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Tocco di vento: sulle ali dell'eolico | Tekneco

Energia alternativa

Tocco di vento: sulle ali dell’eolico

Tocco da Casauria, piccolo Comune del pescarese, dall’Appennino balza sulla prima pagina del New York Times grazie alle fonti rinnovabili

Scritto da il 23 maggio 2012 alle 8:10 | 3 Commenti

Tocco di vento: sulle ali dell’eolico

«L’Italia è uno scenario improbabile per una rivoluzione rinnovabile». Suona come una sentenza senza possibilità di appello il giudizio che scorre lungo le righe del New York Times. Eppure il più importante quotidiano degli States – e forse del mondo – una chance sembra volerla dare al Bel Paese. Nella stessa penisola più volte bacchettata dall’Unione Europea per le inadempienze nelle direttive sull’ambiente, dove l’energia costa cara, fa clamore una storia come quella di Tocco da Casauria, capace di trarre dall’eolico il volàno per progetti di ampio respiro in termini di efficienza energetica. È così che il piccolo borgo si ritrova sulla prima pagina del NYT.

L’avventura del minuscolo centro nel Parco Nazionale della Majella, 2.800 anime, inizia nel lontano 1989. «All’epoca l’Europa e l’Enea hanno deciso di avviare una sperimentazione nel nostro territorio, vista la sua particolare posizione nelle gole», spiega Riziero Zaccagnini, sindaco dimissionario nel 2011 e oggi consigliere comunale.

Il paese, infatti, si stende lungo un pendio nella valle del fiume Pescara, ai piedi del Morrone e tra le Gole di Popoli. Una posizione ideale per l’eolico, con il vento in poppa, che ha permesso l’avvio «di un equilibrio possibile», secondo lo stesso primo cittadino che ha condotto Tocco agli onori della cronaca. È l’equilibrio possibile tra sviluppo delle energie rinnovabili e tutela del paesaggio. Oggi il parco ospita una significativa coltivazione di ulivi, della tipica qualità toccolana, destinata alla produzione di olio di oliva secondo i dettami dell’agricoltura biologica.

Facendo un passo indietro bisogna arrivare al 1992 per vedere qui l’inaugurazione di quello che sarà il primo Parco Eolico in Italia. Da allora molto è cambiato e in termini tecnologici che logistici: con i primi due aerogeneratori installati, da 200 kW ciascuno, si riusciva a coprire solo il 25% della domanda di elettricità del Comune. Così le vecchie pale che tra l’altro provocavano un notevole inquinamento acustico nell’area – vennero sostituite nel 2007 con aerogeneratori di ultima generazione (modello E48 della Enercon).

Nel 2009 si arriva all’ampliamento del parco, con l’installazione di altre 2 pale eoliche, ciascuna della potenza di 800 kW e che riescono a garantire una produzione annua di 7.200 MWh. Una soglia energetica che non solo supera le percentuali richieste dal Protocollo di Kyoto ma copre il fabbisogno di circa 2000 nuclei familiari, ovvero più del 30% dell’elettricità consumata dal Comune di Tocco.

È qui che si innesta la logica del processo virtuoso: a fronte di un surplus nella produzione di energia, il Comune riesce a portare in cassa centinaia di migliaia di euro. «è durata oltre un anno la trattiva con l’azienda Fera, proprietaria dei quattro aerogeneratori ma anche dei terreni sui quali sorgono due di essi», spiega l’allora sindaco Zaccagnini. Inizia così il viaggio del “Piccolo Comune” 100% rinnovabile che, nel 2010, si aggiudica il Premio Buone Pratiche di Legambiente. L’associazione ambientalista, oltre a premiare l’eccedenza di energia prodotta, è la prima a segnalare nel rapporto “Comuni rinnovabili 2010″ come «le royalties provenienti dall’eolico, circa 113 mila euro l’anno, hanno permesso al Comune di acquistare e finanziare la ristrutturazione dello storico castello.

