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Il sole scalda l’avvenire della Cina | Tekneco

Tekneco #11 – Solare termico

Il sole scalda l’avvenire della Cina

L’Europa è solo seconda nella classifica mondiale di energia termica prodotta dal sole. E fra le nazioni, Cipro è la primatista mondiale

Scritto da il 03 giugno 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Il sole scalda l’avvenire della Cina

Il settore termico ha meno appeal dell’elettrico, si sente spesso dire, nonostante la maggioranza dei consumi riguardi proprio la domanda di energia per calore e condizionamento. Per il solare, in effetti, questa affermazione sembra verissima: mentre sul fotovoltaico esistono numeri e dati aggiornati mese per mese, per il solare termico è difficile reperire informazioni aggiornate data, evidentemente, la minore attrattività del settore per investitori e aziende.

I numeri più aggiornati a livello globale sono quelli di uno studio rilasciato dalla Iea nel 2012, che però fanno riferimento alla fine del 2010. Poco più di due anni fa risultavano installati – in 55 Paesi presi in considerazione dalla ricerca – un totale di 279,7 milioni di metri quadri di collettori, per una potenza installata di 195,8 GWth.

La stragrande maggioranza della capacità era in funzione in Cina (117,6 GWth) e in Europa (36 GWth), che insieme rappresentavano il 78,5% del totale installato globale. La capacità residua era divisa tra Stati Uniti e Canada (16 GWth), Asia, Cina esclusa (9,4 GWth), Australia e Nuova Zelanda (6,0 GWth), America Latina (5,5 GWth), Israele, Giordania, Libano, Marocco e Tunisia (4,4 GWth) e alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana (0,8 GWth), vale a dire Namibia, Sudafrica e Zimbabwe.

Un dominio incontrastato cinese, insomma, anche se la situazione risulta molto diversa se si mette in relazione il dato sulla capacità installata con la popolazione residente: Cipro in questo modo risulta in testa, con 577 kWth ogni 1.000 abitanti, seguita da Israele (397 kWth / 1.000 abitanti), Austria (388 kWth / 1.000 abitanti), Barbados (323 kWth / 1.000 abitanti), Australia (271 kWth / 1.000 abitanti) e Grecia (266 kWth / 1.000 abitanti). La Germania, che pure nominalmente costituisce il principale mercato europeo, può contare appena su 118 kWth ogni 1.000 abitanti.

Per quanto riguarda la nuova capacità installata nel solo 2010, il dato fornito dalla Iea era di 42,2 GWth, il 13,9% in più rispetto al 2009. Il principale mercato è stato ancora una volta la Cina (34,30 GWth), seguita a grande distanza dall’Europa (3.93 GWth).

Il report della Iea traccia anche una previsione per il 2011, che dovrebbe aver visto il raggiungimento di 245 GW di solare termico a livello globale, con circa 350 milioni di metri quadri di collettori in funzione. Per quanto riguarda l’Unione Europea, un quadro della situazione del settore a fine 2011 è stato tracciato da un’indagine EurObserv’ER: lo studio evidenzia il miglioramento del quadro per il solare termico europeo. Dopo un biennio di forte crisi, il calo delle installazioni rispetto al 2010 è stato dell’1,9%, corrispondente a una superficie installata di 3,7 milioni di metri quadri di nuovi collettori.Tuttavia, il mercato è rimasto lontano dal livello del 2008, in cui furono installati 4,6 milioni di m².

Dal punto di vista tecnologico, i collettori piani vetrati rappresentano la maggior parte del mercato del Vecchio Continente con una quota dell’84,3% nel 2011 , anche se la quota dei collettori sottovuoto è salita leggermente (11,7%). I collettori non vetrati, generalmente utilizzati per riscaldare le piscine, rappresentano appena il 4% della nuova superficie installata.

Nel 2011, malgrado una sensibile riduzione del proprio livello di produzione, l’azienda austriaca GreenOneTec ha continuato ad essere il più grande produttore europeo di collettori solari termici, con una quota del 25%. Ovviamente la situazione nell’Unione europea è molto diversificata; gli aspetti positivi sono il ritorno alla crescita del mercato tedesco, l’aumento di quello polacco e la buona tenuta della Grecia.

Ancora in difficoltà, nel 2011, sono invece Spagna, Italia, Francia, Austria e Repubblica Ceca. I motivi delle difficoltà del solare termico sono noti: la crisi finanziaria del 2008 e la successiva crisi economica hanno pesantemente colpito il settore delle costruzioni, in particolare nel sud Europa e, pertanto, il miglioramento delle condizioni normative non ha ancora avuto un impatto decisivo sui mercati spagnolo, italiano e francese.

Un altro motivo di fatica è determinato dal crescente disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello del petrolio, che rende il metano molto competitivo rispetto all’energia solare. Infine, la tecnologia solare termica ha dovuto fare i conti con l’esplosione del fotovoltaico che è stato spesso privilegiato dai consumatori in quanto ritenuto molto più remunerativo, anche per effetto dei generosi incentivi in vigore in molti Paesi europei.

Le soluzioni per risolvere questa crisi sono state più volte enunciate dall’Estif (European Solar Thermal Industry Federation): fondamentalmente, evidenzia l’associazione di categoria, l’industria del solare termico non può più permettersi di attendere un incremento significativo del prezzo del gas o dell’olio combustibile. Per ritrovare margini di competitività rispetto alle soluzioni classiche per il riscaldamento (a gas o a olio combustibile), l’industria dovrà continuare a impegnarsi per ridurre i costi lungo tutta la catena del valore.

Cruciale è anche ritenuto lo sviluppo di sistemi più semplici da installare, così da ridurre i costi di questa fase, ritenuti attualmente troppo elevati. Gli operatori, inoltre, dovranno cercare di proporre sistemi meno sofisticati e concentrarsi su materiali meno costosi. Parallelamente, occorrerà rafforzare i legami con il settore delle costruzioni, promuovere le soluzioni di sistemi integrati e partecipare allo sviluppo di abitazioni a basso consumo energetico.

Un’altra proposta Estif è quella di modificare l’attuale sistema d’incentivazione, basato il più delle volte in sovvenzioni per l’installazione, sostituendolo con la creazione di un incentivo alla produzione, in maniera simile a una tariffa feed-in. A seconda dell’applicazione e della frazione solare, un incentivo di questo tipo in Europa dovrebbe variare tra 0,05 e 0,15 €/kWhth.

Ciò corrisponderebbe alla differenza con il prezzo di mercato del gas e garantirebbe all’investitore un rendimento del 6%. Per quanto riguarda il futuro, le proiezioni dello studio EurObserv’ER, non sono particolarmente ottimistiche: nonostante la spinta delle normative europee in materia di edilizia, la previsione al 2020 è stata rivista al ribasso, per una crescita media annua del 10% fino al 2020. Questo dovrebbe portare, entro tale data, a una superficie cumulata di collettori di circa 85,6 milioni di m² (equivalenti a una potenza di 59,9 GWth) o a una produzione di 3.481 ktep.

Questo incremento, però, sarebbe ben al di sotto degli attuali obiettivi dei Piani d’Azione Nazionali per le energie rinnovabili dei 27 Paesi membri. Decisamente più ottimistica è una recentissima (febbraio 2013) previsione dell’Estif, secondo cui la domanda di calore e condizionamento dell’Unione europea potrebbe essere coperta per il 25% dalle rinnovabili già nel 2020 e addirittura per il 100% nel 2040. In questo scenario, solare termico e solar cooling sarebbero le fonti chiamate ad assicurare il maggior contributo.

 

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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