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Record di crimini ambientali nel 2017

Lo dice il nuovo rapporto Ecomafia presentato da Legambiente: un giro di affari di 14 miliardi di euro l’anno

Un 2017 da record. Mai nella storia sono stati effettuati così tante inchieste e arresti, legati ad attività illecite a danno delle risorse naturali, come quelli avvenuti lo scorso anno.
È quanto emerge dal nuovo “rapporto Ecomafia 2018” presentato nei giorni scorsi da Legambiente. Un aumento dovuto sia all’applicazione della legge sugli Ecoreati, introdotta soltanto due anni fa, che ad una maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine contro i trafficanti di rifiuti.
In totale, sono 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017, dato che fa segnare un più 139% rispetto all’anno precedente.
Ed ancora una volta, è la corruzione il male numero uno per il benessere dei cittadini. Le grosse cifre in ballo per i progetti che interessano da vicino l’ambiente, come il traffico dei rifiuti, e la discrezionalità che viene data in fase decisionale per l’affidamento di determinate attività, creano infatti il terreno adatto per le pratiche corruttive.
Tra i principali protagonisti non troviamo soltanto imprenditori e faccendieri corrotti. Operano nel settore anche diverse associazioni criminali mafiose, che nella maggior parte dei casi svolgono un lavoro intermediario, da collante tra le varie figure del settore. Secondo il censimento fatto dall’associazione ambientalista, i vari clan attivi in questo business criminale sono 331.

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia - dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani - dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente. Contiamo sul contributo del ministro dell’ambiente Sergio Costa e sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali di iniziativa parlamentare come avvenuto nella scorsa legislatura. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.

Un giro d’affari che sale a 14,1 miliardi di euro, il 9,4% in più rispetto al 2016, e che trova nel traffico illecito dei rifiuti il settore più proficuo.
Il 24% delle inchieste, infatti, riguarda proprio il comparto dei rifiuti, diventato il vero cuore pulsante delle strategie criminali. In questa speciale, e poco confortante, classifica seguono i delitti contro gli animali e la fauna selvatica (22,8% del totale), gli incendi boschivi (21,3%) e l’abusivismo edilizio ad alimentare il “ciclo del cemento” (12,7%).
Più che allo smaltimento vero e proprio dei rifiuti, le organizzazioni criminali puntano soprattutto a camuffare le operazioni di trattamento e riciclo, da una parte per evadere il fisco e dall’altra per ridurre i costi. Tra le tipologie predilette troviamo: fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone.

Crescono anche gli attacchi all’agroalimentare ed alla biodiversità. Nel settore agroalimentare si contano ora 37 mila reati, dove i comparto dell’ittico, della ristorazione, dei vini, della cosmesi e della sanità, risultano essere quelli più colpiti. Per quanto riguarda la biodiversità, ammontano a più di 6 mila le persone denunciate. Una media di quasi 17 al giorno.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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