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Greenpeace: "In Veneto 800000 persone rischiano di bere acqua contaminata da PFAS"

Il Consiglio regionale del Veneto istituisce una Commissione d’Inchiesta sulle acque contaminate ma è scontro con Greenpeace sui numeri

Le falde acquifere venete sono contaminate da PFAS (composti perfluoroalchilici). Sostanze utilizzate in moltissimi prodotti di largo consumo che rappresentano una nuova classe di “inquinanti persistenti globali”. I PFAS sono composti ormai largamente utilizzati ed hanno svariati campi d’applicazione. Possono essere riscontrati in materiali come il Goretex o il Teflon (in pratica il rivestimento delle padelle anti-aderenti) ma vengono utilizzati pure per contenitori alimentari, pelli, tessuti, detersivi e persino dal mondo agricolo (si trovano ad esempio nei pesticidi). In Italia sono prodotti da una multinazionale del nord est in provincia di Vicenza che, secondo l’Arpav, ha immesso per anni e anni queste sostanze nell’Agno e nel Fratta Gorzone, due fiumi utilizzati per irrigare i campi e dar da bere ai pascoli. L’area sotto inchiesta è vasta, si estende per 200 kmq e interessa le provincie di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo e per questo è arrivata la decisione della Regione Veneto di istituire una Commissione d'Inchiesta. Ma sui numeri è scontro con Greenpeace.

“800000 persone a rischio” secondo Greenpeace
Nell’ultimo studio condotto da Greenpeace "non ce la beviamo", titolo che non lascia certo spazio a interpretazioni, si legge: i cittadini della regione che potrebbero essere stati esposti a contaminazione sono più di 800000.
L’analisi fatta dei campioni ha mostrato che in più della metà dei casi i valori di PFAS riscontrati superavano le soglie ritenute sicure negli Stati Uniti.
Ad aggravare il risultato anche il fatto che i luoghi in cui si sfora maggiormente sono adirittura le scuole, i posti maggiormente frequentati dai bambini che, come è noto, sono i soggetti più vulnerabili a concentrazioni inquinanti.
"Possiamo affermare che i cittadini potenzialmente esposti a contaminazione da Pfas attraverso acqua potabile sono oltre 800000. – dichiara il responsabile Greenpeace della campagna inquinamento Giuseppe Ungherese - È un'emergenza ambientale senza precedenti che tocca anche i principali capoluoghi veneti. I provvedimenti di tipo sanitario adottati finora dalla regione Veneto non sono sufficienti a tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini. La situazione è fuori controllo. Sono passati già quattro anni dalla scoperta della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, quanti anni ancora dovranno aspettare i cittadini affinché la regione individui e blocchi gli scarichi di pfas? Se non si interviene sulla contaminazione alla radice, trattandosi di sostanze bioaccumulabili, la situazione si aggraverà ulteriormente”.

All’accusa ha, ovviamente, risposto l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Luca Coletto, che prova a smorzare i toni allarmistici definendo le analisi fatte da Greenpeace poco accurate dal punto di vista scientifico: “Approccio per nulla scientifico, ammantato di propaganda, buono solo per procurare allarmi del tutto ingiustificati. Sin dal primo giorno la Regione ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità, sia sul piano ambientale che sanitario. Dal punto di vista della salute stiamo lavorando con le massime autorità scientifiche nazionali, come il Ministero della Salute, e l’Istituto Superiore di Sanità, e internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La scienza fa la differenza. Se Greenpeace non lo sa, s’informi e la smetta di giocare con le paure della gente”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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