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Il lampione del futuro si accende con un sms

Le parole d’ordine in tema di illuminazione sono risparmio e sostenibilità. Ecco le ultimissime novità nel mercato degli impianti intelligenti


Scritto da il 29 giugno 2012 alle 9:14 | 1 commento

Il lampione del futuro si accende con un sms

Photo: e-eva-a - sxc.hu


Lampioni che si accendono con un sms. Pali della luce totalmente green, che oltre che illuminare forniscono servizi di pubblica utilità. E ancora computer ultra sofisticati che permettono a negozi e supermercati – nonché a uffici e ad altri luoghi pubblici – di non sprecare neanche un euro in energia poco utile. Sono le ultimissime novità offerte dal mercato dell’illuminazione intelligente. L’unica in grado di mettere d’accordo efficienza, risparmio e sostenibilità da un punto di vista ambientale.

Le aziende leader nel settore in questi ultimi mesi hanno sviluppato sistemi tecnologicamente molto avanzati, che a fronte di un investimento iniziale non trascurabile, riescono a garantire risparmi notevolissimi nel lungo periodo. A strizzare l’occhio a questi nuovi sistemi di illuminazione non sono solo i privati, ma anche le amministrazioni di molte città. E così dai piccoli paesi di provincia ai grandi capoluoghi, si stanno moltiplicando i progetti per trasformare la tradizionale illuminazione pubblica in un sistema intelligente. Il più innovativo si chiama “Dibawatt”, ed è stato messo a punto dai ricercatori di Sorgenia. Permette di “telecomandare” l’illuminazione pubblica con una semplice telefonata. Il sistema è semplice quanto ingegnoso: a ogni lampione è associato un numero di telefono al quale possono essere indirizzate sia chiamate sia sms. Questi dati vengono elaborati da un’interfaccia Gprs-Gsm collegata al dispositivo, e così attivano diverse funzioni del lampione: accensione e spegnimento, riduzione o aumento del flusso luminoso. Il gestore dell’impianto di pubblica illuminazione non deve fare altro che selezionare il numero telefonico del lampione, inviare un certo numero di squilli, a seconda del comando che vuole attivare, e riagganciare. La chiamata è completamente gratuita e permette di gestire in modo intelligente ed ecologico i punti luce delle strade. In Italia si tratta ancora di un progetto pioniere, anche se in moltissime città sono pronti piani strategici per trasformarlo in realtà. Ma ci sono luoghi, in Germania, dove i lampioni on demand esistono già da tempo. È il caso Dorentrup e Lemgo, dove ad accendere i lampioni stradali sono gli stessi cittadini, che devono inviare un sms al costo di 50 centesimi. Il messaggio viene inviato a un computer centrale in grado di organizzare le informazioni. Grazie a un accordo con Comune, la via indicata viene accesa per 15 minuti, il tempo necessario per percorrerla. E poi si spegne automaticamente. Proprio su questa strada, nel nostro Paese, si sta muovendo il Comune di Napoli, che ha preparato un progetto per trasformare i lampioni della città in veri e propri computer super tecnologici. Oltre che fornire l’illuminazione alle strade – con intervalli e grado di intensità commisurati alle reali esigenze – i nuovi sistemi di illuminazione sono in grado di fornire altri servizi: videosorveglianza, connettività wifi, punto sos di soccorso e sensore di rilevamento per dissesti ambientali e idrogeologici. Il Comune ha preventivato un costo di installazione che si aggira su circa 300 euro per ogni palo, che però viene ripagato con i risparmi energetici nell’arco di 5 o 6 anni. E poi c’è Genova, dove con il progetto europeo “Illuminate” si intende dare luce a luoghi di pregio e attrazioni turistiche – come per esempio il porto antico o l’acquario – in modo efficiente e meno costoso. Lo studio prevede di mettere in pratica la tecnologia d’illuminazione Ssl integrata e controllata da sistemi intelligenti quali software, che consentono di variare colore e intensità della luce, anche attraverso un design innovativo e gradevole. Secondo le previsioni, un sistema di questo genere potrebbe garantire risparmi che oscillano fra il 20 e il 40 per cento ogni anno. Ma non sono solo le città a puntare su risparmio e sostenibilità. Queste esigenze sono avvertite anche dai privati, soprattutto nel campo del terziario. Per motivi normativi, economici e ambientali. “Il mondo è soggetto a cambiamenti rapidi e profondi: le conferenze di Kyoto, Copenhagen e il Piano energetico nazionale hanno messo in evidenza la necessità di contrastare il riscaldamento climatico, ridurre gli sprechi e produrre energia in modo alternativo – conferma Paolo Perino, amministratore delegato di BTicino -. La direttiva della Regione Lombardia nell’analisi dell’edificio terziario considera, per esempio, l’eventuale presenza di sistemi di controllo per il mantenimento dei valori costanti di illuminamento, per l’ottimizzazione della luce naturale e per il controllo della presenza. Nello schema di calcolo, l’inserimento di questi dispositivi contribuisce a diminuire i consumi dell’energia impiegata per l’illuminazione. Per questo abbiamo messo a punto soluzioni dedicate al terziario che consentono di automatizzare le buone pratiche sui posti di lavoro e di risparmiare quindi denaro ed energia”. Il sistema più innovativo, in questa direzione, è il “Lighting management”, sviluppato proprio dai ricercatori di BTicino. Si tratta di un sistema di gestione intelligente dell’illuminazione dedicato a uffici, attività commerciali, strutture scolastiche e aree di passaggio. È in grado di ridurre i consumi e i costi di gestione, ed è sostenibile dal punto di vista ambientale, oltre che sicuro e conforme alle direttive europee. Il sistema permette, infatti, di attivare l’accensione automatica dei corpi illuminanti in modo intelligente, così fornisce la luce necessaria al momento giusto e nell’ambiente. Garantendo un risparmio che può arrivare al 75 per cento. Il segreto è tutto in un software, che attraverso il monitor di un computer permette di dialogare con i sistemi di illuminazione, per accendere le fonti di luce e regolare la loro intensità in base alle reali esigenze del momento. Senza sprechi di energia e denaro. E con sensibili riduzioni per ciò che riguarda l’emissione di Co₂.

