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Tekneco #11 – Rinnovabili

Fotovoltaico: un domani anche senza incentivi

Il report Ubs prevede grandi sviluppi per il fotovoltaico anche senza sovvenzioni. Una rivoluzione destinata a incidere sul sistema energetico

Scritto da il 28 maggio 2013 alle 10:35 | 1 commento

Fotovoltaico: un domani anche senza incentivi

La fine sempre più vicina dell’incentivazione diretta al fotovoltaico in Italia non è stata accompagnata dalle clamorose proteste che avevamo visto appena un biennio fa per la “semplice” revisione al ribasso delle tariffe di sostegno, quanto da richieste di aiuti di tipo indiretto.

La ragione non risiede tanto in una minore combattività delle associazioni di categoria, quanto, piuttosto, nella consapevolezza che il solare nel nostro Paese è già oggi, perlomeno a determinate latitudini, pienamente in grado di competere con la generazione elettrica da fonti tradizionali. Quello che finora è stato soltanto abbozzato in qualche convegno ed evento per specialisti è che questa corsa del solare, in particolare sotto forma di generazione distribuita, rischia di avere effetti devastanti anche per il business delle utility, già oggi in grande difficoltà per la diminuzione del fabbisogno energetico europeo e la sottoutilizzazione delle tradizionali centrali di generazione termoelettriche.

A fare il punto sulla situazione e sulla possibile evoluzione futura ci ha pensato il report di Ubs “The unsubsidised solar revolution”, che evidenzia come il sistema energetico sia all’alba di una vera e propria nuova era, quella del solare senza sussidi. Il forte calo dei costi per i pannelli solari e le batterie, in combinazione con l’aumento delle tariffe elettriche, stanno rendendo infatti questa tecnologia sempre più sostenibile e redditizia senza aiuti finanziari in diversi mercati chiave europei, come la Germania, la Spagna e l’Italia.

In questi Paesi, nel recente passato, si è potuto assistere a un notevole aumento della capacità di energia solare, in particolare nel corso degli ultimi cinque anni. I regolatori pubblici hanno tagliato a più riprese le tariffe feed-in o modificato i propri piani di incentivazione, ma i nuovi impianti solari hanno continuato a crescere a un ritmo molto più elevato di quanto previsto dai piani d’azione nazionali sulle rinnovabili.

Proprio per l’impossibilità di stare dietro a questa corsa, in Italia si è deciso di istituire un vero e proprio tetto di spesa all’incentivazione di questa tecnologia (6,7 miliardi di euro l’anno); similmente, in Germania i sussidi saranno garantiti sino al raggiungimento di quota 52 GW. Il motivo principale che spiega il boom a cui abbiamo assistito (oltre agli incentivi stessi) è il forte calo dei costi degli impianti fotovoltaici a livello globale, che sono diminuiti di più del 50% negli ultimi cinque anni, rendendo più accessibile l’investimento.

L’aspettativa di Ubs è che questo trend continui anche nel prossimo futuro, per effetto di un ulteriore aumento dell’efficienza produttiva, una maggiore innovazione nei processi industriali e anche per la perdurante situazione di sovraccapacità nel settore della produzione di pannelli fotovoltaici. La conseguenza di questa continua discesa è che, anche se le sovvenzioni per il settore dovessero scomparire (come probabilmente succederà in Italia), in questi paesi l’installazione di impianti solari dovrebbe continuare a essere economicamente conveniente, anche se alcune limitazioni finanziarie e tecniche (scarso accesso al credito, crisi del settore edilizio) non permetteranno di sfruttarne appieno il potenziale.

Le prospettive per il solare non sovvenzionato in questi tre mercati, comunque, sono estremamente positive; in altri grandi mercati europei, invece, il potenziale del solare senza incentivi è per il momento minore, sia a causa delle ridotte tariffe al dettaglio dell’elettricità (Francia) che dei peggiori livelli di irraggiamento solare (Nord Europa). In pratica, ragionando su basi esclusivamente economiche, quasi ogni abitazione e tutti i tetti degli edifici commerciali di Germania, Italia e Spagna dovrebbero dotarsi di un sistema fotovoltaico entro la fine di questo decennio.

