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Nasce la legge popolare a tutela del suolo

Presentata dal "Forum Salviamo il Paesaggio", intende arrestare l’annoso fenomeno del consumo di territorio in Italia

Una legge di iniziativa popolare per salvare il suolo, una legge per fermare l’uso sfrenato del cemento. È quanto partorito da un team di lavoro multidisciplinare composto da 75 persone tra cui docenti universitari, ricercatori, architetti, sindacalisti, paesaggisti, biologi, consulenti ambientali e giornalisti.
La proposta arriva dal “Forum Salviamo il Paesaggio” di fronte all’incapacità politica di mettere in campo delle serie contromisure a tutela del paesaggio e della sicurezza sempre più minacciata dal dissesto idrogeologico.
“Finalmente possiamo, con piacere, annunciarVi che il nostro Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare ha completato il proprio compito: la nostra Proposta di Legge Popolare NORME PER L’ARRESTO DEL CONSUMO DI SUOLO E PER IL RIUSO DEI SUOLI URBANIZZATI ora è pronta”, si legge sul loro sito di riferimento.
Portato avanti negli ultimi 13 mesi, la proposta si compone in tutto di 10 gli articoli che intendono arrestare “la modifica o la perdita della superficie agricola, naturale, seminaturale o libera, a seguito di interventi di copertura artificiale del suolo, di trasformazione mediante la realizzazione – entro e fuori terra – di costruzioni, infrastrutture e servizi o provocata da azioni, quali asportazione ed impermeabilizzazione”. Si va dall’articolo 1 dove vengono messi in chiaro principi e finalità della proposta di legge, all’articolo 2 che fissa i paletti sulle definizioni di “suolo” e “consumo di suolo”, dall’articolo 3 che intende vietare l’uso del suolo per qualsivoglia utilizzo, all’articolo 4 che regola il criterio del “riuso” (tutti gli articoli sono presenti a questo link)…

Una legge partita dal basso dunque, che sa pure di protesta nei confronti dell’attività parlamentare, colpevole di aver vanificato quanto di buono presentato sul tema durante l’ultima legislatura: “Un fallimento, quello della politica, che ci obbliga a riprendere con energia la battaglia, perché di battaglia si tratta, per arrestare subito il consumo di territorio. Arrestare e non limitare o ridurre. Perché quello che serve oggi è un taglio netto. Un obbligo per legge – spiega il Forum promotore del progetto di legge -. Una legge che oltre a porre la parola “fine” al film ‘Le mani sulla città’ che va in onda ininterrottamente dal secondo Dopoguerra, punti tutto sul recupero dell’enorme patrimonio edilizio esistente, sulla bonifica e riconversione ecologica delle immense aree dismesse e abbandonate (una vera e propria emergenza diffusa su tutto il territorio nazionale che deve vedere lo Stato applicare il principio costituzionale che prevede la tutela della proprietà privata solo se questa ha una funzione sociale), sulla valorizzazione urbanistica, sociale, economica e culturale sia dei centri storici e sia delle periferie dormitorio cresciute fuori dalle mura e ai margini delle autostrade”.

I numeri sul consumo di suolo in Italia
Negli ultimi 50 anni il consumo medio del territorio si attesta intorno ai 6-7 metri quadrati al secondo. Nel 2018 abbiamo continuato a divorare terra al ritmo di 4 metri quadrati al secondo e solo tra il 2013 ed il 2015, ci informa l’ISPRA, le nuove coperture artificiali hanno interessato 250 chilometri quadrati di suolo. In pratica è come se ci fossimo mangiati una superficie pari a 35 campi da calcio ogni 24 ore. In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai circa 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio, una superficie pari all’Emilia Romagna. Perdiamo suolo a vista, e con esso biodiversità, bellezza, paesaggio, qualità della vita, salute, storia, agricoltura. Il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991.
Una perdita netta di beni e servizi prodotti dall’ambiente – identificati dal mondo accademico come “Servizi Ecosistemici” – che in termini monetari varia tra 538,3 e 824,5 milioni di euro all’anno (tra i 36.000 e i 55.000 euro la perdita per ettaro).

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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