E siamo solo all’inizio, perché nelle intenzioni degli addetti ai lavori, il mercato dell’illuminazione intelligente è destinato a una notevole espansione, sia in termini di ricerca sia in termini di investimenti. “La strategicità di questo settore è confermata dal fatto che numerose norme ne regolamentano le prestazioni in termini di sicurezza, funzionalità illuminotecnica ed efficienza energetica – afferma Adriano Maroni, amministratore delegato di Sorgenia Menowatt -. Basta citare, per esempio, il Piano di azione per l’efficienza energetica 2011 (Paee), sviluppato dal ministero delle Sviluppo economico e presentato dall’Italia alla Commissione europea che prevede, specificatamente per la pubblica illuminazione, ambiziosi  obiettivi di risparmio energetico”.  I numeri sostengono questa attesa: nel 2010 il risparmio energetico ottenuto ammonta a 462 GWh/anno, la previsione per il 2016 è di 1.290 GWh/anno. Mentre la prospettiva di risparmio in termini di emissioni, sempre per il 2016, è di 0,57 Mt Co₂. “Anche le recenti direttive del ministero dell’Ambiente in tema di acquisti verdi spingono le amministrazioni pubbliche periferiche a dotarsi di soluzioni tecniche in grado di rendere gli impianti più efficienti possibile – concludono da Sorgenia -. Lo dimostrano alcuni importanti passi avanti nell’innalzamento del livello tecnologico degli impianti. Per esempio la sostituzione delle lampade ai vapori di mercurio con lampade ai vapori di sodio o ioduri metallici (più performanti da un punto di vista sia  illuminotecnico sia energetico, l’introduzione degli alimentatori elettronici in sostituzione di quelli magnetici. E ancora l’utilizzo dei sistemi Led e l’approccio del concetto Smart City, a partire dagli impianti di pubblica illuminazione, che potrebbe portare al processo di ammodernamento di oltre 12 milioni di punti luce”.

Cresce lo smaltimento degli Aee

La sempre maggior diffusione nelle nostre case, come nell’ambito produttivo e lavorativo, di attrezzature e strumenti elettrici ed elettronici, oltre a fornire un importante contributo al miglioramento della qualità della vita, comporta precisi impegni per garantire un corretto smaltimento di questi rifiuti. In materia di Apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) l’Unione europea ha definito una normativa specifica, che disciplina la gestione dei rifiuti. Ne sono nate tre direttive: 2002/95/Ce, 2002/96/Ce e 2003/108/Ce che sono state recepite in Italia, congiuntamente, dal Decreto Legislativo 151 del 25 luglio 2005. È previsto che dal 18 giugno 2010 tutti i cittadini possono consegnare gratuitamente ai negozianti l’apparecchiatura non più funzionante da sostituire, comprese le lampade fluorescenti esauste, quando ne acquisteranno una nuova equivalente. Della raccolta e del trattamento di questi materiali si occupa Ecolamp, un consorzio costituito nell’ottobre del 2004 dalle principali aziende nazionali e internazionali del settore illuminotecnico.

Nel corso del 2011, in tutta Italia, Ecolamp ha raccolto oltre 1.460 tonnellate di sorgenti luminose nelle circa 1.650 Isole ecologiche e i 25 Collection point presenti sul territorio nazionale e grazie al servizio di ritiro gratuito Extralamp, dedicato agli operatori professionali. Un risultato che supera di circa 200 tonnellate la raccolta del 2010 e, addirittura, di oltre 600 il dato relativo al 2009.

In particolare, dal 2010 al 2011 il consorzio ha registrato un incremento pari a circa il 75 per cento nella raccolta nei Collection point, quella ottenuta grazie alla collaborazione dei professionisti del settore illuminotecnico e degli installatori di materiale elettrico, che hanno consegnato le lampade esauste direttamente e in maniera gratuita presso i centri di raccolta del Consorzio, presenti in tutta Italia. La quantità di lampade a basso consumo raccolte da Ecolamp ha permesso di recuperare quasi 120 tonnellate tra mercurio e altri materiali tossici sottratti alla dispersione nell’ambiente, 1.200 tonnellate di vetro, 19 tonnellate di plastiche e 79 di metalli.


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L'autore

Daniela Uva

Giornalista pugliese, vive fra Bari e Milano e si occupa di cronaca, tecnologia e temi legati all'ambiente.


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