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Ipotesi Price Cap, stop alle speculazioni sul caro prezzi gas e petrolio

Continua la battaglia di Palazzo Chigi con l'obiettivo di porre rimedio al caro prezzi energetico. L'intervista al presidente di FederPetroli
  • (Michele Marsiglia, presidente Federpetroli)

    (Michele Marsiglia, presidente Federpetroli)

La misura del Price Cup, chiesta con insistenza dall’esecutivo guidato da Mario Draghi, avrebbe l’obiettivo di calmierare le tariffe dell’energia, dal momento che queste ultime sono influenzate dal prezzo del gas applicato ai fornitori di corrente. Il meccanismo fisserebbe il tetto massimo sulle importazioni di gas o petrolio dalla Russia, imposto unilateralmente da tutti i paesi per impedire a Mosca di vendere a un prezzo più alto. Putin si troverebbe di fronte a una scelta: continuare a fornire idrocarburi all’Ue incassando meno oppure tagliare i flussi e azzerare le entrate dall’Ue. 

Il riferimento al ‘price cap’ chiesto dall’Italia aveva preso forma di un invito da parte dei leader alla Commissione “ad esaminare, anche insieme ai nostri partner internazionali, modalità per contenere l'aumento dei prezzi dell'energia, compresa la fattibilità dell'introduzione di tetti temporanei ai prezzi all'importazione, se del caso”, si legge nel documento. La battaglia di Palazzo Chigi si basa sul fatto che il costo del metano è inspiegabilmente e artificialmente più alto del suo effettivo valore di mercato. Di qui la richiesta di limitarlo unilateralmente con un tetto stabilito a livello Ue.

L'interivsta a Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli:

La guerra ucraina continua a far oscillare i mercati, quali saranno le conseguenze?

«La forte speculazione a cui stiamo assistendo non è altro che una legge del mercato. Una soluzione, se parliamo di gas, è un Price Cap da applicare per tenere sotto controllo le forti oscillazioni giornaliere del prodotto. È anche vero però che gli interessi degli Stati europei sono diversi, specialmente in materia energetica e sarà difficile da far accettare a tutti, dato che, anche in Europa esiste qualche paese che con questa speculazione sta realizzando forti guadagni seppur a danno di altri. Per quel che riguarda il greggio la situazione è diversa. Veniamo già da anni in cui la geopolitica petrolifera internazionale è in forte evoluzione, considerando anche il cambiamento della natura costituzionale dell’Opec. Nuove scoperte, nuovi giacimenti e nuovi scenari di domanda ed offerta. Le rotte del petrolio si stanno evolvendo e la speculazione non è causata dal conflitto russo-ucraino, incide solo in minima parte».

Embargo del petrolio russo, che succede ora?

«Siamo nel pieno ancora del conflitto e non è ancora il momento di sostenere o intravedere una soluzione, specialmente nell’Oil & Gas. Le ultime sanzioni recitano che in pochi mesi non vi sarà più possibilità di acquisto di greggio via mare e che, successivamente, anche tutti i prodotti raffinati russi dovranno essere non più approvvigionati. Viviamo già oggi una situazione di crisi molto forte, con le nuove sanzioni non potrà altro che aggravarsi, parlo dell’Italia. La situazione è particolare e non si riesce a definire un planning di medio periodo, il monitoraggio lo stiamo facendo giorno per giorno e, molto volte a distanza di ore gli scenari cambiano».

Su cosa deve puntare l'Italia?

«Sull’Energia nazionale, sulle proprie risorse energetiche, parlo di tutte le forme di energia disponibile, non solo di idrocarburo. In Italia è sbagliato il metodo. Sappiamo che non esiste una Strategia Energetica Nazionale (S.E.N.), o meglio esiste ma è insignificante. Non possiamo pensare di risolvere un problema quando si presenta la necessità, come in questi mesi. Gli stoccaggi, i rigassificatori, gli approvvigionamenti interni ed esteri, vanno pianificati nel tempo, realizzando una normalità del mercato energetico, incrementando le scorte durante tutto l’anno. Poi ben vengano tutti gli accordi di approvvigionamento e di partnership estere. La nostra fortuna rispetto ad altri Stati è che abbiamo una delle prime ormai Oil Company a livello mondiale che si chiama ENI. Questo significa per il nostro Paese, grandi progetti internazionali, preferenza negli accordi e alleanze, sviluppo per la nostra industria. Il mercato interno energetico italiano è in crisi fino a quando non ci sarà una definizione di Politica Energetica nuova. Ma almeno all’estero l’energia italiana e la professionalità delle nostre aziende è salva. Dobbiamo iniziare a pensare che il conflitto in corso prima o poi finirà e, la ‘corsa petrolifera’ più grande si disputerà in Africa e Medio Oriente. Non possiamo non essere pronti».