Inoltre a Gennaio 2010 è stato approvato il nuovo Regolamento per l’Edilizia Sostenibile che introduce obblighi per l’isolamento termico e orientamento dei nuovi edifici, per la riduzione dei consumi idrici nonché introduce una serie di incentivi a favore dell’installazione delle fonti da energia rinnovabile».

Con le nuove entrate diventa possibile abolire le imposte locali, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, potenziare la pulizia delle strade e avviare lavori di ammodernamento degli edifici pubblici. Come nel caso dell’installazioni dei pannelli fotovoltaici per l’illuminazione del centro sportivo e del cimitero. «Tra le altre cose – commenta Riziero Zaccagnini –, i cittadini da allora non hanno più pagato i costi per le lampade votive dei cari estinti. Un piccolo contributo è vero, di circa 20 euro l’anno, ma significativo delle potenzialità di iniziative come questa, tese all’efficienza energetica del Paese a partire da strutture pubbliche».

Infatti, con un’amministrazione che dà il buon esempio, è cresciuta in maniera esponenziale la presenza di pannelli fotovoltaici nel territorio, con privati che hanno potuto beneficiare dei nuovi sgravi fiscali previsti dal regolamento comunale. Dal 2008 ad oggi sono stati installati 21 impianti con una potenza di 127 Kw (dati GSE). Ma le iniziative virtuose non si fermano al settore dell’energia.

«Con i proventi delle pale – chiarisce Zaccagnini -, si è potuto procedere al potenziamento della raccolta differenziata porta a porta, avviata già dall’amministrazione precedente. Oltre all’estensione perimetrale dei servizi, è stato possibile dare il via a nuove tipologie di raccolta, come quella degli oli esausti sia vegetali che animali e del polistirolo. Allo stesso modo ai piccoli alunni della scuola materna è stato distribuito il Memo-riciclo, una piccola guida per insegnare il rispetto dell’ambiente fin dalla prima infanzia e sostenere le famiglie nelle buone pratiche di tutti i giorni».

Incentivi che hanno permesso di raggiungere il 65% di Rd nel 2010 (percentuale che oggi si assesta attorno al 66,5%) e far scattare ancora l’attenzione degli ambientalisti. In “Comuni Ricicloni 2010″, il rapporto sulla gestione dei rifiuti e la raccolta differenziata in Italia di Legambiente, Tocco da Casauria conquista il 57esimo posto nella graduatoria di categoria, ed è primo nella provincia di Pescara e secondo nella regione Abruzzo.

Un processo virtuoso che promette di non arrestarsi nemmeno con il cambio della giunta: «L’amministrazione comunale ha incrementato l‘energia alternativa; ha aderito al Patto dei Sindaci per raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020; ha approvato in Consiglio comunale il Seap “Piani di azione per l’energia sostenibile”, con l’intenzione di ridurre l’emissione di CO2 e anche di rispettare le regole per le costruzioni bio-edilizie», fa sapere l’attuale primo cittadino Luciano Lattanzio.

«Da gennaio 2012 – precisa ancora il primo cittadino -, il nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile ha portato alla costruzione di circa una decina di fabbricati con un consumo minimo di energia». I benefici economici sono pertanto distribuiti, con le dovute proporzioni, «in base all’utilizzo di fonti rinnovabili, all’impiego di materiali legati alla bioedilizia, che raggiungono un impatto ambientale contenuto», chiarisce il consigliere Zaccagnini.

In particolare nell’articolo n.80 del regolamento edilizio si precisa che «Il Comune promuove la Bioarchitettura e sostiene la realizzazione di opere di Edilizia biocompatibile, riconoscendone valore di utilità sociale/salutistica. A tal fine si stabilisce che gli oneri concessori, in quanto al contributo relativo al Costo di Costruzione, saranno abbattuti proporzionalmente all’incremento di costo effettivo determinato dall’utilizzo dei materiali e delle tecniche costruttive indicate al comma precedente (comma 1, ndr). La valutazione dell’entità della riduzione, che in ogni caso non potrà superare il 60% dell’importo “a regime”, sarà effettuata dall’Ufficio Tecnico Comunale in sede di rilascio della Concessione edilizia».