In effetti, sulla base delle stime Ubs per il 2020, il solare senza sovvenzioni permetterebbe di ridurre il costo della bolletta elettrica del 20-30%, con un tempo di ritorno dall’investimento di 5-6 anni nel settore commerciale e di 10-11 anni nel residenziale. La marcia del fotovoltaico, prevede lo studio, accelererà nella seconda metà del decennio, con la fine della recessione nel Vecchio Continente.

In termini numerici Ubs prevede che in questi tre mercati si installeranno circa 43 GW al di fuori dei tradizionali regimi di sostegno entro il 2020: una crescita non da poco, se si pensa che la Germania – il primo mercato mondiale – conta oggi su 32 GW di capacità cumulata debitamente foraggiata. Questo sviluppo avrà conseguenze serissime sui sistemi energetici locali: la previsione è che nel 2020 dal 14 al 18% della domanda di elettricità in Germania, Spagna e Italia potrebbe essere coperto dalla generazione fotovoltaica distribuita.

In Italia, in particolare, il livello sarebbe del 17%, con circa il 5% nel settore industriale, il 25% nel residenziale e ben il 28% nel settore commerciale. In effetti, l’elemento cruciale per lo sviluppo del fotovoltaico non sovvenzionato è la percentuale di autoconsumo: più questa quota è elevata, meno elettricità occorre acquistare dalla rete. Italia meridionale e Spagna sono anche favorite dal fatto che l’energia prodotta dal fotovoltaico potrebbe garantire la copertura della domanda di condizionamento, ovviamente più alta nelle ore diurne.

È evidente che, però, per mille motivi e occasioni diverse di fabbisogno, la percentuale di autoconsumo non potrà mai essere completa per una classica famiglia tipo. Al contrario, nel settore commerciale, è possibile raggiungere il 100% di auto-consumo di energia fotovoltaica, poiché in uffici, supermercati e attività al dettaglio la quasi totalità dell’energia è richiesta nelle ore diurne. Il discorso vale anche per le imprese manifatturiere che operano prevalentemente durante il giorno.

Il fotovoltaico, tra l’altro, in un certo senso si auto sospingerà: come abbiamo avuto modo di notare dalla lettura delle nostre bollette, le tariffe al dettaglio dell’elettricità sono aumentate notevolmente negli ultimi anni, a causa dell’ascesa dei prezzi del greggio ma, in misura non indifferente, anche proprio per il costo dei sussidi alle energie rinnovabili (10 miliardi di euro l’anno in Italia).

Il punto è che, anche quando i regimi di incentivazione per il solare saranno esauriti, il sostegno alle altre energie rinnovabili continuerà a pesare sulle tasche dei cittadini. Ad esempio, in Germania le sovvenzioni all’eolico offshore rischiano di appesantire non poco il conto per gli utenti elettrici tedeschi. Ma anche la crescita stessa del solare non sovvenzionato, evidenzia Ubs, avrà comunque un impatto: gli investimenti nelle reti di distribuzione e il sostegno alle altre rinnovabili dovranno essere garantiti da una base clienti che si assottiglierà tanto più quanto la generazione distribuita fotovoltaica avrà successo.

Il risultato sarà un innalzamento dei costi medi delle bollette al dettaglio che, a sua volta, spingerà ulteriormente cittadini e aziende all’installazione di pannelli, magari cercando di arrivare a una percentuale di autoconsumo sempre maggiore grazie all’installazione di sistemi di storage. In effetti, la diffusione delle batterie per la conservazione dell’energia accoppiata ai pannelli rappresenta il tassello fondamentale per una diffusione su larga scala del solare non sovvenzionato, perché permette di slegarlo dall’autoconsumo immediato.

Soluzioni di questo tipo, in realtà, stanno iniziando già a essere vendute sul mercato ma, ovviamente, l’ostacolo principale è legato al fattore prezzo: l’aggiunta di un sistema di storage rischia oggi di rendere troppo lunghi i tempi di ritorno dall’investimento nel fotovoltaico. Ma, secondo l’analisi Ubs, le soluzioni per l’archiviazione di potenza fotovoltaica dovrebbero conoscere una diminuzione significativa dei prezzi nei prossimi anni, nell’ordine del 10% annuo.

