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Australia: il black out non è rinnovabile

Un black out causato da eventi estremi nel South Australia riaccende le polemiche sull'affidabilità delle rinnovabili
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Contrappasso climatico. Così si potrebbe sintetizzare ciò che è accaduto giorni fa nel sud dell'Australia dove venti ciclonici hanno messo fuori uso il sistema energetico basato sulle rinnovabili. Un eccezionale ondata di maltempo con piogge torrenziali e forti venti fino a 200 chilometril'ora hanno lasciato senza elettricità per un giorno e mezzo l'intero stato del South Australia, compresa la capitale Adelaide. Ed è stato il caos. Ingorghi di traffico interminabili, aerei rimasti a terra, migliaia di pendolari bloccati, problemi sulla logistica e case senza corrente sono stati gli effetti della crisi, mentre fulmini e venti hanno abbattuto circa 22 tralicci dell'alta tensione e tre linee di trasmissione, isolando dalla rete nazionale lo stato che conta di 1,7 milioni di abitanti. Ed è stata immediatamente polemica. Tra gli stati della federazione australiana, infatti, il South Australia ha la piú alta componente di energia rinnovabile, eolica e solare, con una percentuale di oltre il 40%, e l'emergenza ha riacceso le polemiche fra la vecchi energia prodotta dal carbone e dal gas e quella frutto delle rinnovabili, accusate di essere inaffidabili in circostanze estreme. «Si è trattato di un evento meteorologico e non causato dall'energia rinnovabile - ha detto il governatore laburista dello stato Jay Weatherhill - Sono stati i fulmini e le raffiche di vento a causarlo. Il sistema energetico ha funzionato come doveva e che si è disconnesso per proteggersi a causa di un improvviso sovraccarico». D'opinione esattamente opposta il primo ministro Malcolm Turnbull, a capo del governo federale, conservatore che ha detto: «La corsa dei governi statali a convertire la produzione energetica con le fonti rinnovabili può compromettere la sicurezza energetica del paese. Il blackout è il campanello d'allarme per i leader statali che cercano di raggiungere target completamente irrealistici d' energia rinnovabile. Dobbiamo riconoscere che la sicurezza energetica è la prioritá chiave e puntare a ridurre le emissioni è molto importante, ma deve essere compatibile con la sicurezza energetica». Sfugge il fatto, all'esponente conservatore che i cambiamenti climatici sono causati dall'utilizzo delle fonti fossili e che comunque servirebbero delle infrastrutture energetiche, come le reti di distribuzione che sono state le vere responsabili del collasso, resilienti ai cambiamenti climatici e quindi in grado di reggere meglio gli eventi estremi che saranno sempre più frequenti. L'accusa di una maggiore vulnerabilità, infatti, non è vera visto che oggi le rinnovabili utilizzano esattamente le stesse infrastrutture delle fossili. Anzi se esistessero delle reti allacciate a modelli avanzati di generazione distribuita l'elettricità non sarebbe di sicuro mancata contemporaneamente in tutto lo stato.  

Autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico. 

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