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Facciamo un patto

In Inghilterra per venire incontro alle esigenze delle famiglie è stata lanciata un’iniziativa che si chiama “Green Deal”, praticamente “patto verde”. Per risparmiare tutti e creare 60mila nuovi posti di lavoro

Scritto da il 13 aprile 2015 alle 8:00 | 0 commenti

Facciamo un patto

Anche se l’Europa non crede fino in fondo all’efficienza energetica, alcuni casi virtuosi, anche se in ordine sparso si trovano. È il caso del programma Green Deal Energy Saving for home or business con il quale in Gran Bretagna si effettuano ristrutturazioni energetiche degli edifici senza impegnare capitali. L’accesso a queste metodologie è consentito anche ai ceti meno abbienti, problematica questa che è molto sentita nel Regno Unito, poiché i prezzi dei carburanti fossili possono far sprofondare le famiglie nella povertà, visto che la spesa annua per il riscaldamento arriva spesso al 25% di un salario basso. Quindi per tentare d’arginare il fenomeno, chiamato anche fuel poverty, il Governo inglese ha messo a punto una strategia chiamata Green Deal. Si tratta di uno strumento che permette a imprese e famiglie di fare tutte le operazioni d’efficientamento energetico, pagandole in periodi anche abbastanza lunghi e utilizzando solo ed esclusivamente i risparmi ottenuti effettivamente in bolletta. Il sistema, che è partito un paio d’anni fa, dovrebbe consentire a fine 2015 di produrre circa 60mila posti di lavoro, generando investimenti pari a 14 miliardi di sterline (pari a 18,3 miliardi di euro) ed è stato messo a punto con un contributo dell’Unione europea di 700 milioni di euro. Il meccanismo è semplice ed è quello mutuato dalle Energy Saving Company (ESCo), ossia dove un soggetto terzo si prende in carico totalmente la responsabilità dell’intervento d’efficientamento energetico, costi compresi, e trae la propria remunerazione dal risparmio in bolletta che non viene trasmesso all’utente finale – oppure viene trasferito in percentuale bassa – fino al raggiungimento del punto di break even. In questo caso i soggetti che si fanno carico degli interventi sono quelli che conoscono meglio il cliente, sia sul fronte delle esigenze che dei pagamenti e delle “abitudini energetiche”, ossia le multiutility che forniscono energia agli stessi. Gli interventi possibili sono praticamente tutti, gli utenti pagano sul medio lungo – lungo periodo, la bolletta rimane fissa, congelata si potrebbe dire, fino al termine dell’ammortamento e il contratto è legato all’immobile, ragione per la quale il “debito” non impedisce il trasferimento della proprietà, quindi non ne abbassa il valore. Il Dipartimento dell’Energia e del Cambiamento Climatico (DECC) stima che al termine delle operazioni si sarà intervenuti su 680mila abitazioni, aumentando anche la concorrenza nel settore dei beni immobiliari poiché uno stock così grande di immobili a basso consumo, immesso sul mercato in così poco tempo, ne può valorizzare le dinamiche, innescando un percorso virtuoso d’emulazione che gli altri proprietari dovrebbero intraprendere per non far svalutare i propri immobili. Ma come evitare che in una materia complessa come l’efficienza energetica tutto fili liscio? È semplice, basta normare in maniera chiara, ma con una griglia ben definita, identificando con precisione gli attori e i loro ruoli. Le tre fasi del processo per accendere un contratto Green Deal sono, infatti, chiare. Prima di tutto è necessariauna diagnosi energetica sull’immobile che sia indipendente e che fornisca indicazioni fattive circa le migliori metodologie da utilizzare per l’efficientamento per quell’immobile specifico, mentre come seconda cosa si attiva il finanziamento da parte di una serie di soggetti, quali banche o finanziarie, accreditati. Questi trarranno i propri ritorni dai risparmi sulle bollette e a questo punto le abitazioni e le aziende chiudono il contratto di ristrutturazione energetica che potrà essere attuata solo utilizzando tecniche e metodologie accreditate da installatori qualificati supervisionati dal Governo, affinché sia certa la qualità degli interventi e la potenzialità di risparmio. E su questo meccanismo è necessario fare qualche considerazione. La prima è relativa al soggetto titolare del contratto che è l’immobile. Si tratta di una cosa non da poco che denota anche la fantasia del legislatore nell’affrontare un passo del genere, ma che è di grande efficacia, poiché con questo cambio si risolvono molti dei problemi relativi alla bancabilità degli interventi. L’intervento viene incorporato all’interno dell’immobile e come tale non è soggetto a rischi, quali l’insolvenza della famiglia e così via. Anche in casi estremi di pignoramento per morosità il contratto riprenderebbe a “funzionare” non appena l’immobile viene riutilizzato e, inoltre, c’è una marginalità aggiuntiva dovuta all’innalzarsi del valore dello stesso, grazie all’intervento d’efficientamento. Oltre a ciò, c’è anche da aggiungere il fatto che il Green Deal prevede, a tutela dell’investimento, una serie di garanzie quali accreditamenti, polizze assicurative circa i lavori di efficientamento e l’utilizzo di marchi di qualità. Insomma, un corollario di tutele che ha fatto sì che l’attuazione del programma passi attraverso un consorzio pubblico/privato all’interno del quale siedono attori di primaria importanza del settore energetico quali: Green Investent Bank, British Gas, E.ON, EDF Energy, HSBC, Kingfisher, Linklaters, Lloyds Bank, Mark Group, PwC. Il Green Deal, infine, è un meccanismo flessibile e normato, anche dal Governo britannico, al punto tale che sembra impossibile sia arrivato da un Paese il cui profilo economico è stato tracciato dall’ultraliberista Margaret Thatcher, ma evidentemente il fatto che sia win win, ossia una mossa nella quale vincono tutti, è stato una molla così potente da convincere le utilities a collaborare, anche a prezzo di una diminuzione delle vendite di combustibili. Un passo importante che vede le utilities britanniche imboccare per prime quel cambio di paradigma che impone loro di trasformasi da venditori d’energia a venditori di servizi.

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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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