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L’energia italiana è la più cara d’Europa, ecco perché

Pesano i contributi sulle rinnovabili, che ci ritroviamo ribaltati in bolletta, e una scarsa competizione sul mercato. Ecco l'analisi dell'esperto tariffe

Scritto da il 30 novembre 2010 alle 8:21 | 0 commenti

L’energia italiana è la più cara d’Europa, ecco perché

Photo: BlackSide


Gli oneri di sistema penalizzano il prezzo finale al dettaglio dell’energia elettrica, che in Italia è più caro del 25 per cento rispetto agli altri principali Paesi europei. Le maggiori imposizioni applicate in bolletta per incentivare l’energia pulita impattano per quasi la metà (10% su 25%) sul prezzo complessivo.

Le differenze tra tra i vari Stati si riflettono in prima battuta sui prezzi del mercato elettrico all’ingrosso che pure registrano una notevole differenza tra Italia e il resto d’Europa. Il prezzo nel nostro Paese è pari a circa 66 €/MWh, in leggera flessione, mentre negli altri Paesi (Francia, Germania, Spagna, Austria, Regno Unito) oscilla tra 45 e 50 €/MWh.

Una parte del gap trova origine sicuramente nella strutturale differenza delle diverse incentivazioni al rinnovabile che hanno portato ad un aumento consistente del prezzo italiano. Non tutti i consumatori conoscono infatti quali costi vengono addebitati in bolletta: oltre al prezzo dell’energia elettrica vi sono tasse e oneri di sistema che, tra le varie voci di costo, includono la componente A3, destinata al finanziamento delle energie rinnovabili. Proprio questo incentivo, smisuratamente alto, pesa nelle tasche degli italiani per circa 3 milardi di euro all’anno e fa lievitare le bollette italiane rispetto alla media europea.

Il dato fa riflettere e pone l’attenzione sulla normativa degli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che non ha saputo essere adatta agli assetti e alle logiche del mercato. Anche in valore assoluto, i contributi sono stati tanti e troppi e hanno portato ad una alterazione degli investimenti non previsti dal Regolatore e dal Sistema.

Oltre a questi fattori e alla ancora scarsa competizione di un mercato da poco liberalizzato, sull’Italia pesa anche la tipologia di fonte produttiva dell’energia.


I prezzi di vendita segnano importanti differenze nelle varie aree della penisola italiana. Nord e Sud riflettono un aumento dei prezzi (+6,1% su base annua), rimane stabile il centro mentre emerge un forte calo nelle isole (-35,3% in Sardegna e -16,7% in Sicilia). Dove il prezzo aumenta in valore relativo rimane invece contenuto in valore assoluto: quasi 20 € a MWh di differenza tra il Sud continentale e la Sicilia.

La varianza dei prezzi è derivata dalla localizzazione delle centrali meno efficienti e più obsolete al Sud Italia che incide negativamente sulla Borsa Elettrica. Nonostante la flessione dei consumi rilevata per la prima volta nell’anno nei mesi di settembre e ottobre, il calo consistente dei quantitativi scambiati non ha portato ad un miglioramento del mix produttivo che andrebbe rinnovato a favore di impianti ad alto rendimento.

Proprio per questi motivi di scarsa efficienza la Borsa Elettrica segna una diminuzione delle contrattazioni pari al 12% (con 15,9 milioni di MWh) mentre aumenta del 20% il mercato Over The Counter (con 10,2 milioni di MWh) spinto da una ricerca di contratti maggiormente convenienti che superano una logica di mercato ormai obsoleta rispetto ai nuovi risvolti produttivi.

Le tariffe al consumo

In Italia nell’ultimo trimestre del 2010 una famiglia che consuma mediamente 2700 kWh/anno paga 430€, costo leggermente superiore nel mercato spagnolo dove, la bolletta registra un costo di 460 euro€ all’anno.

In Francia, grazie alla produzione di energia elettrica in gran parte da fonti nucleari, la bolletta non supera 350€ all’anno. Il risparmio si conferma anche iGermania dove, cambiando la propria tariffa di energia elettrica, si scende da 581€ all’anno fino a circa 350 euro, risparmiando oltre 200 euro. In Gran Bretagna, per un consumo di 2700 kWh il costo medio risulta circa 510€ ma cambiando fornitore le tariffe più convenienti permettono di risparmiare oltre 150€ annui.

Bisogna infine ricordare che il mercato dell’energia elettrica è stato liberalizzato in tutta Europa grazie alla direttiva comunitaria 54 del 2003 che impone una totale apertura. Alcuni Paesi come Gran Bretagna, Germania e Spagna hanno convertito la disposizione EU più velocemente e da oltre 7-10 anni il mercato libero stimola la concorrenza tra i prezzi. Altre nazioni invece, Italia e Francia in primis, hanno recepito la disposizione solo in un secondo momento permettendo ai fornitori la vendita diretta sul cliente solo negli ultimi 3-5 anni.


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L'autore

Alessandro Bruzzi

Esperto di tariffe, collabora con le principali fonti di informazione italiane come Il Sole 24 Ore e Repubblica nei settori di telefonia, energia e finanza. Rivolge l'attenzione al rinnovabile e alle energie ecosostenibili.


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