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Groenlandia: 2019 anno record per la fusione dei suoi ghiacciai

532 miliardi di tonnellate di ghiaccio perso lo scorso anno, il cambiamento climatico non arresta la sua marcia

Secondo i dati satellitari analizzati la calotta glaciale della Groenlandia ha perso una quantità record di ghiaccio nel 2019, equivalente a un milione di tonnellate al minuto durante l’intero anno. È il risultato a cui è giunta la ricerca scientifica “Return to rapid ice loss in Greenland and record loss in 2019 detected by the Grace-Fo satellites” pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment, che ha utilizzato dati provenienti dai satelliti “Grace” della Nasa.
Ulteriore e chiara conferma della crisi climatica che continua a riscaldare l'Artico a una velocità doppia rispetto alle latitudini più basse.
Da un punto di vista degli impatti va ricordato che la calotta glaciale della Groenlandia resta il principale contributore all'innalzamento del livello del mare, la sua fusione mette quindi in pericolo le coste di tutto il mondo. Se l'intera calotta glaciale della Groenlandia si sciogliesse, infatti, il livello del mare aumenterebbe in media di sei metri.

Secondo lo studio la calotta si è ridotta di 532 miliardi di tonnellate lo scorso anno: come se la parte di ghiaccio perso avesse riempito sette piscine olimpioniche ogni secondo. I dati, raccolti dal 2003, hanno confermato che nel 2019 la perdita è stata il doppio della media dell’anno di partenza (nel 2003 la perdita ammontava a 255 miliardi di tonnellate di ghiaccio).
Nonostante gli scienziati fossero a conoscenza del peggioramento della situazione negli ultimi decenni, questa volta la ricerca ha tenuto conto delle nuove nevicate, fattore che ha dunque consentito di calcolare la perdita in termini netti definita “scioccante e probabilmente la più grande da secoli o addirittura millenni”.
Gli scienziati hanno attribuito l’estrema perdita di ghiaccio nel 2019 alla permanenza di aria calda sulla Groenlandia per periodi più lunghi del solito, questi infatti diventano stanno sempre più frequenti via via che il mondo si surriscalda. Nello specifico, quasi il 96% della calotta glaciale ha subito una fusione ad un certo punto nel 2019 (intorno al mese di luglio), rispetto a una media del 64% tra il 1981 e il 2010.

"Il 2019 è stato davvero scioccante e deprimente in termini di numeri", ha detto Ingo Sasgen, dell'Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven, in Germania, che ha guidato l'analisi, “Ma dobbiamo ricordare che abbiamo avuto altri anni di una così grossa fusione della calotta sia nel 2010 e sia nel 2012. Purtroppo mi aspetto che ne vedremo sempre di più. Un altro messaggio che emerge dal nostro studio è che le nevicate sono sempre meno ingenti in Groenlandia, non c’è più bilanciamento".

I dati meteorologici e i modelli informatici consentono di calcolare le perdite dal 1948 a oggi. Se guardiamo agli anni record di fusione, i primi cinque si sono verificati proprio negli ultimi 10 anni. “Un problema”, ha detto infine Wegener, “Ma sappiamo cosa fare al riguardo: ridurre le emissioni di CO2 ". Un’azione determinante, anche per non fare innestare quello che viene chiamato “ciclo di feedback”: il clima più caldo fonde la neve bianca sulla parte superiore della calotta fino a mostrare il ghiaccio sottostante che presenta un colore più scuro che, a sua volta, assorbe sempre più calore proveniente dal sole.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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