Il merito non dovrebbe essere tanto di clamorosi balzi tecnologici quanto, piuttosto, dell’inizio della produzione industriale, che dovrebbe portare a un abbassamento dei costi unitari. Inoltre, le caratteristiche tecnologiche dello storage dell’energia solare sono molto simili a quelle delle batterie dei veicoli elettrici. Dal momento che tutti gli studi prospettano una fase di grande crescita per l’auto elettrica nel prossimo decennio, è molto probabile che le innovazioni in questo campo siano foriere di ricadute positive anche per lo stoccaggio dell’energia solare. Come è facile da prevedere, una diffusione su larga scala dei sistemi di storage fotovoltaici è destinata ad avere un impatto significativo per l’intero sistema elettrico. In particolare, la previsione del rapporto è che – nei 3 mercati presi in considerazione – le batterie contribuirebbero a ridurre di circa il 5% il picco di domanda elettrico pomeridiano (18-23), provocato dal rientro nelle abitazioni delle persone al termine della giornata lavorativa, rendendo superflua l’operatività di circa 2,1 GW di centrali di generazione convenzionali.

Finora, invece, l’energia solare ha influenzato l’andamento del sistema elettrico soprattutto nelle ore diurne, ma nel pomeriggio si è sempre dovuto fare affidamento alla potenza degli impianti termoelettrici di proprietà delle utility che, così, sono riuscite sinora a limitare parzialmente i danni. La corsa del solare non sovvenzionato, però, rischia di incidere ulteriormente sul business delle utility europee. Le grandi compagnie energetiche sono riuscite in una certa misura anche a trarre benefici dall’era del fotovoltaico incentivato (basti pensare in Italia a Enel Green Power), puntando soprattutto sulla realizzazione di impianti di grandi dimensioni (la cui produzione è riversata nelle reti tradizionali) e godendo così di una parte cospicua degli incentivi statali.

Molto più complicato, invece, è per questi attori stare dietro al trend di successo della generazione distribuita che, in definitiva, presuppone la nascita di milioni di piccoli (ma neanche tanto, se si pensa ad esempio alle industrie) consumatori/produttori, i cosiddetti prosumer, in grado di affrancarsi dal rifornimento di elettricità dalle reti convenzionali. A tutto questo si aggiunge la corsa parallela delle altre energie rinnovabili sussidiate e la spinta complessiva (anche dell’Unione Europea) verso una maggiore efficienza energetica.

Il risultato finale di questa rivoluzione è che l’utilizzo degli impianti da fonti tradizionali è destinato a scendere ulteriormente rispetto ai livelli odierni non certo esaltanti, così come il profitto (Ebitda) derivante, che potrebbe conoscere un decremento addirittura del 50%. In particolare veri e propri giganti dell’energia come RWE, E.ON, CEZ e Verbund sono i più esposti al successo del fotovoltaico che, però, rischia di avere un impatto negativo anche su Enel e Iberdrola a più lungo termine.

Per quanto riguarda l’ex monopolista italiano, in particolare, l’aspettativa è che il solare possa avere un grande tasso di penetrazione in Italia, grazie al forte calo previsto dei costi di sistema. Entro il 2020, il ritorno dall’investimento nel nostro Paese sarà di circa 11 anni per le famiglie e quasi cinque anni per gli utilizzatori commerciali. L’ascesa del solare continuerà a incidere negativamente su prezzi e volumi di vendita di Enel, come già accaduto nel corso degli ultimi anni ma, nonostante tutto questo, Ubs resta neutrale sulle prospettive del titolo sui listini di Borsa nel medio termine.

Tutte le utility, probabilmente, cercheranno in qualche modo di incanalare questa svolta del sistema elettrico, proponendo sempre di più il fotovoltaico non sovvenzionato all’interno di servizi/pacchetti per l’efficienza complessiva delle abitazioni o delle aziende, ma è chiaro che i margini derivanti da queste attività non sono paragonabili a quelli assicurati sino al recente passato dalla generazione elettrica da fonti fossili. Inoltre, se i pannelli diventeranno un prodotto sempre più comune e familiare, da acquistare magari dall’elettricista sotto casa, le compagnie energetiche potrebbero trovare difficoltà a inserirsi proficuamente in questo tipo di mercato estremamente parcellizzato. Il fotovoltaico, insomma, sino a pochi anni fa considerato una tecnologia per ambientalisti sfegatati, rischia di mettere a dura prova l’esistenza stessa dei giganti dell’energia europea.

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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