Tecniche geomatiche per il recupero dell’Abbazia di Sant’Eustachio
È stato eseguito un rilevamento topografico con una stazione Leica TRCA 1103, anche per ottenere il piano quotato dell’intera collina, un rilevamento fotogrammetrico sia da terra, con CCD Panasonic DMC-TZ25 e Canon EOS M, che aereo mediante drone, ancora con la Canon EOS M, ed anche un rilevamento laser scanning con il sistema Faro Focus3D S120. Per elaborare ed integrare questi cinque dataset sono stati utilizzati diversi software, ad esempio mediante MeshLab e Pointools. Le elaborazioni di maggior interesse sono quelle sulle immagini con software di Structure from motion, quali 123DCatch e VisualSfM per i primi tentativi con approccio “cloud computing” e poi Agisoft Photoscan per ottenere il modello finale. Dopo l’estrazione&matching delle features, è stato eseguito l’orientamento delle immagini, sfruttando opportunamente le coordinate acquisite topograficamente e per scansione laser. Le successive fasi automatiche sono la generazione della sparse cloud, quella della dense cloud, la costruzione delle mesh del DSM ed il texture mapping di quest’ultimo. Sono state ricavate una serie di ortofoto su vari piani (quattro prospetti e tre sezioni raster in scala 1:100) che poi sono state vettorializzate ed opportunamente migliorate in ambiente CAD (le corrispondenti sette rappresentazioni vector) quali dettagliate mappe del degrado; sono state create anche tre piante-sezioni a diversa quota in scala 1:100. A partire dal modello 3D delle rovine, è stato quindi creato un modello solido 3D virtuale dell’intero complesso antecedente alla Prima Guerra Mondiale, facendo riferimento ad informazioni documentarie e ad immagini d’epoca, alcune di fonte militare. Infine è stato creato un ulteriore modello 3D virtuale, quello del progetto dell’ipotetico restauro e basato proprio sul modello 3D ante 1918, i cui volumi saranno ricreati mediante una struttura tubolare che ripropone gli spigoli dell’estradosso e dell’intradosso.
L’idea di fondo è quella di proteggere e garantire solidità strutturale ai pochi muri rimasti e, allo stesso tempo, di valorizzare il sito. I tubi di acciaio dell’intradosso saranno disposti a gruppi di quattro nella posizione originaria della pilastratura della navata centrale, mentre gli archi tra le campate saranno realizzati con un telaio metallico mascherato da due fasce in legno. L’originario soffitto a cassettoni sarà ricostruito con un telaio in acciaio rivestito di legno e cassettoni in vetro. L’estradosso sarà 34 costituito ancora da una struttura tubolare e, per la copertura, da un sistema di teli abbassabili in caso di maltempo. In definitiva, questo esempio illustra come le tecniche geomatiche hanno permesso di costruire il modello 3D dello stato di fatto, ma anche come esso è stato restaurato virtualmente per modellare lo stato originario e come quest’ultimo abbia guidato il progetto di restauro dei volumi crollati.