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Il 75% del suolo globale è degradato

A sostenerlo è la Commissione Europa attraverso il suo “Atlante mondiale sulla desertificazione”. Senza alcun rimedio, si rischia quota 90% entro il 2050

Degradato il 75% del suolo mondiale. Ciò vuol dire che in diverse zone già si riscontrano difficoltà nel produrre beni e servizi ambientali necessari al benessere umano.
L’allarme questa volta arriva dalla Commissione Europea che, grazie ai ricercatori del Joint Research Centre, ha finalmente aggiornato (l’ultimo aggiornamento risaliva al 1998) il suo “Atlante mondiale sulla desertificazione”. Inoltre, se non dovessimo cambiare il modo con il quale stiamo gestendo questa preziosa risorsa, rischiamo di arrivare a toccare quota 90% entro il 2050.
“Negli ultimi vent'anni, dopo la pubblicazione dell'ultima edizione dell'Atlante mondiale della desertificazione, le pressioni sul territorio e sul suolo sono aumentate in misura esponenziale sostiene Tibor Navracsics, Commissario per l'Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport e responsabile per il JRC -. Al fine di preservare il nostro pianeta per le generazioni future, dobbiamo cambiare con urgenza il modo in cui trattiamo queste risorse preziose. La nuova edizione dell'Atlante, molto più avanzata, fornisce ai responsabili politici a livello mondiale informazioni complete e facilmente accessibili sul degrado del suolo, sulle sue cause e sulle possibili soluzioni per combattere la desertificazione e ripristinare i terreni degradati”.

Il ritmo dell’impoverimento del terreno procede a velocità sostenuta, basti pensare che ogni anno l’attività antropica è responsabile del degrado di una porzione di 4,18 milioni di chilometri quadrati, area che potrebbe essere paragonata all’estensione di mezza Unione Europea.
Sono Cina, Africa subsahariana ed India le regioni più nel mirino. Quelle dove, a fronte di una stima che parla del 10% in media di cibo in meno a livello globale, ci si aspettano picchi del 50% in meno di produzione agricola. E proprio nelle stesse aree in cui, invece, dovrebbe aumentare in modo esponenziale la popolazione.
Ma anche l’Europa dovrà farsi carico dei danni e, per questo, già da ora vanno messe in cantiere delle serie strategie di contrasto al fenomeno. Come conferma Karmenu Vella, Commissario europeo per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca: "L'Atlante mondiale della desertificazione ci aiuterà a comprendere il crescente problema della desertificazione e del degrado del suolo e come affrontarlo. L'Atlante mostra un'Unione Europea sempre più colpita dalla desertificazione, sottolineando l'importanza di azioni in materia di protezione del suolo e uso sostenibile del territorio e delle acque in settori quali l'agricoltura, la silvicoltura, l'energia e i cambiamenti climatici. Si tratta dell'approccio raccomandato nella Strategia tematica dell'UE per la protezione del suolo che rappresenta la nostra migliore speranza di conseguire la neutralità in termini di degrado del suolo, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030”.

La lotta alla desertificazione, fenomeno che s’intensifica con l’aumento delle temperature, è fondamentale pure per cercare di contenere i flussi migratori dei prossimi anni, che diversi studi confermano destinati a crescere sempre di più. Ed il nesso è facilmente spiegale: nessuno sceglierebbe di vivere in zone dove manca sia acqua che cibo, significherebbe mettere a repentaglio la propria vita.
Ma non è solo una questione sociale. La Commissione ritiene infatti che la desertificazione, oltre a far perdere decine di miliardi di euro all’Europa, possiede un costo annuo compreso tra il 10% e il 17% del Pil globale. Una cifra altissima.

Pur essendo, però, un problema su vasta scala, è dal piccolo che bisogna (ri)partire. Lo studio suggerisce maggiore impegno e una più efficace cooperazione a livello locale per arrestare sia il degrado del suolo sia la perdita di biodiversità.
Tra le possibili soluzioni, va limitata l’espansione agricola, una delle principali cause di degrado del suolo, aumentando la resa dei terreni agricoli già esistenti. Fondamentale sarà poi la riduzione degli sprechi, il passaggio a regimi alimentari basati sul vegetale consumando quindi meno carne, la quale dovrà comunque essere prodotta nel modo più sostenibile possibile.

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clima | desertificazione

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Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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