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Il pianeta ha bisogno di una Amazzonia viva

Emozionato il neo presidente del Brasile Lula ha messo l'ambiente al primo posto del suo programma elettorale

«Il pianeta ha bisogno di una Amazzonia viva: un albero in piedi vale più di tonnellate di legname estratto illegalmente». Il neo eletto presidente progressista del Brasile Luis Inacio Lula da Silva ha le idee molto chiare sull'emergenza climatica e ambientale: «Il Brasile è pronto per lottare contro la crisi climatica e per la deforestazione zero dell'Amazzonia». La posizione del nuovo presidente è chiaramente in controtendenza rispetto a quella del predecessore che aveva preoccupato, e non poco, il mondo ambientalista.  

La rivista Nature aveva pubblicato in merito un editoriale in cui stigmatizzava la politica del leader della destra, accusandolo di aver “raddoppiato in 4 anni la deforestazione nella regione amazzonica…" facendo venire meno i diritti delle popolazioni indigene. La rivista avvertiva inoltre che la permanenza di Bolsonaro per altri 4 anni, avrebbe portato un "danno decisamente irreparabile" a causa di una gestione ritenuta "disastrosa per la scienza, l'ambiente, il popolo brasiliano e il mondo". Il Brasile ospita nel suo territorio i due terzi di ecosistema amazzonico che Bolsonaro proponeva di aprire allo sfruttamento economico. Negli ultimi quattro anni, buona parte del sistema di protezione della selva è stato smantellato e il disboscamento ha raggiunto un livello record.

Molto diversa la posizione di Lula già dimostrata nei 7 anni di governo poi fermati dalla sua condanna in due processi per corruzione che lo ha costretto in cella per 580 giorni. In seguito dei quali Lula era stato liberato grazie a una sentenza delle Corte suprema, che aveva stabilito un principio: nessun cittadino può essere incarcerato dopo il secondo grado, quando ancora non c’è una sentenza definitiva. Ma qual è il programma di Lula per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e rendere il Brasile veramente coerente con il verde della sua bandiera?

La riforma fiscale sembra la via maestra: c'è il credito verde, misura per le aziende che operano nel settore agroalimentare, che ha lo scopo di avvantaggiare chi raggiunge gli obiettivi ambientali tramite dei benefit dal punto di vista della tassazione; l'assegnazione di foreste e aree rurali alle comunità locali (indigeni); riprendere dell'Accordo di Parigi e della politica climatica, il Piano nazionale per il Clima sarà ripreso e aggiornato; modificare il settore dei trasporti per renderli a basse emissioni di carbonio.

Inoltre l'ex ministro dell'Ambiente Carlos Minc ha dichiarato: «Saranno revocati i decreti e le ordinanze che cancellano le multe ambientali, che limitano l'azione delle agenzie ambientali, che facilitano il rilascio di pesticidi, molti dei quali sono vietati in Europa, che stimolano la deforestazione, l'accaparramento illegale di terre e l'estrazione mineraria illegale».