA efficienza energetica, promozione e sviluppo cercasi

Per questo il coordinatore nazionale Piccoli Comuni Anci, Massimo Castelli, pur plaudendo «il fatto che il provvedimento abbia dato il via ad un fondo da 100 milioni» ha evidenziato che «non sono certamente sufficienti, vista l’importanza del tema, su cui ci giochiamo il futuro del 54% del territorio nazionale», auspicando attenzione e risorse adeguate, «come quelle messe in campo per riqualificare le periferie degradate, cui sono stati destinati 2 miliardi di euro».

Intanto però va preso il bicchiere mezzo pieno, ossia quello che ha evidenziato Realacci e contenuto nel ddl, che comprende anche semplificazioni per il recupero dei centri storici e interventi per l’efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico.

Come positive vanno considerate le tante azioni di supporto ai borghi, che passano dal valore di fare rete, come dimostra per esempio, l’Anci con la realtà dei Piccoli Comuni, la stessa iniziativa per promuovere e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale attraverso l’iniziativa, sotto forma di club dei Borghi più belli d’Italia, la stessa Uncem con i progetti di recupero di borghi alpini, l’associazione Borghi autentici d’Italia, che riunisce “piccoli e medi comuni, enti territoriali ed organismi misti di sviluppo locale, attorno all’obiettivo di un modello di sviluppo locale sostenibile”. Citiamo a esempio anche all’iniziativa del Touring Club Italiano con le Bandiere Arancioni, che seleziona e certifica i borghi (con meno di 15mila abitanti) eccellenti dell’entroterra. A oggi sono state... issate 222 bandiere arancioni in tutta Italia.

E poi ci sono Regioni come il Friuli Venezia Giulia, che ha da poco dato il via al contributo per la riqualificazione dei centri minori. Una misura cui possono accedere tutti i Comuni della regione con meno di 30mila abitanti e che, ha spiegato l’assessore regionale alle Infrastrutture e Territorio Mariagrazia Santoro, mette a disposizione 2 milioni di euro per interventi su borghi rurali e piazze finalizzati allo sviluppo dei valori ambientali, sociali, culturali e turistici, nonché di tutela della sicurezza e salute pubblica dei centri minori.

Non solo: va ricordato il progetto interregionale “Borghi-Viaggio italiano” che ha nell’Emilia Romagna la regione capofila di un progetto di valorizzazione nazionale e internazionale di circa 800 tra borghi storici e località legate a illustri personaggi della cultura italiana. Il progetto coinvolge per ora 14 Regioni (Piemonte, Friuli VG, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia) mentre altre tre stanno per aderire.

Autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

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