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Traporti UE in ritardo sul clima

I piani dei governi dell’Unione Europea non sono sufficienti per rispettare gli obiettivi di riduzione dei gas serra nei trasporti al 2030, lo sostiene l’ultimo studio di Transport & Environment

Di trasporti e cambiamento climatico se ne parla poco, forse perché nell’occhio del ciclone sono soprattutto le emissioni inquinanti emesse dai tubi di scappamento delle automobili di cui, ricordiamo, la CO2 non è responsabile. Sono ad esempio ozono, ossidi e biossidi di azoto, Pm 2.5 e Pm 10, i gas maggiormente imputati per la “malaria” che si respira nelle nostre città. Ma una quota consistente dei gas serra totali, circa il 23%, viene prodotta proprio dagli spostamenti quotidiani condotti a bordo di veicoli alimentati con i combustibili fossili.

Come se la cava l’Europa nella trasformazione del settore? “I piani dei governi sono insufficienti per rispettare gli obiettivi UE per la riduzione dei gas serra nei trasporti al 2030”.
È la risposta che arriva dall’ultimo studio prodotto da Transport & Environment (T&E), associazione impegnata nella promozione di una mobilità sostenibile e attenta al benessere dei cittadini.
Secondo questa nuova analisi incentrata sull’ambizione climatica dei governi dell'Unione Europea l’Italia, nonostante ogni anno rappresenti la nazione con più morti per inquinamento atmosferico (84mila 300 le morti premature nel 2017, nel Nord Italia vive il 95% dei 4milioni di europei che respirano aria fortemente contaminata), si posiziona soltanto al 17esimo posto per impegno profuso nelle strategie e nelle attività di tutela.
Secondo lo studio l’Italia “è penalizzata dal ruolo importante conferito al gas naturale nei trasporti, nonostante auto e camion alimentati a gas producano emissioni gas serra analoghe a quelle dei veicoli a benzina e diesel”. Rimane comunque positiva, però, l’attenzione conferita al potenziamento del trasporto su ferro, sia per quanto riguarda i passeggeri che le merci.
Veronica Aneris, manager per l’Italia di T&E ha dichiarato: “Quello che preoccupa maggiormente nella bozza di Piano inviata dal governo italiano a Bruxelles è la promozione del gas naturale nei trasporti. Il gas è un combustibile fossile e in quanto tale va nella direzione opposta alla decarbonizzazione. Se vogliamo centrare l’obiettivo di Parigi è necessario adottare sin da ora misure in grado di mettere il settore sulla giusta rotta per un trasporto a emissioni zero, come la mobilità elettrica, su cui attualmente il Piano punta in maniera troppo timida”.

In generale, sono Olanda, Regno Unito e Spagna a piazzarsi nei primi tre posti della classifica che descrive i passi in avanti compiuti nel settore, e sono le uniche tre nazioni a registrare performance, in base ai piani nazionali di energia e clima, con un punteggio superiore al 50% (che resta comunque una valutazione piuttosto bassa).
Il podio, in sintesi, è dovuto al fatto che l’Olanda si è impegnata per vietare le vendite di veicoli fossili dal 2030 e a ridurre le emissioni totali del settore dei trasporti del 29% rispetto ai livelli del 2005 (resta da monitorare la situazione però, il governo pare intenzionato a ridimensionare l’impegno); mentre Regno Unito e Spagna hanno piani simili per vietare le auto a combustibili fossili dal 2040.
La Germania fa un po’ meglio dell’Italia, si trova infatti al 15esimo posto ma anche lei, con questo passo, non raggiungerà gli impegni presi al 2030.
“In questo momento, la maggior parte dei piani nazionali sui trasporti comporterebbe il mancato adempimento dei target Europei vincolanti al 2030. Ciò significa che questi paesi potrebbero essere citati in giudizio e multati, o essere costretti a pagare per le riduzioni di emissioni in altri paesi UE”, ha sottolineato Carlos Calvo Ambel, direttore di analisi e trend di T&E.
Lo studio mette in risalto, dunque, come nessun Paese sia in linea con gli impegni e “i piani nazionali non consentono di decarbonizzare il parco veicoli entro il 2050”.
La Commissione Europea rilascerà i suoi commenti su ogni piano nazionale per l’energia e per il clima prima della fine di giugno. Gli stati membri devono consegnare i loro piani finali prima della fine del 2019.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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