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Investimenti

Solare termodinamico: l’Italia sbarca in Cina

Il cuore della prima centrale solare termica a sali fusi parla italiano, mentre da noi questa tecnologia è bloccata

Scritto da il 03 novembre 2015 alle 9:00 | 0 commenti

Solare termodinamico: l’Italia sbarca in Cina

Ogni tanto l’Itaia si dimentica delle proprie eccellenze. è il caso del solare termodinamico una tecnologia sulla quale l’Italia ha investito parecchie risorse anche e specialmente con soluzioni molto innovative, ma che stenta a esportare in mancanza di installazioni dimostrative sul proprio territorio che sono spesso bloccate da un buon grado di miopia, per non parlare di cecità sia della politica nazionale, sia di quella locale, nonostante questi impianti siano fonte di energia e lavori verdi. E proprio sul solare termodinamico arrivano delle novità consistenti che sono state pubblicate venerdì scorso sul rapporto GreenItaly 2015 realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere.

Archimede Solar Energy, società del gruppo Angelantoni Industrie, ha vinto un contratto di fornitura per i tubi ricevitori solari che saranno utilizzati in uno tra i primi impianti commerciali che utilizzerà la tecnologia Concentrated Solar Power (CSP), a sali fusi e specchi parabolici. La fornitura è in stato avanzato, visto che i primi 15mila tubi, dei complessivi 32mila che riguardano la fornitura, saranno consegnati entro la fine del 2015. L’impianto, cinese, Akesai Solar Thermal Power Plant avrà una potenza di 55 MWe, e sarà dotato, caratteristica saliente del solare termodinamico di ben 15 ore di accumulo termico ad alta temperatura cosa che gli consentirà di produrre energia elettrica anche in assenza del Sole. L’azienda umbra, si trova a Massa Martana, ha industrializzato la tecnologia dei sali fusi, sviluppata dall’ENEA, in collaborazione con l’industria nazionale, a partire dagli anni 2000, ed è oggi, grazie anche a un investimento di oltre 60 milioni di euro, l’unica impresa sul Pianeta, in grado di produrre tubi ricevitori solari a sali fusi, una tecnologia che ha diversi vantaggi rispetto a quella dell’olio diatermico, tra i quali una maggiore efficienza e l’assenza d’inquinamento ambientale in caso di predite dal circuito produttivo.

E la scelta della tecnologia a collettori parabolici lineari dovrebbe essere quella vincente visto che la potenza installata e operativa di CSP nel mondo è di  4,1 GWe, mentre quella dei collettori parabolici lineari è di circa 3.5 GWe. L’International Energy Agency (IEA), inoltre, prevede che la quota di energia elettrica prodotta da sistemi CSP sarà il 28% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2060, mentre la sola Arabia Saudita ha già pronti bandi per questa tecnologia per circa 25 miliardi di dollari. Insomma il mercato sta crescendo, ma le imprese italiane sembrano essere lasciate da sole sul fronte interno. Ed è un film già visto. Nel 1981, infatti, agli inizi del mercato del fotovoltaico eravamo tra i primi nella produzione di pannelli fotovoltaici, settore che fu poi abbandonato.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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