Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico.
Energia in sviluppo
I paesi emergenti investono in energia. In gran parte rinnovabile. La Nuova Banca di sviluppo dei paesi Brics (Ndb-Brics) ha lanciato, infatti, 23 progetti in infrastrutture energetiche per un valore di circa sei miliardi di dollari, durante il biennio 2017-2018. L'obiettivo è quello di rafforzare il settore, nei paesi Brics sul medio-lungo periodo. L'istituto finanziario, ha solo due anni di vita ed è stato creato nel 2015 dai Paesi con le economie piú dinamiche al mondo, ossia Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. La Nuova Banca di sviluppo dei paesi Brics ha infatti registrato buoni risultati nel biennio precedente, soprattutto nel settore dell'energia, garantendo nel solo 2016 finanziamenti pari a 1,5 miliardi di dollari.
Proseguendo su questa strada, il fondo biennale previsto - come si legge su 'Economic Times' - mette a disposizione 1,8 miliardi per sei joint ventures in India. Altri cinque progetti da 1,7 miliardi riguarderanno invece la Cina, mentre i restanti finanziamenti andranno per sette piani in Brasile, due in Russia e tre in Sudafrica.
Nel 2016 la Ndb è stata anche in grado di erogare, per la prima volta dei bond in valuta cinese, del valore di 437 milioni di dollari, che sono stati utilizzati per finanziare la costruzione di diversi impianti che sfruttano le energie rinnovabili negli altri Stati membri.
Una delle caratteristiche della Nuova Banca di sviluppo dei paesi Brics, infatti, è il focus molto determinato circa il finanziamento delle attività legate alle infrastrutture per lo sviluppo sostenibile che l'istituto finanziario si è impegnato a sostenere nei prossimi cinque anni per i due terzi dei finanziamenti erogati.
«La banca dedicherà il 65% dei finanziamenti di questo periodo alle infrastrutture per lo sviluppo sostenibile che incorporano criteri economici, ambientali e sociali nella progettazione e nell'implementazione», si legge nel documento di policy pubblicato dall'istituto a fine giugno 2017. «Energie pulite, infrastrutture per i trasporti, irrigazione, gestione delle risorse idriche e depurazione, sviluppo urbano sostenibile nonchè cooperazione e integrazione tra gli stati membri, sono alcune delle tematiche saranno affrontate», continua il documento che specifica anche il fatto che la maggior parte delle operazioni saranno sovrane o con garanzie sovrane.
Insomma i paesi Brics stanno puntando su operazioni che hanno un elevato tasso d'autonomia finanziaria rispetto allo scenario mondiale e concentrano la maggior parte degli sforzi verso lo sviluppo sostenibile, definito come lo era all'origine nel rapporto Brundtland del 1987: economia, ambiente e società. «La creazione della Nuova Banca di sviluppo dei paesi Brics significa che i paesi in via di sviluppo sono entrati in una nuova era e riflette le aspirazioni di queste nazioni. - ha affermato commentando la decisione il presidente dell'istituto K.V. Kamath - Ossia la volontà di svilupparsi reggendosi sulle proprie gambe». E questa scelta è sulle rinnovabili e sulla sostenibilità.