È così che Tocco da Casauria arriva anche ad ospitare un laboratorio di progettazione en plein air. Giorgio Cota, docente oggi in pensione di Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università dell’Aquila, decide di dedicare alla realtà toccolana il programma di studi 2010/2011. «È importante per gli studenti – commenta il professore entrare in contatto con gli aspetti concreti che un progettista si trova ad affrontare. Per questo – continua – si è lavorato per redigere un piano regolatore per Tocco da Casauria che tenesse conto di tutti gli aspetti e le problematiche tecnologici ed economici, con la presentazione di alcune proposte strategiche da attuare sul territorio».

Cota non si esime dal sollecitare l’amministrazione tutta a cogliere ancora l’onda mediatica lanciata sul Paese: «Tocco si è trovata a ricevere l’attenzione dei media. Un’opportunità che sarebbe irragionevole non cogliere». Gli fa eco Riziero Zaccagnini, già impegnato nell’idea di realizzare una “pala eolica pubblica”: «Il nostro paese non è all’avanguardia come altri e più noti comuni “verdi”. Però un passo avanti lo si è fatto in una zona dell’Abruzzo come questa, lontana dalle tecnologie, dove fino a non molto tempo soltanto una era la soluzione possibile per costruire: il cemento».


Commenti

Ci sono 3 commenti.

  • Angelo Marsico
    scrive il 23 maggio 2012 alle ore 11:29

    Bella la foto per chi ha prodotto, installato e incassa soldi a go-go dei cittadini che finanziano gli incentivi necessari al reddito di quei mostri d’acciaio. Non mi pare che un articolo, se pur pubblicato da un’autorevole testata, possa convincere che quel panorama sia armonioso. Il nostro Bel Paese si deturpa, se tutti i comuni si comportassero allo stesso modo, e non lo potremmo più definirlo tale. Un bel panorama, ricco di boschi e monti, è rovinato da quei mulini al vento. Le prime installazioni di quel paese furono sostituite perché considerato rumorose giacché di vecchia generazione. Certo, una vecchia automobile inquina più di una più moderna, ma quest’ultima inquina comunque! Allora, perché non sostituire il sistema di carburazione di quei motori con altri tipi completamente ecologici? Il sistema eolico provoca danni durante e dopo l’installazione. Il territorio è stravolto per il passaggio di quei grandi elementi; il suolo perforato fino a 20 metri anche a modificare l’equilibrio delle acque del sottosuolo con pali in acciaio e cemento che rimarranno per sempre; fratturare il suolo con scavi per le linee elettriche per raggiungere i tralicci dell’alta tensione; le vibrazioni al suolo; il rimanente rumore; e non saprei altro ancora poiché non specializzato nel settore. Rimarreste ad abitare in una casa se un domani vi realizzeranno vicino l’autostrada? La risposta è no! Pensate che gli esseri a noi inferiori si sentirebbero in paradiso vicino a una pala eolica? Ecco come s’innesca il processo di trasformazione in deserto. Non lasciamoci trascinare in situazioni non sostenibili perché qualcuno è solo deputato a inventare, o a scrivere per il proprio solo interesse a discapito di altri soggetti e forme di vita.

