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Il WWF chiama i partiti all’azione

Presentato il dossier sulla normativa ambientale italiana: l’80% proviene dall’Europa, 458 milioni di euro pagati per infrazioni

L’attuazione di una strategia per la biodiversità, un piano energia e clima improntato sul comparto delle rinnovabili, l’attuazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda2030. Sono tra le dieci richieste avanzate dal WWF Italia alla classe politica in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. L’associazione ambientalista attraverso un “patto europeo per la sostenibilità” ha intenzione di monitorare la coerenza dei partiti tra dichiarazioni in campo ambientale e fatti. Per aprire il dibattito sul tema, e dimostrare quanto siano importanti in questo settore le decisioni che vengono prese in sede comunitaria, il 16 aprile nella sua sede di Roma in via Po il WWF ha presentato il dossier “Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato”.

Il documento rappresenta una sorta di elenco delle norme ambientali prodotte in Europa e che dimostrano quanto in effetti i regolamenti del Belpaese dipendano dall’Unione. L’80% della normativa ambientale oggi vigente nell’ordinamento italiano deriva infatti da direttiva europee, un fattore, sottolinea l’associazione, che “ha contribuito a tutelare il benessere dei cittadini italiani”.

Non va dimenticato, poi, che l’Europa è stata la prima regione del mondo ad adottare il principio di precauzione e il principio chi inquina paga, declinando nel corso degli anni il concetto di sviluppo sostenibile. Il dossier fornisce un’istantanea sulla gestione ambientale del Paese che dimostra di avere diverse pecche in merito. Il 23% del totale delle infrazioni comunitarie che pendono sull’Italia, infatti, sono di matrice ambientale. Al momento si contano 17 procedure aperte sulla gestione dell’acqua, dell’aria e sulla tutela degli ecosistemi. Ma il settore dove la cattiva gestione risulta più marcata è quello dei rifiuti.

Un fattore che nel corso degli ultimi anni ha rappresentato un costo salato per le casse dello Stato, basti pensare che dei 458 milioni di euro sborsati fino ad ora per violazione del diritto europeo, 204 milioni sono stati pagati per l’uso abusivo di discariche e 151 milioni per l’incuria con cui è stato affrontato il problema nella regione Campania. Per questo l’associazione chiede tra le sue proposte che si dia maggiormente spazio a norme in materia di “end of waste”, in grado di incentivare il circuito virtuoso dell’economia circolare. Secondo l’ultima disposizione dell’Unione, entro il 2035 al massimo una quota pari al 10% dovrà finire in discarica (qui il nostro Paese ha ancora molto da fare: oggi ne conferisce il 28%).

Il direttore generale del WWF Italia Gaetano Benedetto ha dichiarato: “L’Europa ci ha insegnato come perseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile tenendo conto del principio di precauzione nell’uso delle risorse naturali. Grazie a un patrimonio di 550 direttive, l’Europa ha migliorato i regolamenti e i nostri standard di vita. In questo periodo di crisi, gli elevati standard ambientali comunitari possono costituire un vantaggio competitivo per il rilancio dell’economia e della società italiana”. Durante la presentazione sono stati toccati altri due punti cardine per il buono stato ambientale del Paese. Il primo è quello di attuare regolamenti a difesa degli ecosistemi in generale, ricordando che l’Italia è la nazione europea con il più alto tasso di biodiversità, sia per specie animali che vegetali. Il secondo riguarda la gestione dei flussi di pesca: in Europa oltre l’80% degli stock ittici risulta già sovra sfruttato.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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