ambiente3-1130x300.jpg

Benessere: un Paese senza coesione sociale

Secondo l’ultimo rapporto Bes presentato dall’ISTAT, in Italia peggiora la qualità delle relazioni sociali

Presentato l’aggiornamento da parte dell’ISTAT sul “Rapporto Bes”, il progetto sugli indicatori di Benessere equo e sostenibile in Italia, giunto alla sua sesta edizione.
La misurazione del benessere è un argomento che sta pian piano prendendo piede non solo nel nostro Paese, ma anche nel resto del mondo, guidati dalla convinzione, e lo dimostrano “i numeri”, che basare qualsiasi decisione (politica e non) sulla crescita del PIL sia fortemente sbagliato. Il motivo è semplice: “il PIL misura tutto tranne quello che per cui vale la pena vivere”, tanto per citare il celebre discorso di Robert Kennedy di ormai 50 anni fa.

Nel rapporto 2018, viene fatto un riepilogo complessivo dell’andamento dei 12 domini (costruiti su 130 indicatori) che compongono il Bes, in relazione alla qualità di: politica e istituzioni pubbliche; della salute e attenzione agli stili di vita; delle relazioni sociali; del benessere economico; della capacità di ricerca e innovazione del Paese; della qualità dei servizi per le persone e le famiglie; del paesaggio e il patrimonio culturale; del sentirsi soddisfatti della propria vita; dell'ambiente e la sua tutela; del lavoro e la sua qualità; della sicurezza personale rispetto alla criminalità; dell'istruzione e la formazione.

Complessivamente il Bes italiano è in leggero miglioramento se guardiamo alla situazione del 2010 e a quella della scorso anno. Quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano infatti variazione positiva sull’anno precedente (43 su 110), mentre risultano inferiori le percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono sostanzialmente stabili (29,1%).
Rispetto allo scorso anno, i domini dove si registrano le migliori prestazioni sono “innovazione, ricerca e creatività” (86% di indicatori con variazione positiva), “benessere economico” (80%) e “lavoro e conciliazione dei tempi di vita” (67%).
Dove il nostro Paese va male, invece, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è il settore delle “relazioni sociali”: ha l’andamento più problematico nel breve periodo, a dimostrazione della continua perdita di coesione sociale che ha investito l’Italia negli ultimi anni.
Se ampliamo l’orizzonte temporale e confrontiamo l’Italia di oggi a quella del 2010, dal rapporto vengono fuori diversi numeri positivi: il 53,4% degli indicatori confrontabili (su un totale di 130, 116 sono confrontabili) presenta variazioni positive (62 su 116). Un risultato che fa riferimento all buon andamento nel medio periodo dei domini relativi a “salute” e “ambiente”, dove troviamo 9 indicatori su 14 in miglioramento.
Di fianco alle buone notizie, troviamo però il netto peggioramento del 36,2% dei domini, aggravati dalle difficoltà di un pieno recupero delle condizioni di benessere sperimentate prima della crisi economica. “Relazioni sociali”, “paesaggio” e “patrimonio culturale” segnano le perdite maggiori, senza contare che la flessione subita da “benessere economico” non trova ancora adeguata soluzione.

Tra le aree del Paese dove il Bes registra migliori performance troviamo le province autonome di Trento e Bolzano, seguono altri due territori a statuto speciale, la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia. Bene anche Lombardia ed Emilia Romagna. Meno favorevole la situazione nelle regioni del Centro.
Male, infine, alcune regioni del Sud. Registrano cattive performance tre regioni del Mezzogiorno, dove oltre la metà degli indicatori Bes registrano dati negativi. Parliamo di Calabria, Sicilia e Campania. Abruzzo e Sardegna, invece, si distinguono per una situazione del benessere più positiva rispetto alla media del Sud Italia.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

Ultime pubblicazioni