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Sisma: urge un piano di prevenzione anche in Italia

Sono oltre 12 milioni gli edifici che in Italia restano a rischio sismico, la messa in sicurezza procede con estrema lentezza anche a causa della mancata semplificazione delle procedure

Il terremoto in Turchia ha riportato in primo piano il tema della prevenzione antisismica delle costruzioni, la progettazione degli edifici secondo tecniche e criteri finalizzati a renderli più sicuri in caso di sollecitazioni provenienti da eventi tellurici. In Turchia il terremoto ha causato migliaia di vittime, con la distruzione di interi edifici, alcuni anche di enorme interesse storico-culturale. Il tema della prevenzione antisismica delle costruzioni è cruciale anche nel nostro Paese, caratterizzato dalla estrema bellezza unita alla fragilità del patrimonio storico, artistico e culturale, e purtroppo fortemente interessato dai terremoti.
 
La Rete Professioni Tecniche (RPT), che raggruppa gli Ordini e i Consigli Nazionali di nove professioni tecniche impegnate nel campo delle costruzioni e delle infrastrutture, esprimendo innanzitutto solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia, è “costretta a ricordare che un completo Piano di prevenzione sismica, elaborato dalle professioni tecniche, fu presentato per la prima volta, al Governo dell’epoca, nel Professional Day del 1° marzo 2012”.
Tale Piano - spiega la RPT - “è stato successivamente più volte aggiornato, anche per i contributi di numerose altre associazioni ed enti pubblici interessati, e migliorato al fine di mettere in sicurezza il nostro costruito in un periodo medio-lungo, ma purtroppo ad oggi non ha visto una significativa ed efficace attenzione da parte delle istituzioni. Col risultato che oltre 12 milioni di edifici in Italia restano a rischio sismico”.

Anche il Consiglio Nazionale Ingegneri conferma la stessa idea nel dibattito: "Il primo Piano di prevenzione sismica fu presentato oltre dieci anni fa e da allora non abbiamo registrato passi avanti soddisfacenti. - fferma Angelo Domenico Perrini, Presidente CNI - Anche i recenti strumenti legati ai bonus edilizi, che avrebbero potuto dare un impulso alla messa in sicurezza dei nostri edifici a rischio, non hanno avuto l’effetto sperato. Il ricorso al sisma bonus, infatti, è risultato residuale rispetto all’eco bonus, soprattutto a causa della complessità delle procedure e all’incertezza sulle tempistiche. Questi ultimi avvenimenti in Turchia e Siria dimostrano, ancora una volta, che non è più rinviabile l’adozione di un Piano di prevenzione sismica. Il sisma bonus, inoltre, va applicato con costanza in un periodo ragionevolmente lungo, intervenendo nella direzione della semplificazione. Queste iniziative non sono più rinviabili. Numerosi rapporti del nostro Centro Studi hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, che i costi economici della prevenzione sono certamente inferiori a quelli delle varie ricostruzioni. Senza contare che la prevenzione consente di salvare migliaia e migliaia di vite umane, risparmiando alle famiglie e al Paese intero insopportabili lutti”.

La previsione dei bonus edilizi, che mette a disposizione importanti incentivi, ha offerto un’opportunità - sottolineano i tecnici -, ma i tempi brevi concessi, le incertezze normative, le problematiche sui temi urbanistici ed edilizi, le difficoltà di intervento nei condomini, i rischi di interruzione dell’incentivo hanno creato molte difficoltà nell’applicazione concreta ed efficace. Infatti, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, i bonus sismici hanno fatto registrare importi pari ad appena un decimo rispetto a quelli del superbonus 110%, segno che la messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio procede con estrema lentezza, anche a causa della mancata semplificazione delle procedure.  

Né ha fatto passi in avanti l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato, altro punto importante nel Piano di Prevenzione sismica, strumento che consentirebbe di avere informazioni sulla storia tecnica, la manutenzione, la classificazione energetica e sismica delle nostre case. Esso, secondo la Rete, con la conoscenza diffusa dello stato di sicurezza sismica degli edifici, renderebbe convenienti questi interventi in quanto ne determinerebbe un elemento importantissimo di valutazione. D’altra parte, non si comprende perché nelle compravendite di unità immobiliari sia obbligatoria la certificazione energetica, e non si pensi che sia maggiormente necessaria la classificazione sismica.