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Atomo: buono o cattivo

Arriva un report contraddittorio dall'Oms sugli effetti di Fukushima. Il disastro potrebbe aver fatto danni. Secondo l'Oms c'è il condizionale
  • Japan Nuclear

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Sono passati cinque anni dall'l'11 marzo 2011 quando un terremoto del 9° grado della scala Richter e il conseguente tsunami hanno causato 15.891 morti e 2.579 dispersi e l'esplosione dei tre reattori nucleari di Fukushima che hanno subito la fusione del nocciolo contaminando tutta la provincia di Fukushima stessa. E, ovviamente, le conseguenze si toccano con mano ancora oggi. Si va dai problemi psicologici a quelli fisici come i noduli e i tumori della tiroide rilevati tra i bambini. «Come a Chernobyl, - affermano gli esperti dell'Oms - gli abitanti dell'area di Fukushima hanno sofferto di disturbi mentali e psicosociali. Con un alto tasso di disordine da stress post traumatico e problemi psicologici come iperattività fra i bambini, ma anche depressione post partum per le neomamme dell'area più colpita». Se da un lato non ci sono state conseguenze generalizzate per il paese la questione è differente nella zona di Fukuschima, dove: «il pericolo di tumore alla tiroide per i bimbi della Prefettura di Fukuschima, data l'esposizione a iodio radioattivo durante la prima fase dell'emergenza è evidente», dicono gli esperti dell'Oms e «il pericolo maggiore è stato trovato tra le ragazze esposte da bambine sotto l'anno di età, nella zona più colpita nella prefettura di Fukushima». Le dosi di radiazioni prodotte dall'incidente di Fukushima sono sostanzialmente inferiori a quelle Chernobyl. Tuttavia, lo screening dei bambini, che è ancora in corso, si prevede che rileverà un gran numero di noduli, cisti e anche tumori che non si sarebbero scoperti senza una campagna tanto intensiva. Secondo l'Oms, quindi,i casi rivelati sarebbero dovuti più all'attività di screening che li ha scoperti, che non all'esposizione alle radiazioni. Ma: «è necessaria comunque un'ulteriore analisi dei dati epidemiologici che si stanno ancora raccogliendo», dice l'Oms. Comunque sia ci sono stati rapporti recenti sui casi di cancro alla tiroide diagnosticati tra i bambini esposti a basse dosi di iodio radioattivo a seguito dell'incidente di Fukushima, ma questi rapporti devono essere interpretati con cautela, proseguono gli esperti dell'Oms. «Quanto agli alimenti, iodio radioattivo e cesio nelle concentrazioni superiori ai limiti normativi giapponesi sono stati rilevati in alcuni prodotti alimentari a seguito del monitoraggio del cibo nel primo periodo dopo l'incidente. Le autorità giapponesi hanno monitorato la contaminazione degli alimenti implementando le misure per impedire la vendita e la distribuzione di quelli contaminati all'interno e al di fuori del Giappone», conclude l'Oms. Si tratta di osservazioni da parte dell'Oms che un poco sconcertano, visto che gli stessi dati sono stati messi in relazione a effetti generali ben più gravi da un rapporto di Greenpeace che abbiamo pubblicato. E lascia anche dei dubbi il fatto che l'Oms non metta in relazione i trend dell'incidente di Chernobyl e di quello giapponese. In Europa, infatti, dopo trenta anni dall'incidente alla centrale ucraina sono rilevati dagli endocrinologi dei dati d'incremento dei noduli alla tiroide maschile molto elevati che pur non essendo stati analizzati in maniera specifica, vengono associati dai medici specialisti all'incidente del 1986. «Prima della metà degli anni ottanta un caso di maschio con dei noduli alla tiroide era molto, ma molto raro al punto che lo avremmo portato a un congresso medico. - afferma un noto endocrinologo - Ora abbiamo almeno due o tre casi al giorno». In mezzo Chernobyl.  

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atomo | Fukushima | nucleare

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Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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