  • Riziero
    scrive il 24 maggio 2012 alle ore 16:04

    Angelo ( ti do del tu per abitudine da scrittura web), nel tuo commento trovo spunti giusti ma un assolutismo che ti garantisco, per l'esperienza vissuta a Tocco, non risponde sempre alla realtà. Tutto, soprattutto nel mondo industriale e post industriale, va letto in maniera relativa, se pur severa e fondandosi su principi chiari: tra questi il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente, oggi forse il tempa centrale per il futuro stesso dell'umanità. Ma, per non essere prolisso e rischiando di essere frainteso, ti chiedo: il cumputer da cui scrivi ha bisogno di energia elettrica, vero? E da dove proviene e come viene prodotta? A casa arriva attraverso elettrodotti, che sprigionano campi elettromagnetici, e spesso provienne da centrali nucleari, a cardbone, a gas e petrolio ( che a loro volta provengo dallo sfruttamento di giacimenti molto lontani da noi, dove popolazioni intere vengono sfruttate e depredate e l'inqinamento è alle stelle). E così via... Capisci cosa intendo dire, ovviamente. Io non credo alla soluzione unica al problema energetico mondiale. Credo anche che la prima cosa sia trovare formule e modificare le abitudini nell'ottica del risparmio. Ma poi la produzione di energia resta centrale, e qui le fonti rinnovabili sono la frontiera da perseguire. Chiaramente regolamentate, controllate, non lasciate in balia della speculazione ecc... Ma l'esempio di Tocco è ha colpito il NYT proprio per questo. Da noi le quattro pale hanno sì intaccato un pezzo di territorio, ma in maniera molto meno impattante dei tanti tralicci dell'alta tensoine che attraversano il paese o della centrale idroelettrica di primi novecento, o peggio ancora dello stabilimento ex montedison balzato alle cronache mondiali come la più grande discarica di rifiuti tossici d'Europa ( a 6 km da Tocco, dietro la gola dei tre monti che tanto vento ci regala). Sono talmente integrate in un uliveto secolare da aver potuto concorrere provocatoriamente al premio europeo del paesaggio. Inoltre sono ben dimensionate, producendo il doppio dell'enrgia consumata dal Tocco, e tanta energia bastante per noi e i due comuni limitrofo. Se ogni territorio studiasse la sua vocazione ( solare, biomasse, eolico ecc...), con piccoli interventi diffusi e poco impattanti si arriverebbe a garantire buona parte dell'energia che ci necessita, che tutti, anche io e te, usiamo quotidianamente. Questo è il senso dell'esperienza toccolana. Che, comunque, non nasconde i suoi lati negativi. Il primo è che le seconde due pale sono state costruite dalla società su terreni che lei stessa ha acquistato. E questo è il vero punto che bisognerebbe cambiare. Il vento, come l'acqua e le risorse naturali, dovrebbe essere considerato un bene comune. Il privato dovrebbe poterlo usare e realizzarci impresa, ma la gestione della risorsa e la proprietà dovrebbero essere pubbliche. Con l'acquisto dei terreni, di fatto, la società è praticamente diventata proprietaria del vento che soffia in quel luogo. L'aver ottenuto una percentuale alta come ristoro è stato il nostro merito, ma quando siamo entrati in Comune il danno era già stato fatto. Grave è che, mentre noi volevamo interrompere questo processo, la nuova amministrazione non ha seguito l'intento di un impianto pubblico e la società ha intanto acquistato nuovi terreni per ampliare il parco eolico. Sembra di una sola pala, per fortuna. Ma il punto è proprio questo. L'attuale parco è bilanciato, integrato in un territorio che ha conservato le sue peculiarità. Se si stravolgesse tale situazione, sarei il primo a sostenere la tua tesi. Del resto è ciò che faccio, insieme ad altri ( associazioni locali, comitati, partito ecc...) sempre, cercando di ostacolare ogni tentativo di speculazione o di aggressione dei nostri territori da parte di chi, in nome del rpofitto, vorrebbe impiantare campi fotovoltaici sterminati,decine pale di 150 metri su colline pregiate ecc... Ogni cosa, ripeto, va contestualizzata, con occhio critico e mente aperta. Grazie per aver aperto questo dibattito. A presto. Riziero.

  • Riziero
    scrive il 24 maggio 2012 alle ore 16:06

    P.S.: scusate qualche errore grammaticale ma non posso rileggere il commento ora.

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L'autore

Giovanna Lodato

Web editor. Formazione umanistica alle spalle, ha collaborato con diverse testate on line. Ha scritto di cultura, arte, musica ma anche di cronaca e politica, fino ad approdare all'ambiente. Da quasi due anni ecologia nonché i temi legati alla green economy e all'edilizia verde la fanno da padrone nella sua produzione giornalistica.


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