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Equilibrio dinamico e progresso aziendale

Il nuovo editoriale a firma del prof. Giuseppe Starace, docente della Libera Università Mediterranea LUM

Quando, durante un'esercitazione, il professore di meccanica applicata alle macchine si girò verso noi studenti e disse che tutti i casi potevano essere risolti imponendo l'equilibrio delle forze, anche quando queste non fossero statiche, non feci mente locale alla portata di quell'affermazione.

Perché a quell'età quello che ti insegnano ti colpisce veramente se gli dai corpo con gli esperimenti o perlomeno con le immagini, con l'esempio. Non è sufficiente ascoltare la voce pur convincente di chi ne sa più di te.

Quando però nell'esperienza lavorativa, mi sono trovato a studiare il fenomeno vibratorio, questo concetto di equilibrio dinamico, mi è apparso evidente nel suo continuo verificarsi durante le oscillazioni dei sistemi meccanici, imbrigliate tra forze elastiche, di smorzamento e di inerzia.

Ancora ne apprezzo il senso quando penso a come un satellite rimanga nella sua orbita stazionaria o a come un pianeta ruoti sempre sulla sua traiettoria ellittica legato alla sua stella da un laccio invisibile.

Oppure ancora tifando per una vincente Luna Rossa poggiata sull'aria e sull'acqua in una magia spettacolare e per certi versi incredibile.

Anche i fenomeni legati allo stato delle sostanze sono legati allo stesso concetto. Basti pensare ad una pozzanghera in equilibrio con l’aria umida che la sovrasta: sembra che tutto rimanga com’è, ma in realtà un gran numero di molecole passa continuamente dalla condizione di liquido a quella di vapore e viceversa, in un equilibrio che, a dispetto delle apparenze, non ha nulla di statico.

È allora spontaneo pensare che quello che sembra immobile e che al primo sguardo è l'unica condizione che istintivamente pare legata al concetto di equilibrio, non lo è affatto.

L'equilibrio è una condizione dinamica, caratterizzata da fenomeni contrapposti che agiscono l'uno contro l'altro pareggiando gli effetti in maniera continuativa e cangiante nel tempo anche se apparentemente sempre identica a sé stessa.

Non appena viene meno la condizione che determina quello stato, un fenomeno vince sull'altro e un nuovo equilibrio è l'esito dello sconvolgimento del primo.

Questa dinamica legata al mondo fisico è propria dell'innovazione aziendale.

Perché lo stato delle attività dell'azienda è frutto di un equilibrio di tendenze differenti, che messe a sistema, individuano il suo modo di operare, la qualità dei suoi prodotti o servizi e, in definitiva, il suo posizionamento nel mercato.

Ogni nuovo fatto che alteri le condizioni di lavoro, che sia di origine endogena o esogena all’azienda, che riguardi le persone o gli impianti, la compagine societaria o la modifica di una normativa, produrrà conseguenze e produrrà un nuovo e differente stato di equilibrio.

L'innovazione tecnologica, se ben guidata, è senz’altro uno dei fattori scatenanti della modifica delle condizioni di equilibrio. Essa può anticipare e, per questo, rendere graduale la marcia verso un nuovo stato; se ben programmata e "iniettata", compatibilmente con le capacità di "assorbimento" dell'azienda, ne accompagnerà l'evoluzione.

Inutile illudersi che non vi siano rischi in questo processo. Oltre al rischio più ovvio di sbagliare direzione nel produrre innovazione c'è, infatti, quello di non reggere il colpo di un'innovazione improvvisa e pesante, (la cosiddetta "disruptive innovation"), che può sconvolgere, non sempre in maniera positiva, il modo di lavorare e le abitudini di chi vi partecipa.

La collaborazione tra management, proprietà e forza lavoro è l'arma necessaria a imboccare la strada giusta. Raggiungere una visione condivisa sull'analisi delle nuove condizioni e sul metodo di gestire l'innovazione è l'unica strada che abbatte il rischio, perché rende consapevole ognuno degli attori del processo produttivo delle relazioni nuove che si deve aspettare e del nuovo equilibrio da raggiungere per mantenere o guadagnare una più favorevole posizione di mercato.

Per questo resta fondamentale individuare processi governati di innovazione, i quali identifichino obiettivi, azioni e risorse e accompagnino gradualmente e con coraggio chi deve realizzarli verso novità ricche di potenzialità, ma non scevre da pericoli.