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Le rinnovabili possono rilanciare il Sud Italia | Tekneco

Fonti pulite

Le rinnovabili possono rilanciare il Sud Italia

Il rapporto Svimez sottolinea le grandi difficoltà dell’economia meridionale, ma le fonti pulite possono essere una grande opportunità

Scritto da il 21 ottobre 2013 alle 8:31 | 0 commenti

Le rinnovabili possono rilanciare il Sud Italia

La crisi economica in cui siamo immersi da almeno un quinquennio ha sconquassato l’intera economia nazionale ma, in particolare, quella del Sud Italia. È quanto fotografa l’ultimo rapporto dello Svimez (associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), secondo cui il sistema produttivo meridionale, troppo frammentato e sbilanciato verso produzioni di beni tradizionali a basso valore aggiunto e poco propenso all’innovazione, ha pagato lo scotto soprattutto in termini di esportazioni, livelli di produttività, redditività. In forte crisi appare soprattutto l’industria: dal 2007 al 2012 il comparto manifatturiero al Sud ha ridotto il proprio prodotto del 25%, i posti di lavoro del 24% e gli investimenti addirittura del 45%.

Eppure c’è un settore in cui il Sud potrebbe far valere la sua forza: le energie rinnovabili. Secondo lo studio Svimez il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza installata dalle nuove energie verdi (solare, eolico e biomasse). Quanto al fotovoltaico, il 29% degli impianti, circa 139mila, si trova nel Mezzogiorno, a fronte di una potenza pari al 38% del totale nazionale, con la Puglia leader fra le regioni meridionali (44% del totale Sud).

Per caratteristiche orografiche, inoltre, il Sud è leader indiscusso nel settore eolico, con quasi 6mila impianti, di cui il 60% concentrato in Puglia, Sicilia e Campania. Riguardo invece alle bioenergie, l’87% degli impianti si concentra nel Centro-Nord, ma il Sud concorre alla produzione nazionale per oltre il 35%. In prospettiva poi, lo sviluppo della geotermia potrebbe offrire importanti opportunità nella produzione di energia termica (per riscaldare e raffreddare).

Per cogliere questa opportunità di rinascita industriale green, occorre però impostare una strategia di medio-lungo termine. In particolare, rileva lo studio Svimez, occorre passare gradualmente da una indiscriminata incentivazione “atomistica” a una politica di programmazione dell’energia verde a Km zero che privilegi il versante riscaldamento-raffreddamento rispetto all’esclusiva produzione di energia elettrica.

Soprattutto in campo geotermico, sarebbe opportuno un adeguato supporto pubblico a sostegno degli ingenti investimenti necessari, da concentrare in quattro direzioni: semplificazione di norme e autorizzazioni normative per lo sfruttamento delle risorse geotermiche; realizzazione di impianti pilota con soluzioni innovative, anche attraverso cofinanziamenti comunitari; affidamento dei servizi di monitoraggio a soggetti terzi rispetto alle società coinvolte nella produzione; cofinanziamenti di grandi progetti di esplorazione per ridurre il rischio minerario.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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