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Rischio desertificazione con l'obiettivo 2 gradi

Uno studio su Nature avverte: pur rispettando l'obiettivo di Parigi, saremo costretti a vivere su un Pianeta più arido

Si aggiorna la classifica dell’anno più caldo di sempre. Appena concluso il 2017, l’agenzia meteorologa europea Coprenicus Climate Change Service, ci informa che lo scorso anno si è posizionato al secondo posto tra i più caldi di sempre. Non certo una novità, vista l’escalation degli ultimi anni e, soprattutto, viste le notizie poco rassicuranti sul capitolo emissioni.
Nel 2017, infatti, dopo qualche anno di “stabilità” le emissioni gas serra mondiali sono tornate a crescere (+2% rispetto al 2016) e lo hanno fatto nonostante la transizione economica – che però non tiene il passo del clima che cambia – e i buoni propositi ascoltati durante la COP 23 di Bonn.
Ciò che bisogna sottolineare, ed è proprio il dato che il centro meteo mette in risalto, è che il 2017, secondo solo dietro al 2016 per temperature medie, si è posizionato in alto in classifica pur essendo privo del fenomeno climatico periodico “El Nino” (da cui ci si aspettano aumenti di temperatura “anomali”).

Ad ingigantire l’allarme ci ha pensato, poi, l’uscita in questo inizio del 2018 del report “Keeping global warming within 1.5 °C constrains emergence of aridification” dove è scritto, nero su bianco, che con l’obiettivo dei 2 gradi di Parigi saremo comunque costretti a vivere in un Pianeta più arido.

Ci “salviamo” solo con 1,5°, ma stiamo andando verso i 3°
Pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Nature da un team di ricercatori internazionale diretto dai cinesi Chang-Eui Park e Su-Jong Jeong (della Scuola di scienze ambientali e ingegneria della Southern university of science and technology di Shenzhen), lo studio afferma che pur contenendo l’aumento del riscaldamento globale a 2 gradi Celsius, la superficie della Terra subirà significativi cambiamenti.
Più di un quarto del Pianeta diventerà più arido creando danni per l’approvvigionamento idrico delle popolazioni, alla fertilità dei terreni agricoli e ai settori dell’economia e dell’energia.
Se riuscissimo invece a contenere l’aumento entro 1,5 gradi, la desertificazione interesserà circa 1/10 delle terre emerse. Una differenza netta, come afferma Manoj Joshi, co autore del report: “La nostra ricerca prevede un’aridificazione su larga scala che potrebbe coinvolgere il 20-30% della superficie terrestre se dovessimo fermare l’aumento delle temperature a 2 gradi Celsius. Ma i due terzi di queste regioni potrebbero evitare questi danni da climate change con un aumento di 1,5 gradi”.
Le aree del mondo che trarrebbero maggiore beneficio dal restare sotto l’asticella di 1,5 gradi sono parte del sud-est asiatico, dell’Africa meridionale, dell’America centrale, dell’Australia meridionale e dell’Europa meridionale (Italia compresa). In queste zone vive il 20% della popolazione mondiale.
Per prevedere la quantità di acqua disponibile in futuro, il team di ricerca ha utilizzato diverse proiezioni e scenari di riscaldamento. L’inaridimento dei suoli è tra le principali minacce collegate al cambiamento climatico e la perdita di terreni, e quindi degli alberi necessari per lo stoccaggio della CO2 in atmosfera, rende l’effetto serra un fenomeno ancor più devastante per il presente e futuro benessere della popolazione mondiale.
Come ricorda la prima firma del report Chang-Eui Park: “Una minaccia come l’aridificazione del terreno genera una serie di impatti che ricadono su diverse aree. Come l’agricoltura, la qualità dell’acqua e la biodiversità. Inoltre, la siccità si può anche trasformare in incendi di grandi proporzioni, proprio come successo mesi fa in California”. 

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Parole chiave

clima | desertificazione

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Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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