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Sull'energia parla il ministro

Carlo Calenda interviene sugli esiti del G7 Energia. E si chiarisce la posizione, negativa, dell'Italia sull'argomento

Carlo Calenda è ottimista. Secondo il nostro ministro dello Sviluppo Economico il mancato accordo al G7 Energia sulla dichiarazione congiunta finale, è la prima volta che accade, non mette al rischio gli obiettivi dell'Accordo di Parigi per limitare i cambiamenti climatici.

«Al contrario sei Paesi su sette, e l'Unione europea, hanno ribadito in modo fermo la volontá di perseguirli - ha detto Carlo Calenda, in un'intervista al Sole 24 Ore - Abbiamo preso atto del fatto che la nuova amministrazione Usa sta rivedendo molte delle sue politiche, tra cui quelle legate al cambiamento climatico e all'Accordo di Parigi. Per questo abbiamo deciso d'evitare una dichiarazione congiunta che inevitabilmente sarebbe stata troppo vaga su un tema per noi cruciale».

Insomma a una dichiarazione "troppo vaga" si sarebbe preferita l'assenza di una dichiarazione, ma dal documento riassuntivo uscito al termine del summit, e che abbiamo già commentato nel dettaglio e che potete trovare qui, sembra tracciare uno scenario energetico notevolmente diverso.

«Su tutti gli altri punti del dibattito il dialogo con gli Usa è stato molto costruttivo - prosegue il ministro Carlo Calenda - Abbiamo lasciato aperta la porta in modo che nel prossimo vertice a Taormina la nuova amministrazione possa pronunciarsi su questa tematica. Per quanto riguarda l'Italia nella Strategia energetica nazionale spiegheremo come intendiamo raggiungere gli obiettivi europei al 2030 investendo su rinnovabili, efficienza energetica e gas. Vogliamo arrivare a indicare con il ministro Galletti un percorso e una tempistica per l'uscita definitiva dal carbone. Sará però importante il coordinamento con l'Europa per evitare di trovarsi poi nella paradossale situazione di importare dall'estero energia prodotta magari con la lignite».

Le rinnovabili nel documento non sono molto presenti visto che sono citate una sola volta e spesso si fa riferimento generiche tecnologie pulite, citando spesso il gas naturale, sul quale si entra nel dettaglio delle infrastrutture, mentre per "pulire" le fossili viene citata l'inesistente tecnologia del Carbon Capture and Sequestration (CCS) che è ancora una pagina dei sogli delle compagnie fossili che userebbero questo sistema con le stesse tecnologie che servono per l'estrazione. Il ministro Carlo Calenda, poi prosegue puntualizzando anche rispetto alle rinnovabili.

«La transizione energetica si coniuga con la sicurezza energetica e con la competitivitá - prosegue Carlo Calenda - L'incremento delle rinnovabili comporterá una riduzione della dipendenza da fonti fossili importate, che è sempre stato il punto piú debole dell'Italia. Sul mercato elettrico stiamo lavorando per creare un nuovo segmento di mercato utile a mantenere l'adeguatezza della capacitá e dare le risorse di flessibilitá necessarie al completo utilizzo dell'energia. Il sistema sará aperto oltre che alla generazione convenzionale, alle rinnovabili in grado di fornire il servizio richiesto, alla domanda attiva e alle nuove tecnologie. Anche l'efficienza energetica è un settore dove punteremo molto, continuando a operare secondo un'ottica di costo/efficacia. In piú, ci sono le misure a difesa della competitivitá che il Governo ha giá definito».

E qui Carlo Calenda fornisce un'indicazione chiara quando parla di rinnovabili. "Rinnovabili in grado di fornire il servizio richiesto" significa procrastinare l'introduzione delle rinnovabili a una loro presunta maturità tecnica che permetta loro di "omologarsi" al sistema elettrico esistente e non viceversa.

Mettendo così una seria ipoteca su una expertise italiana come quella svolta da Terna rispetto alla modernizzazione del sistema elettrico che è stata fatta negli ultimi dieci anni e alla gestione, che è ottima sotto al profilo tecnico, degli oltre 600mila impianti a fonti rinnovabili presenti in Italia.

Insomma la frase di Carlo Calenda rappresenta la classica retromarcia mascherata da innovazione. Come è già successo altre volte nel nostro paese.

«Dopo Industria 4.0, il mio obiettivo prioritario sará la Strategia energetica nazionale - Sen e il varo del pacchetto energia che punterá a ridurre il differenziale di prezzo dell'energia elettrica pagato dalle imprese italiane rispetto ai concorrenti europei. - continua Carlo Calenda, - Nell'immediato, interverremo sulla quota della bolletta (circa il 25%) che costituisce la parte degli oneri di sistema legata agli incentivi per le rinnovabili li ridurremo in modo deciso sulle industrie manifatturiere piú energivore, esposte alla concorrenza internazionale. Siamo in attesa della decisione della Commissione Ue. Dobbiamo chiudere il gap con la Germania, e il nuovo schema assicurerá questo risultato. Ricordo che per quanto riguarda il vecchio schema per le imprese energivore, dopo due anni di blocco, a novembre abbiamo reso disponibili 1,2 miliardi di arretrati alle imprese. Ci saranno poi provvedimenti per le imprese gasivore e il corridoio di liquiditá che aiuterá l'allineamento dei prezzi del gas».

Insomma ecco che si va alla gestione politica della questione incentivi, i quali sono "rigidi" come importi. Ciò significa che, secondo Carlo Calenda, si diminuiranno gli incentivi agli energivori, aumentandoli agli altri.

Rendendo così le rinnovabili "impopolari" per i cittadini. La scelta acritica rispetto a Industria 4.0 infine, consegnerà gli standard industriali delle smart cities, delle nuove reti bidirezionali e della gestione intelligente dell'energia a chi ha varato questi standard: la Germania.

E sarebbe una caporetto per quella che è la seconda nazione industriale d'Europa che sembra aver abdicato circa il proprio futuro. Eppure gli spazi per aprire la partita ci sono, visto che in Europa proprio questo anno sono in discussione una serie di direttive "cruciali" per l'industria europea.