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Riscaldamento globale: regioni tropicali a “rischio vivibilità”

Oltre tre miliardi di persone rischiano di vivere in zone inabitabili per via del clima

La crisi climatica sta spingendo diverse regioni dei tropici verso condizioni al limite della vivibilità. L'aumento delle ondate di calore e dell'umidità minacciano di gettare gran parte della popolazione mondiale in condizioni “potenzialmente letali”. È la conclusione dello studio “Projections of tropical heat stress constrained by atmospheric dynamics”, pubblicato l’8 marzo su Nature Geoscience.
Secondo il documento se i governi non riusciranno a frenare l’aumento della temperatura media il globale entro la soglia di 1,5° C rispetto al periodo preindustriale, le aree nella fascia tropicale che si estendono su entrambi i lati (a nord e a sud) dell'equatore rischiano di trasformarsi in luoghi dove non sarà permesso l'adattamento umano.

In pratica, la capacità degli esseri umani di regolare il proprio calore corporeo dipende dalla temperatura e dall'umidità circostante. “Abbiamo una temperatura corporea interna che rimane relativamente stabile a 37 °C – racconta lo studio -. Ma se la temperatura del bulbo umido (misura della temperatura dell'aria e dell'umidità) supera i 35° C, allora il corpo umano non sarà in grado di raffreddarsi con potenziali conseguenze mortali”.
Il team di ricerca ha esaminato diverse serie storiche per determinare come cambieranno le temperature estreme del “bulbo umido”, mentre il Pianeta continua a scaldarsi. Si è scoperto che se l'aumento della temperatura media mondiale sforerà il limite di 1,5°C nei tropici si supereranno i 35° C di bulbo umido, il limite consigliato dalla scienza per evitare gravi danni alla salute. Tutto ciò potrebbe avere implicazioni potenzialmente disastrose per un'enorme fascia dell’umanità. Circa il 40% della popolazione mondiale vive infatti nei paesi tropicali, una percentuale destinata a crescere sempre più, visto che ci aspettiamo di toccare la quota di 10 miliardi di persone sul Pianeta entro il 2050.
La ricerca si è focalizzata su latitudini fino a 20 gradi nord dell’equatore, comprendendo dunque il Messico, la Libia e l’India, e fino a 20 gradi sud, inserendo nell’analisi il Brasile, il Madagascar e le regioni settentrionali dell'Australia. Inoltre, il team guidato da Yi Zhang della Princeton University, ha stimato che il numero globale di eventi di umidità estrema e di ondate di calore, potenzialmente fatali, è raddoppiato tra il 1979 e il 2017, e nei prossimi decenni questi fenomeni colpiranno oltre 3 miliardi di persone, costringendo così buona parte dell’umanità a vivere in condizioni “mai viste da oltre 6mila anni”.
Infine, il team di ricercatori ha anche lanciato un’ulteriore allarme: “pur restando entro la soglia di 1,5°C avremo alcuni impatti negativi in merito alla ‘nicchia abitativa’ terrestre con cui fare i conti. La temperatura media globale è cresciuta rispetto al 1880 di 1,1°C fino a ora e, già questo aumento, potrebbe incidere pesantemente in diverse sulle condizioni di vivibilità in alcune zone nel mondo”.

Autore

Ivan Manzo

Ivan Manzo

Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo e giornalista per Giornalisti nell’Erba. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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