Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.
Suolo: in Italia consumati nel 2019 consumati 57 km²
In un’Italia che non riesce proprio a mettere un freno all’annoso problema del consumo di suolo, è il Veneto la regione che ha consumato maggior territorio nel 2019, mentre Roma rimane il peggior comune d’Italia per il contenimento del fenomeno.
Un resoconto sulla cattiva gestione del territorio arriva dal nuovo rapporto dell’Ispra, rilasciato qualche giorno fa, dal titolo “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” (redatto insieme a Snpa, il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente costituito da Ispra e dalle Agenzie ambientali regionali e delle province autonome), che mostra come in Italia non esista alcuna correlazione tra copertura del suolo e crescita della popolazione.
Nonostante nel 2019 siano nati “solo” 420mila bambini la copertura del suolo è infatti avanzata di ben 57 chilometri quadrati (km²): come se ogni nuovo nato avesse a disposizione fin “dalla culla” 135 metri quadrati di cemento. Lo scorso anno il terreno veniva sostituito al ritmo di due metri quadrati (m²) al secondo da nuovi cantieri, calcestruzzi e costruzioni, tutto mentre la popolazione calava di oltre 120mila abitanti.
Come detto, con 785 ettari in più, la regione d’Italia che ha consumato maggior territorio nel corso del 2019 è stata il Veneto, seguita da Lombardia (più 642 ettari), Puglia (più 625 ettari), Sicilia (più 611 ettari) ed Emilia Romagna (più 404 ettari). Restringendo l’analisi al territorio comunale, Roma si conferma ancora una volta il peggior comune d’Italia, con un incremento del suolo artificiale pari a 108 ettari (dal 2012 sono 500 gli ettari persi), seguita da Uta in provincia di Cagliari con 58 ettari consumati e Catania con 48 ettari. Migliorano invece leggermente il triste trend i comuni di Milano, Firenze e Napoli che hanno coperto meno suolo negli ultimi 12 mesi rispetto alla media degli anni precedenti (rispettivamente 125 ettari, 16 ettari e 24 ettari impermeabilizzati negli ultimi sette anni).
Ma lo spreco di territorio non conosce sosta nemmeno nelle aree a rischio idrogeologico e sismico, basti pensare che la Liguria, regione che possiede quasi il 30% di aree a pericolosità idraulica, ha il valore più alto di suolo impermeabilizzato e che, in generale, sono proprio le zone costiere, cementificate per quasi un quarto della loro superficie, ad avere un consumo di suolo pari di due-tre volte superiore alla media nazionale.
Qualche piccolo dato positivo arriva dalle aree protette dove si dimezza la quantità di suolo perso in un anno e dalla Valle D’Aosta, dove nel 2019 sono stati impermeabilizzati solo tre ettari di territorio e per questo motivo rappresenta la zona italiana più vicina all’obiettivo “consumo di suolo 0”.
Secondo il lavoro dell’Ispra, infine, ogni abitante italiano ha in questo esatto momento a disposizione 355 mq di spazio occupato da cemento, asfalto e altri materiali artificiali. Una vera e propria invasione del territorio che prosegue, dunque, a un ritmo molto più elevato rispetto agli altri Paesi membri dell’Unione europea e a cui la politica sembra non voler mettere la parola fine: perchè una legge sul consumo di suolo esiste, ma è ferma da diverso tempo in Parlamento e sembra non attirare troppo l’attenzione delle istituzioni.