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Come cambia l’Italia?

Presentato il nuovo rapporto ISPRA che racconta di un Paese afflitto dal consumo di suolo e dove si abbandonano le campagne preferendo i grandi centri urbani.

L’Italia è un Paese sempre più urbanizzato. Lo si legge nell’ultimo rapporto fornito dall’ISPRA, (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in collaborazione con l’SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente), dal titolo “Territorio – Processi e trasformazioni in Italia”, presentato a Roma l’11 dicembre.

Secondo la prima edizione del report, il nostro Paese è caratterizzato da un suolo molto fragile, per via di anni e anni di incuria del territorio da parte degli organi competenti e dalla crescita degli effetti negativi prodotti dal cambiamento climatico.
La ricerca, dove si evidenzia come sia necessario rigenerare il suolo e le aree urbane, analizza le principali modifiche che ha subito il nostro paesaggio e intende essere uno punto di partenza per un monitoraggio più accurato.
Innanzitutto salta all’occhio il dato sul consumo di suolo: le aree artificiali per via di nuove infrastrutture di trasporto, nuove costruzioni e altre coperture “non naturali”, sono cresciute di oltre il 180% rispetto agli anni ’50.

Per quanto riguarda il numero di alberi, negli ultimi anni (periodo di riferimento 2012-2017), sono cresciuti del 4,7% arrivando a occupare circa 14 milioni di ettari di territorio. Numeri che però non devono trarre in inganno, perché il dato va contestualizzato. Il verde, infatti, cresce in aree marginali del Paese. Nelle città e nelle zone limitrofe invece cresce la copertura artificiale, provocando una perdita di benessere, data dai beni e servizi prodotti dall’ambiente, alla collettività.
Inoltre, l’ISPRA fa notare che “tale espansione non comporta sempre un aumento in termini di biodiversità, soprattutto quando si assiste all’ingresso di specie aliene invasive, o alla riduzione di spazi aperti, radure, e altri habitat che svolgono un ruolo fondamentale per la conservazione di talune specie”.

Se si guarda il coefficiente di copertura arborea relativa alle regioni italiane, al primo posto troviamo la Liguria con l’80,7%, seguono Calabria (67%) e Toscana (60,8%).  Le regioni con minore copertura arborea risultano invece il Veneto (29,5%) e la Lombardia (32,9%).
Passando alle città, a sorpresa è una del sud al primo posto, in una regione dove l’abuso di cemento, anche nelle zone costiere, è davvero alto. Parliamo di Reggio Calabria con il 54,5%, seguita da Genova (54%) e Messina (49,9%). Bassissima la copertura arborea di Roma in rapporto al territorio, che segna solo il 21, 7%. Non fa meglio Milano con il 10,7%.

Altro dato negativo arriva dalla perdita di terreno per l’agricoltura. Una tendenza preoccupante, in atto non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Un progressivo abbandono non dovuto all’improduttività dei terreni, ma dalla voglia di spostarsi nelle città, magari per cercare lavoro “diverso” da quello che la campagna offre.
“La riduzione dei terreni coltivati dovuta all’espansione urbana avviene prevalentemente nelle zone pianeggianti, mentre la ricolonizzazione forestale si verifica soprattutto nelle aree interne, nelle zone collinari e lungo l’arco alpino e appenninico alle quote più elevate”, si legge nel rapporto, inoltre “l’abbandono delle aree agricole favorisce nel corso degli anni la ricolonizzazione da parte del bosco che oggi interessa il 40% del territorio, in particolare nelle zone montane, dove gli alberi arrivano a coprire complessivamente il 65% del territorio”.

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italia | tutela paesaggio

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Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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