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Un posto al sole… tutto da decifrare

Arriva in sordina il Conto energia per il solare termico. Anche se la sua definizione chiara è ancora distante.

Scritto da il 27 ottobre 2011 alle 8:45 | 1 commento

Un posto al sole… tutto da decifrare

Photo: flickr.com - julianb


È passato in sordina, coperto dall’eco mediatica dei tagli del fotovoltaico ed è stato quasi ignorato dalla stampa. Parliamo del Conto energia per il solare termico, provvedimento che dovrebbe aiutare questa fonte a svilupparsi anche nel nostro Paese, inseguendo quello scenario “Austria” che dagli operatori è visto come il punto d’arrivo, con 0,43 metri quadrati di pannelli solari temici installati per abitante, contro gli 0,04 metri quadrati installati in Italia e gli 0,06 metri quadri della media europea. «Il decreto legislativo possiede il merito di riequilibrare l’attenzione verso il solare termico all’interno di un sistema che era troppo sbilanciato, rendendo sia obbligatoria l’installazione sui nuovi edifici, sia arrivando a un nuovo sistema incentivante i cui costi saranno spalmati sulla bolletta del gas» afferma Valeria Verga, segretario generale di Assolterm, l’associazione che riunisce le aziende attive nel settore del solare termico. Effettivamente il “gigante dormiente” delle rinnovabili – la definizione è dell’Unione europea che da anni punta sulle enormi potenzialità di questa rinnovabile – potrebbe svegliarsi anche nel nostro Paese, anche se qualche segnale, grazie all’incentivazione del 55% per l’efficienza energetica che però potrebbe sparire a fine anno, c’è stato. Si è passati, infatti, dai 350.000 metri quadri di nuovo installato del 2007 ai 500mila del 2010, toccando un fatturato annuo di 500 milioni di euro, 15.000 addetti diretti e una serie di aziende, come Merloni, che sono entrate convinte nel mercato.
Da non sottovalutare, inoltre, la “resa energetica” per euro d’incentivo. Il dato, reso noto durante la Seconda conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche, organizzata a Roma dagli Amici della Terra è significativo. L’indicatore di resa d’energia rinnovabile per ogni euro speso in incentivi è otto volte superiore, nel caso del termico, rispetto al fotovoltaico: quattro kg equivalenti di petrolio contro il mezzo kg del fotovoltaico – anche se rimane in pole position l’efficienza energetica con 4,5 kg.
L’articolo 28 del decreto per le rinnovabili del 3 marzo scorso, il 28/2011 meglio conosciuto come “decreto Romani”, che recepisce la direttiva europea 20-20-20, afferma che potranno beneficiare degli incentivi tutti i sistemi solari termici di piccole dimensioni installati dopo il 31 dicembre 2011, per un periodo non superiore ai dieci anni e che si possono finanziare solo sistemi che non accedano ad altri incentivi statali «fatti salvi fondi di garanzia, fondi di rotazione e contributi in conto interesse». E qui ci fermiamo. Già perché ogni altro approfondimento è demandato a una serie di decreti attuativi che, recita il comma 3 dell’articolo 28: “sono adottati entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto”. Valori degli incentivi, requisiti tecnici degli impianti e degli interventi, contingenti incentivabili, “eventuali obblighi di monitoraggio a carico del beneficiario”, modalità d’erogazione degli incentivi da parte del Gse sono ancora tutte questioni da definire, mentre nell’articolo 28 è già fissata la “road map” della revisi one degli incentivi: la prima dopo due anni e successivamente ogni tre. Almeno sul fronte della scansione temporale qualche certezza c’è.

La proposta di Assolterm
Se si vogliono riempire di contenuti le caselle vuote del provvedimento è necessario andare a “vedere le carte” di Assolterm che sono state “calate” durante un convegno all’interno di Solarexpo 2011. Secondo l’associazione di categoria è necessario che l’incentivazione si applichi a tutti gli impianti solari per la produzione di acqua calda sanitaria, di calore di processo, per il riscaldamento e per il raffrescamento, mentre è necessario dividerli in due per il calcolo degli incentivi. Per gli impianti al di sotto dei 35 kWth, ossia 50 metri quadri al massimo, l’incentivo viene calcolato su base tabellare, mentre per quelli da 35 a 1.000 kWth, oltre 1.400 metri quadri al massimo, l’incentivo viene erogato in base all’energia termica effettivamente prodotta, misurata con un contatore di calore, in maniera analoga a ciò che avviene nel fotovoltaico. Si tratta di una distinzione importante con la quale l’associazione vuole da un lato non penalizzare l’utenza domestica con un aggravio tecnico-burocratico aggiuntivo, visto che il monitoraggio della produzione energetica e la trasmissione dei dati non è così immediata come nel fotovoltaico, mentre dall’altro si vuole evitare che siano realizzati “impianti fantasma” o di bassa qualità che non producono l’energia per la quale sono incentivati. L’allargamento all’incentivazione per la produzione di calore di processo, di raffrescamento e di riscaldamento, inoltre, dovrebbe offrire una buona profittabilità degli impianti solari termici anche nel settore dell’artigianato, dell’industria e del terziario, cosa che consentirebbe nell’arco di pochi anni un vero e proprio decollo del settore con una conseguente dinamica dei prezzi delle installazioni che potrà ricalcare quella in atto oggi per il fotovoltaico.

Sempre secondo Assolterm gli incentivi dovrebbero essere cumulabili con quelli pubblici non statali, come i finanziamenti in conto capitale erogati dagli enti locali –, cosa che non è prevista nel decreto Romani mentre per quanto riguarda la durata dell’incentivo l’Associazione propone cinque o dieci anni per importi differenti. Nel caso dei dieci anni si partirebbe con una tariffa di 0,16 euro per kWh per arrivare nel 2020 a 0,10 euro per kWh, mentre per una durata dell’incentivo di cinque anni la tariffa incentivante sarebbe di 0,27 euro per kWh con un atterraggio al 2020 a 0,17 euro per kWh. Si tratta di una proposta che in un quadro d’incertezze sulle rinnovabili e in piena crisi economica presenta più di un rischio. Potrebbe capitare, infatti, che il legislatore sia tentato, nonostante per lo Stato il provvedimento sia a costo zero, visto che l’incentivo sarebbe spalmato sulla bolletta del gas, di fare un mix mettendo sul periodo più breve la tariffa più bassa, bloccando così di fatto il mercato. E che ci siano incertezza sulle dinamiche del nuovo Conto energia per il solare termico lo hanno dimostrato le risposte di Luciano Barra, del ministero dello Sviluppo economico al convegno organizzato da Assolterm al Gse il 30 giugno scorso. Barra ha affermato, infatti, che uno dei problemi aperti sull’incentivazione è la scelta “politica” se far ricadere il peso degli incentivi sulla fiscalità – ossia sul 55% – o sulla bolletta. E ha aggiunto che a suo giudizio il nuovo Conto energia termico dovrebbe incentivare gli impianti che non ricadono nel 55%. Si creerebbe così un doppio binario per una stessa fonte che avrebbe come risultato quello di disorientare sia gli investitori, sia il mercato, realizzando una giungla normativa nella quale l’utilizzatore finale si troverebbe a dover scegliere quale strada intraprendere senza aver molto spesso il bagaglio di conoscenze necessarie per la scelta migliore. Il decreto Romani fissa quindi un paletto importante, quello dell’incentivazione delle fonti termiche, ma la strada da fare per avere un dispositivo efficace è ancora lunga.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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