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PNRR, obiettivi raggiunti e passi ancora da compiere

Carenze sulla missione della transizione ecologica, il punto di vista di Bratta, presidente del Distretto La Nuova Energia

Di recentissima pubblicazione è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il Piano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU. Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, per un totale degli investimenti di 222,1 miliardi di euro. 

Queste le missioni previste dal piano: 

1 – Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura

2 – Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica

3 – Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile

4 – Istruzione e Ricerca

5 – Inclusione e Coesione

6 – Salute

“Bene la maggiore convergenza degli strumenti del PNRR verso l’inclusione di genere e il sostegno all’istruzione e occupazione dei giovani, ma occorre uno sforzo in più sul fondamentale tema della semplificazione per il raggiungimento della transizione verde, obiettivo dell’European Green Deal”. Si è espresso così in merito Beppe Bratta, presidente del Distretto Produttivo Pugliese “La Nuova Energia” , impegnato con il Coordinamento FREE nell’analisi tecnica dei contenuti delle sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

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La missione “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia complessivamente 68,6 miliardi, di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo. I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile. Ioltre stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l’anno. Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore. Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto. Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15%, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.

“Trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 è una sfida ambiziosa, ma non impossibile – sottolinea Beppe Bratta -. Sono tuttavia necessari una serie di aggiustamenti agli strumenti messi in campo dal governo, in modo che diano alla transizione energetica maggiori dignità e concretezza”. In particolare, secondo l’analisi operata attraverso uno studio del Coordinamento Free, gli impulsi applicati dal PNRR sulle sole fonti rinnovabili produrranno una implementazione della potenza produttiva di soli 25 punti percentuali rispetto al valore approvato dal Parlamento europeo e che fissa invece gli obiettivi di riduzione climatica entro il 2030 al 55 per cento (e che l’Italia – nel PNRR – traduce in un 51 per cento).

Sul capitolo dei programmi per lo sviluppo industriale delle rinnovabili, sembrano del tutto assenti puntuali indicazioni sulle priorità da porsi, così come non si ravvisano cenni sugli obiettivi da raggiungere entro la prima fase di sviluppo verso la decarbonizzazione prevista dalla strategia europea (2024). “Alcuni capitoli di finanziamento – continua Bratta – come ad esempio quelli relativi allo sviluppo delle rinnovabili risultano insufficienti se relazionati agli obiettivi dell’industria italiana di settore. Ci sono settori, inoltre, caratterizzati negli ultimi anni da chiari trend di crescita e che, pur rappresentando i fondamenti della nostra industria come le rinnovabili o la mobilità sostenibile, sono affrontate nel Piano con esitazione e timidezza, senza un reale sguardo sul futuro”. Assente eccellente del Piano è l’economia circolare, trattata nel documento nella sola accezione della gestione dei rifiuti. “Una trattazione alquanto parziale di un ben più complesso processo – continua Bratta – in cui tra l’altro il concetto di rifiuto continua a non essere inquadrato nell’ottica di risorsa. Anche in questo caso servirebbe una politica industriale che includa l’intera filiera, dalla scelta dei materiali e dallo sviluppo del componente, fino al suo uso corretto. Audacia e coraggio devono costituire gli elementi fondamentali del PNRR: occorre partire immediatamente dai decreti attuativi, che devono essere tempestivi e coerenti, per trasformare gli ingenti finanziamenti previsti per i prossimi anni in un volano di sviluppo realmente sostenibile per le aziende e le persone - conclude il presidente del Distretto Produttivo Pugliese Beppe Bratta -. Senza considerare che siamo ancora in attesa di una risposta soddisfacente ed esaustiva all’interrogazione rivolta al Ministro della Transizione ecologica dal deputato Andrea Vallascas: lo sviluppo delle rinnovabili è in una fase di forte rallentamento, e senza un immediato intervento il raggiungimento degli obiettivi per l’Italia fissati nel Pniec entro il 2030 sarà pressoché impossibile”.