***ATTENZIONE***
VERSIONE OLD DI TEKNECO AGGIORNATA SINO A GENNAIO 2017
Clicca qui per visualizzare il nuovo sito
L'Italia guida la ricerca sul nucleare pulito

Ricerca

Imprese italiane in prima fila nella fusione nucleare

Il 60% delle commesse ad alta tecnologie del mega progetto internazionale Iter, per un valore di 900 milioni di euro, è stato vinto da industrie della Penisola, certifica l’Enea

Scritto da il 26 novembre 2014 alle 9:00 | 0 commenti

Imprese italiane in prima fila nella fusione nucleare

La parabola ascendente del nucleare civile tradizionale, perlomeno sul suolo europeo, si è definitivamente conclusa con la catastrofe di Fukushima del 2011. A partire da quell’incidente, infatti, numerosi Paesi, tra cui Italia, Svizzera e Germania, hanno detto addio a questa fonte di generazione e persino la Francia, storicamente dipendente dall’atomo, si avvia a un ridimensionamento. Ciò non toglie che il Vecchio Continente abbia interrotto la ricerca sull’energia nucleare che, anzi, è in pieno svolgimento e vede in prima fila il nostro Paese con l’obiettivo, difficile ma non impossibile, di dare vita a un’energia atomica davvero pulita e sicura.

Esistono due diversi tipi di reazione nucleare: la fissione, che avviene spontaneamente solo in pochi nuclei molto pesanti, chiamati per questo instabili, mentre in altri nuclei, come in quello dell’uranio, può essere innescata da collisioni con particelle subatomiche, in particolare neutroni di energia sufficientemente elevata. Se la quantità di nuclei fissili, cioè che subiscono fissione nucleare, è sufficientemente elevata, cioè se si raggiunge la cosiddetta massa critica, si innesca una reazione a catena. È a partire da questo tipo di reazione che, a partire dagli anni quaranta, si è sviluppato il nucleare civile. L’alternativa è rappresentata dalla fusione, in cui due nuclei si uniscono per formarne uno più pesante: in questa reazione invece, è necessario che due nuclei si portino a distanza molto piccola, in modo che le forze nucleari, sia deboli che forti (forze fondamentali) possano esercitare la loro azione. In parole povere, questa reazione è quella che alimenta il Sole e le altre stelle e, se riprodotta in laoratorio, potrebbe dar luogo a una immensa quantità di energia pulita.

Al momento, però non si è ancora riusciti a riprodurre sulla Terra questa reazione, anche se la comunità scientifica è molto impegnata, in particolare con il mega progetto internazionale di ricerca sulla fusione ITER, uno dei più grandi e complessi in via di realizzazione a livello mondiale, in fase di costruzione nel sud della Francia, a Cadarache, dove ha già sede l’organizzazione mondiale “ITER Organization”.  In questo progetto, ha rilevato l’Enea, negli  ultimi tre anni,  le imprese italiane hanno vinto contratti per oltre 900 milioni di euro, ossia quasi il 60% del valore delle commesse europee per la produzione della componentistica ad alta tecnologia relativa al coordinato per l’Italia da ENEA nei laboratori del Centro di Frascati. Inoltre, le imprese nazionali hanno registrato una percentuale di successo del 46%(proposte accettate a fronte delle proposte presentate), ben oltre la media europea del 36%. Sono oltre 500 le industrie italiane attive su questo fronte: Ansaldo Nucleare (di Genova), l’ASG superconductors (di Genova), la SIMIC (di Cuneo) e la Walter Tosto (di Chieti), la Mangiarotti (di Sedegliano) sono alcune fra imprese di grandi dimensioni che si sono aggiudicate gare per centinaia di milioni di euro per la costruzione della camera da vuoto, il cuore del progetto ITER, e di altri importanti componenti, come le bobine superconduttrici e i divertori.

Ma anche altre imprese di dimensioni più piccole sono riuscite ad aggiudicarsi gare per alcune per decine di milioni di euro, come la Tratos (di Arezzo), la OCEM (di Bologna), la Criotec (di Chivasso), la Delta-Ti Impianti (di Rivoli), la Zanon (di Schio), la CECOM (di Roma) e l’Angelantoni Test Technologies (di Perugia). “ITER è un progetto strategico per lo sviluppo scientifico, tecnologico e per la competitività del sistema industriale europeo e nazionale; la sua principale caratteristica è di essere fortemente incentrato sulla collaborazione e le sinergie fra ricerca e industria – ha affermato il commissario dell’Enea Federico Testa –. L’Enea ha maturato un’eccellenza indiscussa in questo campo e intende rafforzare ulteriormente l’impegno nel trasferimento di tecnologie innovativo alle imprese, consolidando la leadership di quelle già affermate e offrendo opportunità  anche alle realtà di dimensioni più piccole’’.

“Il progetto ITER rappresenta un nuovo approccio per il settore dell’energia – spiega Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia – e negli anni a venire ci accorgeremo dei suoi benefici: grazie a ITER sarà infatti possibile produrre energia pulita e a bassissimo costo. Sarà una rivoluzione per questo settore così come lo è stato Internet per la comunicazione e al pari di quella inaugurata da Elon Musk attraverso la condivisione dei brevetti di Tesla in open source”.


Rispondi

Nome (richiesto)

Email (richiesta, non verrà pubblicata)

Sito web (opzionale)


Condividi


Tag


L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


Il solare termico, corso online
Focus, la rivoluzione della domotica
Klimahouse 2017
RUBNER
AQUAFARM
BANCA ETICA
SIFET
BUILDING INNOVATION

ANICA
tekneco è anche una rivista
la tua azienda su google maps

Più letti della settimana



Continua a seguire Tekneco anche su Facebook:

Altri articoli in Energia Alternativa
Fotolia_58715379_Subscription_Monthly_M
Chi scommette sul futuro e chi ancora ci sta a pensare

Le necessità elettriche dei Paesi emergenti trainano la domanda di smart grid. In Europa, per il momento, c’è ancora poca concretezza

Pietro-Colucci
In Italia non è ancora tempo di reti intelligenti

Secondo Pietro Colucci, amministratore delegato di Innovatec, le smart grid hanno maggiori possibilità di sviluppo nei Paesi emergenti

Close