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Tekneco #13 – Fonti pulite

Solare: il Csp Made in Italy che funziona a sali fusi

A Massa Martana, nei pressi di Perugia, lo scorso luglio è stata inaugurata la più avanzata centrale solare a energia solare concentrata (Csp)

Scritto da il 30 dicembre 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Solare: il Csp Made in Italy che funziona a sali fusi

Lo scorso 3 luglio 2013 Archimede Solar Energy e Chiyoda Corporation hanno inaugurato la più avanzata centrale solare a energia solare concentrata (Csp, Concentrated Solar Power). L’impianto, infatti, rappresenta il primo impianto dimostrativo al mondo funzionante con la tecnologia dei sali fusi (frutto di una intuizione del premio Nobel Carlo Rubbia) ed è situato nell’area industriale e produttiva di Massa Martana (Perugia).

Attualmente gli impianti commerciali Csp a specchi parabolici (oltre 2 GW installati nel mondo) usano olio diatermico come mezzo di trasferimento del calore, permettendo un funzionamento sino a una temperatura di 400 °C, il che limita l’efficienza complessiva del ciclo vapore. La nuova centrale dimostrativa, di 600 metri di lunghezza, dotata di 5 ore di stoccaggio di energia termica, funzionerà, invece, utilizzando i sali fusi, a temperature di oltre i 550 °C, per produrre vapore con continuità di esercizio, cioè giorno e notte.

Da un punto di vista tecnico, questo tipo di tecnologia concentra la luce solare, utilizzando specchi parabolici, su una stringa di tubi ricevitori che contengono un fluido (i sali fusi) impiegato come mezzo di trasferimento del calore, per poi produrre il vapore necessario a muovere le turbine generatrici di energia. La scelta di utilizzare i sali fusi quale fluido termo-vettore comporta, non solo un aumento dell’efficienza degli impianti, grazie a una temperatura operativa maggiore, ma garantisce, attraverso l’accumulo termico, la dispacciabilità, ossia la possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta.

In particolare, i sali fusi scorrono all’interno dei tubi sui quali viene concentrata dagli specchi parabolici l’energia solare. La temperatura dei sali varia tra i 290 e i 550 gradi centigradi; inizialmente sul tubo gli specchi concentrano i raggi solari moltiplicando per 80 volte la loro intensità. Il fluido, arrivato a 550 gradi, viene poi accumulato in un deposito isolato termicamente dall’esterno. Dal deposito ad alta temperatura i sali sono inviati alla centrale elettrica dove riscaldano il vapore che consente di azionare la turbina del generatore di elettricità.

In questo processo i sali si raffreddano fino a 290 gradi, per poi finire in un altro deposito, detto a bassa temperatura. Da qui sono dirottati nei tubi riscaldati dagli specchi parabolici, così da permettere la ripartenza del processo. Oltre a garantire il ciclo a temperature più elevate, i sali fusi operano come unico fluido sia per l’assorbimento di calore che per l’accumulo termico, semplificando la struttura dell’impianto; rispetto alle centrali che funzionano a olio, un impianto come quello di Massa Martana utilizza anche un serbatoio termico più piccolo.

«Lo scopo di questa centrale solare termodinamica non è commerciale – ha dichiarato il presidente di Archimede Solar Energy, Gianluigi Angelantoni – ma è quello di promuovere l’economia, la bancabilità e l’affidabilità degli impianti di energia solare a parabola. Si tratta, infatti, di una tecnologia innovativa che ha bisogno di essere provata affinché gli investitori possano avere la garanzia del suo corretto funzionamento, per poter poi finanziare la costruzione di altre centrali a scopi commerciali».

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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