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Agricoltura integrata, la scienza al centro per uno sviluppo efficiente e sostenibile

La sostituzione degli agrofarmaci rende necessaria, per garantire i livelli produttivi, un’intensificazione delle attività agricole con conseguenze negative per la biodiversità e per l’ambiente

Articolo a cura di Alberto Ancora, Presidente Federchimica – Agrofarma, Associazione nazionale imprese agro farmaci.

Negli ultimi anni il dibattito sulla possibilità di ridurre significativamente l’utilizzo di agrofarmaci e input chimici in agricoltura si è intensificato, portando il mondo scientifico a interrogarsi su quali ricadute avrebbe per le economie agricole e le filiere ad esse legate un drastico ridimensionamento delle sostanze attive a disposizione degli agricoltori.

Alcuni ultimi importanti studi di settore testimoniano come non solo l’indotto economico delle produzioni agricole – e con esso l’occupazione e la competitività delle imprese su scala internazionale – risentirebbe drammaticamente della riduzione nell’impiego degli agrofarmaci, ma come la loro sostituzione renda necessaria, per garantire analoghi livelli produttivi, un’intensificazione delle attività agricole sui terreni, con conseguenze negative per la biodiversità e per l’ambiente.

In tale contesto l’agricoltura integrata, orientata all’innovazione e alla compartecipazione di metodi di produzione alternativi e complementari, continua a rappresentare la risposta per un modello virtuoso e realmente all’avanguardia, anche per le sfide ambientali.