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Le rinnovabili termiche escono dall’anonimato | Tekneco

Tekneco #10 – Rinnovabili

Le rinnovabili termiche escono dall’anonimato

Con il Conto Termico e con la SEN, il Governo riconosce il ruolo e le potenzialità delle fonti pulite per la produzione di calore e il condizionamento

Scritto da il 06 marzo 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Le rinnovabili termiche escono dall’anonimato

Rinnovabili termiche alla riscossa: dopo anni in cui la scena delle fonti pulite è stata pressoché dominata da eolico e fotovoltaico, ossia le rinnovabili elettriche, in Italia le energie verdi per la produzione di calore e condizionamento hanno messo a segno negli scorsi mesi dei punti importanti da un punto di vista normativo, prima con la pubblicazione dello schema di Strategia energetica nazionale (Sen) e poi con il varo dell’attesissimo Conto termico.

Certo, il divario rispetto alle rinnovabili elettriche non è stato ancora annullato, ma il cambio di linea rispetto al passato è evidente. Sinora, infatti, alla promulgazione Direttiva europea 2009/28/Ce, che aveva riconosciuto per prima il ruolo delle fonti rinnovabili termiche (solare termico, calore geotermico, pompe di calore e biomasse), stabilendo degli obiettivi precisi al 2020, non erano seguiti atti concreti.

Anche dal Piano italiano di promozione delle fonti rinnovabili (Pan), infatti, che pure prevedeva per la prima volta un obiettivo specifico di diffusione delle termiche fissato al 17% per il 2020 (pari a circa 10,5 Mtep), non era scaturito un adeguato cambiamento nei sistemi incentivanti.

Eppure, le politiche di promozione di queste tecnologie hanno minori costi rispetto a eolico e fotovoltaico e possono garantire importanti ricadute positive, economiche, occupazionali e ambientali, considerato anche che i consumi termici, in effetti, rappresentano la quota più importante del fabbisogno energetico complessivo (circa 45% della domanda nazionale). Questo concetto è ampiamente riconosciuto nel documento di consultazione della Sen reso pubblico lo scorso autunno: le fonti rinnovabili per la produzione di calore e condizionamento sono considerate come un elemento fondamentale della strategia italiana di raggiungimento degli obiettivi comunitari “20-20-20”, grazie alla loro efficienza di costo e alla facilità di installazione diffusa, garantendo benefici significativi di risparmio combustibile sia al consumatore finale che al Paese nel suo complesso (tra cui la riduzione dell’oneroso import di combustibili fossili).

«Finora – si legge nel documento governativo – le fonti pulite termiche sono state piuttosto trascurate dalla regolazione statale; nonostante ciò, hanno conosciuto uno sviluppo spontaneo importante. La crescita degli ultimi 5 anni, infatti, è avvenuta in linea con gli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale (5,4 Mtep al 2010), ma in assenza di un quadro di incentivazione stabile e dedicato, in grado di orientare il consumatore verso le tecnologie più “virtuose” ». Ineff etti, sinora, le misure a supporto delle rinnovabili termiche sono state sovrapponibili a quelle per l’efficienza energetica, cioè detrazioni fiscali e Certificati bianchi, senza un efficace meccanismo di consuntivazione statistica puntuale degli interventi realizzati.

Nonostante questo handicap, la filiera risulta ben sviluppata nella Penisola, in particolare nell’ambito delle biomasse. Tutto questo spiega perché la Sen preveda obiettivi più elevati rispetto a quelli stabiliti dal pacchetto clima-energia: nel settore termico la produzione rinnovabile dovrebbe garantire fi no al 20% dei consumi finali al 2020, 3 punti in percentuali rispetto al 17% previsto dal target Ue, per circa 11 Mtep/anno.

IL CONTO TERMICO

Lo strumento chiamato a fornire un contributo fondamentale al raggiungimento di questi ambiziosi traguardi è l’attesissimo Conto termico: lo schema del nuovo strumento di incentivazione, che si propone di fornire impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili, è stato presentato al Governo nel corso degli Stati generali della green economy (7-8 novembre 2012).

