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Crescono i rifiuti speciali in Italia

L’ISPRA fornisce una panoramica sulla quantità di rifiuti speciali presente nel nostro Paese: al Nord se ne producono di più, comparto edile la fonte maggiore

Continua a crescere la produzione di rifiuti speciali nel nostro Paese, trainata soprattutto dal comparto edile. Ne dà notizia l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale che, attraverso il “Rapporto Rifiuti Speciali” pubblicato il 26 maggio, fornisce un quadro su produzione e gestione dei rifiuti speciali in Italia.

Secondo lo studio i rifiuti speciali hanno toccato quota 152 milioni di tonnellate nello scorso anno, registrando un aumento rispetto all’anno precedente. I rifiuti speciali vengono classificati in “non pericolosi” e “pericolosi”: i primi rappresentano il 93,7% dell’intera quantità di rifiuti speciali prodotti e sono aumentati di 4 milioni di tonnellate; i secondi ammontano a 9,6 milioni di tonnellate e sono aumentati di una quantità pari a 376mila tonnellate (+ 3,9% rispetto all’anno precedente). Quest’ultimi, che contengono al loro interno un’elevata concentrazione di sostanze inquinanti, provengono in particolare dal settore manifatturiero, che da solo compre il 37,1% dei rifiuti speciali pericolosi, mentre il 33,7% del totale è generato da attività di trattamento e risanamento e il 19,8% deriva dal settore dei trasporti (veicoli fuori uso).

Rispetto all’anno precedente è però positiva la variazione di rifiuti che in qualche modo vengono gestiti, si rileva infatti un incremento generale del 3,7% (cresce la quantità avviata a operazioni di recupero di circa il 4 % e di circa il 4,5% per lo smaltimento). Il recupero dei materiali è l’attività che più incide, basti pensare che 103,3 milioni di tonnellate dei rifiuti speciali vengono gestiti in questo modo (il 67,7% del totale dei rifiuti recuperati).

In generale, è il comprato costruzioni e demolizioni a farla da padrona: oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, il 42,5% del totale, provengono da queste attività. Al secondo posto troviamo gli scarti prodotti dal trattamento dei rifiuti e dal processo di risanamento, ne sono un esempio le pratiche relative alla bonifica dei territori (oltre 38 milioni di tonnellate prodotte che contribuiscono al 26,5% del totale). Seguono le attività manifatturiere la cui produzione (28,6 milioni di tonnellate) sfiora il 20%, e il resto delle altre attività economiche che insieme generano una quantità di rifiuti speciali pari all’11% del totale (parliamo di 15,8 milioni di tonnellate).

Interessante infine notare la suddivisione geografica: il Nord Italia è responsabile per più della metà dei rifiuti speciali generati con una percentuale pari al 59,2% del dato complessivo nazionale, il Centro si attesta invece sul 17,5% mentre al Sud tocca il restante 23,3%. Va però ricordato che il Nord è anche la zona d’Italia dove si recupera maggiormente, più della metà del totale dei rifiuti speciali (53%) viene infatti gestita nella parte settentrionale del Belpaese.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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