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Greenpeace accusa le grandi marche di usare sostanze tossiche nei loro prodotti

In circa il 90 % dei prodotti analizzati è stato riscontrato il PFOA (Acido Perfluoroottanoico) responsabile di numerose malattie come il cancro
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Non è un semplice allarme, stando così le cose, si tratterebbe di un'emergenza vera e propria se si pensa che queste marche sono molto vendute. Ognuno di noi nel proprio armadio avrà a questo punto, senza ombra di dubbio, un capo di abbigliamento impermeabile e dunque "tossico". Il rapporto "Tracce nascoste nell'outdoor" è partito da un sondaggio, è stato chiesto alle marche outdoor se usassero o meno il PFC nei loro prodotti. La maggior parte delle aziende intervistate ha risposto di sì, ma senza indicare in quali prodotti venissero utilizzati. A quel punto Greenpeace ha analizzato 40 prodotti, votati nei mesi scorsi dagli appassionati di tutto il mondo sul sito web dedicato, trovando Pfc non solo nell'abbigliamento, ma anche in scarpe, tende, zaini, corde e perfino sacchi a pelo. Solo in 4 prodotti (il 10%) non sono stati rilevati Pfc. Marchi come The North Face, Patagonia, Mammut, Salewa e Columbia utilizzerebbero nei loro prodotti sostanze chimiche pericolose e persistenti, dannose per la salute e l'ambiente. Il PFOA (Acido Perfluoroottanoico) ad esempio è un PFC a catena lunga responsabile di numerose patologie e malattie gravi come il cancro, ed è uno dei materiali comunemente utilizzati per impermeabilizzare. "I nostri risultati confermano lo scarso rispetto di questi marchi per la natura e per la nostra salute: non si fanno scrupolo di usare sostanze chimiche pericolose nelle loro filiere produttive. - dichiara Mirjam Kopp, Detox Outdoor Global project leader di Greenpeace - Insieme a tutti gli amanti della natura e degli sport all’aria aperta li sfidiamo a mostrarci veramente cosa vuol dire essere aziende leader nel rispetto dell’ambiente: per questo motivo chiediamo loro di smettere subito di usare sostanze chimiche così pericolose sottoscrivendo un impegno Detox. Ciò che mi preoccupa è che queste sostanze si degradano molto lentamente una volta immesse in natura entrando così nella catena alimentare e causando una contaminazione pressoché irreversibile. - conclude - Abbiamo trovato i PFC in alcune delle aree più remote del pianeta, in animali come delfini e orsi polari e persino nel sangue umano." "Negli ultimi anni, - afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia - molti marchi dell'outdoor hanno abbandonato i Pfc a catena lunga a favore di quelli a catena corta, sostenendo che fossero un'alternativa meno dannosa. Eppure, recentemente, più di 200 scienziati da 38 Paesi hanno firmato la Dichiarazione di Madrid sull'ambiente e la sicurezza che raccomanda di evitare l'uso di tutti i Pfc - inclusi quelli a catena corta - nella produzione dei beni di consumo. Il primo marchio del settore outdoor ad annunciare ufficialmente oggi l'impegno Detox è Paramo Directional Clothing."

Autore

Eleonora Moscara

Eleonora Moscara

Freelance leccese. Inizia a lavorare come giornalista nel 2008 nella redazione tg di un'emittente televisiva locale. Fino ad oggi ha collaborato con diverse testate: dalla carta stampata al web e uffici stampa di vario genere. Si occupa prevalentemente di ambiente e cultura. Scrive sul Nuovo Quotidiano di Puglia e sulla rivista Salento Review. Per Tekneco coordina la redazione web e si occupa della gestione del social media management.

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