Come nelle previsioni, il nuovo sistema incentivante promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da apposite politiche di sostegno. In particolare, il Conto termico spetterà a tecnologie con una potenza massima incentivata di 500 kW e una superficie massima di 700 metri quadrati. Una tipologia che, nelle intenzioni dell’Esecutivo, dovrebbe escludere le speculazioni finanziarie che hanno caratterizzato le rinnovabili elettriche negli ultimi anni. L’investimento complessivo previsto è di 900 milioni di euro annui, di cui 700 destinati ai privati e 200 alla Pubblica amministrazione, che saranno assicurati grazie alle bollette elettriche e gas dei consumatori finali.

Cittadini e imprese potranno dunque più facilmente installare impianti di questo tipo grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% del costo di acquisto, erogato in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi). Ad esempio, secondo una stima del ministero dello Sviluppo economico, per una pompa di calore da 24 kW, ipotizzando una spesa di 6.500 euro, si potranno ottenere in due anni circa 2.772 euro di incentivi. Gli acquirenti di una stufa a pellet da 22 kW (costo pari a 4.000 euro), avranno diritto a 1.392 euro in un biennio.

Per quattro metri quadri di solare termico (3.600 euro) si potranno ottenere sussidi per 1.360 euro. Secondo quanto affermato dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, il sistema è stato tarato in modo tale da consentire un rapido ritorno dall’investimento, che sarà ottenuto dalla combinazione dell’incentivo con il risparmio ottenuto nel consumo di gas. Cambia poco, invece, per gli interventi di maggiori dimensioni prevalentemente industriali: il principale meccanismo a supporto rimarrà quello dei Titoli di efficienza energetica (Tee), meglio noti come Certificati Bianchi.

Dato che, sino al 2011, i Tee hanno supportato soprattutto interventi di piccole dimensioni nel settore civile, l’obiettivo è ora quello di puntare su progetti strutturali nel settore industriale. Prevista, inoltre, l’attivazione del fondo di garanzia per gli investimenti in reti di teleriscaldamento, istituito presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico (Ccse) e alimentato da un corrispettivo applicato al consumo di gas metano. Grazie a questo sistema di incentivazione a disposizione delle termiche, si dovrebbero generare circa 15-20 miliardi di euro di investimenti al 2020, rinforzando così il ruolo della filiera industriale del settore.

IL VARIEGATO MONDO DELLE RINNOVABILI TERMICHE

A parte il solare termico e le stufe a pellet, però, all’opinione pubblica nazionale sono poco note le tante tecnologie che compongono il mondo delle termiche. Il teleriscaldamento, ad esempio, il sistema in grado di trasferire il calore prodotto dalle grandi centrali di produzione alle case dei cittadini, eliminando la necessità di cisterne, caldaie e canne fumarie, pur se in forte sviluppo in termini relativi, copre attualmente meno del 4% del mercato del calore per riscaldamento ambienti. Le migliori prospettive di sviluppo del settore stimano a regime una copertura del servizio pari al 20% del mercato.

In particolare, la prevista attivazione del fondo di garanzia potrebbe portare alla realizzazione di 400 impianti di teleriscaldamento con una potenza termica compresa tra 1.000-1500 MW termici, che garantirebbe la disponibilità di 200-400 MW elettrici prodotti in cogenerazione, per un contributo compreso tra i 0,83-1,67 Mtep.

Altro comparto sinora cresciuto meno del suo potenziale è quello delle pompe di calore elettriche: l’efficienza energetica complessiva di questi apparecchi è circa il doppio di quella delle normali caldaie a gas. L’utilizzo delle pompe di calore consentirebbe, quindi, di dimezzare le emissioni di CO2 e annullare buona parte delle emissioni inquinanti. Sinora, però, il costo eccessivo dell’energia elettrica nel nostro Paese ne ha fortemente scoraggiato l’impiego e la diffusione. Simili potenzialità offrono anche i piccoli impianti geotermici, ossia i sistemi di climatizzazione degli edifici in grado di sfruttare lo scambio termico con il sottosuolo superficiale, per mezzo di una pompa di calore, sia per il condizionamento che il riscaldamento.

Elevatissima, infine, è la possibilità di recupero a fini energetici delle biomasse legnose, su cui alcuni Paesi nordici (come Svezia e Austria) basano già buona parte del loro fabbisogno termico. Un mondo, insomma, quello delle rinnovabili termiche, estremamente variegato, accomunato però dalla presenza di una forte filiera industriale nazionale. Che ora, con il cambio di impostazione voluto dall’Esecutivo, dovrebbe avere maggiori carte in regola per farsi ulteriormente valere, anche all’estero.

 

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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